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Eroi musicali anni ’90: James Iha (Smashing Pumpkins)

Creato il 29 giugno 2015 da Giannig77

Condivido con gli amici del blog l’ultimo mio appuntamento con la rubrica “90’s memories” da me curata per il sito di Troublezine.

Dedicata stavolta al grandissimo James Iha, conosciuto ai più soprattutto per la splendida epopea negli Smashing Pumpkins.

http://www.troublezine.it/columns/20085/90s-memories-james-iha

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Vado a concludere la mia rubrica con quello che è in effetti forse il mio “eroe” per antonomasia degli anni ’90, classico esempio di validissimo “secondo”, schiacciato – e mai come in questo caso gli si addice questa immagine – dal peso e dal carisma di un altro leader.
Sto parlando del chitarrista James Iha, classe ’68, a lungo membro degli Smashing Pumpkins, di cui fu co-fondatore ma attivo anche con gli A Perfect Circle e altre collaborazioni di area più underground. Artefice soprattutto di un disco che, al calar del decennio, mi riempì il cuore e l’anima: il suo esordio da solista  “Let it come down” del 1998, cui ha fatto seguito, ben 14 anni dopo, l’altrettanto intenso “Look to the sky”. Due lavori che rappresentano appieno l’essenza del valente musicista di origine giapponese, e che mostrano quanto in fondo nelle Zucche fosse “guidato” da Billy Corgan. Intendiamoci, ho amato alla follia l’oscura band di Chicago, almeno fino al discusso e controverso “Adore”, e non voglio certo negare quanto il “vampiresco tuttofare” fosse all’epoca in stato di grazia, ma gli eventi futuri e le tante dichiarazioni successive fanno capire quanto fosse anche “dittatoriale” e maniacale nei confronti dei suoi più stretti collaboratori, compreso James che appunto fu suo sodale sin dai tempi in cui erano studentelli.
James Iha negli Smashing soltanto a singhiozzo ebbe così modo di far intuire quanto talento grezzo ci fosse in lui: basti citare Mayonaise o Soma, tratte dallo splendido “Siamese Dream”, di cui fu co-autore o le profonde e sussurrate Take me down, da lui interamente interpretata e Farewell and goodnight, cantata a più voci, compresa quella dell’ex compagna D’Arcy.
Canzoni, a ben vedere, piuttosto lontane dall’immaginario Pumpkins e da un repertorio composto almeno nella prima fase da chitarroni taglienti, suoni frastagliati, melodie incisive e ritornelli killer.

Sono appunto canzoni malinconiche, riflessive, eccessivamente quiete verrebbe da dire, se non fosse che, proprio agli albori della svolta elettronica con “Adore”, il chitarrista uscendo con il suo primo album fece una vera dichiarazione d’intenti, citando tra i suoi ascolti di sempre e tra le sue fonti primarie di ispirazione artisti di area folk, indie, country. Non solo parole al vento, perché sin dalle prime note di “Let it come down” appare chiaro che James avesse quasi voglia impellente di posare la chitarra, spegnere gli amplificatori (e forse anche i riflettori), riporre negli armadi quei sfarzosi vestiti che spesso lo avevano contraddistinto nelle sue esibizioni col gruppo madre, per poi imbracciare una semplice chitarra acustica, con la quale tessere canzoni morbide, dai toni soffusi, senza ricami o inutili orpelli. Una voce che si manifesta al mondo e che appare pulita, aggraziata, bassa, profonda, espressiva. Anche lo stesso video del brano che accompagna l’uscita del disco, Be strong now, è essenziale, artigianale, volutamente lo-fi, riappacificante.

Credo proprio che James di questo avesse bisogno: di pace e tranquillità, dopo i mille all’ora raggiunti con i Pumpkins. La gemma, nell’ambito di un album che alla voce “indie pop-folk” andrebbe a piazzarsi fra i totem degli ultimi 20 anni, è senz’altro la placida, ultra melodica Beauty, con un arpeggio delicato di chitarra che sembra aprirti le porte del Paradiso. Situazione celestiale che io e Ricky Brit-Pop abbiamo davvero provato quella famosa volta in cui gli Smashing si esibirono nella magica cornice del Porto di Genova, nel 1998 per il tour di “Adore”.
A un certo punto Corgan e Iha si guardarono, fecero un cenno d’intesa e dai loro strumenti vennero emesse delle note a noi familiari… era l’intro di Beauty, che durò un tempo sufficiente a farci illudere, al punto che come due pazzi scatenati ci mettemmo a gridare all’unisono “Beautyyyy!!!!” (mi sa che eravamo gli unici in tutta l’arena a conoscerla!), solo che poi sfumarono in…Tonight! Tonight, forse il momento più atteso da tutti i fans, la canzone che fungeva da classicone del gruppo.
Poco male, a noi è rimasta l’emozione fortissima anche solo nel sentire/immaginare la nostra song preferita eseguita dal vivo, cosa che, essendo stata condivisa, ha avuto ancora maggiore risonanza.
Purtroppo l’album di James non ebbe molta eco a livello di vendite e di popolarità, non che il chitarrista si aspettasse chissà che in fondo, ma forse a distanza di così tempo andrebbe riscoperto. La cosa bella da segnalare è che nella nuova versione di Mellon Collie and the Infinite Sadness, quella uscita in 5 cd, tanto per capirsi, con un sacco di inediti, b-sides e nuove versioni di vari brani, sono già presenti alcune canzoni di James, che poi si ritroveranno nel suo esordio, in versione un po’ più scarna.

Il fatto che la sigla Smashing Pumpkins, dopo essere passato attraverso mille altre “incarnazioni”, fino a diventare quasi pseudonimo di Corgan (con James Iha a mollare la barca sin dai primi anni del nuovo millennio), sia rimasta nel cuore di tutti come il gruppo (anche) di Iha, Chamberlain e D’Arcy la dice lunga sul fatto che a volte l’unione delle parti riesce ancora a fare la differenza, quell’alchimia – in questo caso assai difficile da ottenere, al punto che arrivarono poi in serie le defezioni in seno al nucleo originario – che rende i gruppi unici e meritevoli di passare alla storia.
James come detto non si è mai fermato ma è indubbio che il suo profilo pubblico sia ormai piuttosto basso, come si evince dal nuovo album, comunque ricco di spunti e che non tradisce le istanze del lontanissimo esordio, e dal fatto che non l’abbia supportato molto. Certo, chi ha assistito ad alcuni suoi concerti, ha avuto solo l’ennesima conferma di trovarsi di fronte un artista molto schivo, quasi introverso, e che ha preferito esprimersi con la forza della musica e delle canzoni, anziché esibire un personaggio finto e non incline alla sua personalità.

https://youtu.be/Jekst3XfhNY

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