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Ernesto Galli della Loggia: «da laico dico “no” alle nozze gay»

Creato il 09 gennaio 2013 da Uccronline

Ernesto Galli Della LoggiaSiamo contenti di dare atto al Corriere della Sera di aver iniziato con il 2013, o almeno tentato di iniziare, a trattare l’argomento omosessualità in modo oggettivo e comunque al di sopra delle parti, limitando le marchette alla lobby gay che caratterizzavano i suoi articoli fino a poco tempo fa.

Certo, la voce isolata di Beppe Severgnini è sempre stata pubblicata (anche qui), ma non si era mai visto un editorialista prendere una decisa posizione contro alle nozze o all’adozione per le coppie dello stesso sesso. E’ accaduto invece il 30 dicembre scorso, quando Ernesto Galli della Loggia, prezioso intellettuale italiano nonché  ordinario di Storia contemporanea presso l’Istituto Italiano di Scienze Umane (SUM) e direttore del corso di dottorato di ricerca in Filosofia della storia, ha scritto un articolo commentando l’imminente modifica antropologica del matrimonio in Francia, aprendolo anche agli omosessuali.

Galli della Loggia ha ripreso l’importante testo diffuso per l’occasione dal Gran Rabbino di Francia, Gilles Bernheim, con il quale ha criticato la decisione del governo Hollande. L’editorialista del Corriere ha spiegato che «quando da noi si parla di temi che in qualche modo coinvolgono la fede religiosa l‘ebraismo tenda a non avervi e/o prendervi alcuna parte. E quindi a non essere mai menzionato. Basta porre mente a tutta la discussione sulla liceità dell’ingegneria genetica, dell’eutanasia o del matrimonio tra omosessuali. Dibattendosi di queste cose è come se l’ebraismo fosse disceso nelle catacombe tanto la sua voce è tenue o assente. Con il risultato che la voce della Chiesa cattolica, invece, è facilmente presentata come la sola che in nome di una visione religiosa arcaica sia impegnata a difendere posizioni che la vulgata democratica qualifica come “reazionarie”». Il Gran Rabbino francese, invece, ha mostrato quanto siano «assai profondi i legami teologici e dottrinari tra l’ebraismo e il cattolicesimo (e il cristianesimo in generale, direi)».

La modalità con cui Bernehim si è posto contro al matrimonio omosessuale, l’omoparentalità e l’adozione, ha continuato Ernesto Galli della Loggia, «a me sembra condivisibile anche dal punto di vista di un non credente», infatti, «egli smonta uno ad uno gli argomenti abitualmente usati a favore del matrimonio omosessuale: dall’esigenza della protezione giuridica del potenziale congiunto, all’importanza del volersi bene (“non si può riconoscere il diritto al matrimonio a tutti coloro che si amano per il solo fatto che si amano”: per esempio a una donna che ami due uomini); alle ragioni affettive che giustificherebbero l’adozione di un bambino da parte di una coppia omosessuale». Se infatti il criterio per riconoscere una relazione affettiva si basa sulla mera presenza dell’amore e del consenso reciproco, come abbiamo già discusso in passato, perché accettare le relazioni omosessuali e non quelle incestuose o poligamiche? O si riconosce e si equipara al matrimonio ogni relazione sentimentale per non discriminare nessuno, oppure il criterio utilizzato è sbagliato.

L’ebraismo e il cattolicesimo, ha concluso Galli della Loggia, difendendo «le basi stesse della società in cui vogliamo vivere, l’esistenza ontologica di due sessi distinti, l’alleanza dell’uomo e della donna nell’istituzione chiamata a regolare la successione delle generazioni, nonché il rischio di cancellare in modo irreversibile tale successione nel momento in cui fanno ciò, sembrano confermare quanto sostenuto a suo tempo da Jurgen Habermas circa l’importanza che ha e deve avere il punto di vista della religione nel discorso pubblico delle nostre società. Tale punto di vista, infatti, è spesso prezioso per comprendere da parte di tutti, credenti e non credenti, di ogni persona libera ciò che queste società hanno oggi il potere di fare. E dunque, per misurare la rottura che le loro decisioni possono rappresentare rispetto alle radici più profonde e vitali della nostra antropologia e della nostra cultura».  E’ importante, infine,  che «personalità autorevoli (per esempio gli psicanalisti) non abbiano paura di far sentire la loro opinione: anche quando questa non è conforme a quello che appare il mainstream delle idee dominanti», altrimenti «non manca di farsi puntualmente sentire il pregiudizio che tende a fare del cattolicesimo la testa di turco più adatta per essere additato alla pubblica esecrazione dalle vestali dell’illuminismo e per vedersi piovere addosso tutti i colpi (e tutte le presunte colpe) del caso».

A questo articolo di Galli della Loggia, il Corriere ha dato la possibilità di rispondere ad un genitore omosessuale, Tommaso Giartosio, delle cosiddette Famiglie Arcobaleno, il quale -come di consueto- ha parlato a nome di sua figlia di sette anni, dicendo che lei è tanto contenta e vorrebbe addirittura vedere sposati i suoi genitori, e altri argomenti basati sul piano sentimentale. Facciamo notare che anche i figli di due genitori incestuosi o poligamici potrebbero avere lo stesso desiderio di vedere i genitori sposati, ma questo difficilmente sarebbe un argomento decisivo a favore del riconoscimento dell’incesto o della poligamia, dunque ancora una volta l’argomento usato non è adeguato. Inoltre, quando questi figli crescono e maturano,  il loro giudizio cambia notevolmente, lo ha dimostrato pubblicamente Robert Lopez, docente di lingua inglese presso la California State University di Northridge, affermando: «sono cresciuto con genitori omosessuali, è stata una disgrazia». Anatemi contro Galli della Loggia sono puntualmente arrivati dai Radicali e da Gad Lerner, ma le reazioni sono meno interessanti e non le prenderemo in considerazione.

Al rappresentante delle Famiglie arcobaleno  ha comunque replicato lo stesso Galli della Loggia, spiegando che quanto dice non «confuta nella sostanza – ripeto: nella sostanza, cioè con argomenti inerenti alla natura delle cose in questione – le affermazioni che intende contrastare. Si limita a stigmatizzare le opinioni che non condivide mediante analogie improprie e definizioni negative: entrambe prive di qualunque reale valore argomentativo. Egualmente deplorevole, a mio avviso, è il vezzo di considerare ciarlatani o delinquenti tutti gli studiosi che non condividono il pensiero gay in base al semplice fatto (peraltro da accertare) che un paio di costoro sono stati colpiti da sanzioni o scoperti a mentire. Come dire che siccome sono stati scoperti due dentisti che imbrogliavano le carte sostenendo l’esistenza di carie dove non c’erano, allora l’intera odontotecnica è priva di fondamenta. Se mi è permesso, consiglierei l’associazione delle Famiglie Arcobaleno di discutere in modo più adeguato all’importanza dei problemi in questione».

L’opposizione alle nozze e all’adozione gay è una difesa della ragione naturale, non è una posizione religiosa. Lo dimostra il fatto che che tale contrarietà è condivisa anche da non credenti come Galli della Loggia o Corrado Augias, o omosessuali stessi come Xavier Bongibault (gay non credente), Jean-Pierre Delaume-Myard,  Richard Waghorne, Andrew Pierce, David Blankenhorn, Rupert Everett e Doug Mainwaring.


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