La settimana scorsa sono stato invitato dal prof. Mandrioli (Università di Modena) per un seminario. L’argomento principale era la genomica vegetale, corredata da una panoramica sulle tecnologie di sequenziamento, ma non ho potuto fare a meno di accennare ai cambiamenti epocali che sta vivendo la ricerca scientifica grazie alla diffusione dei social media. Parlando di come internet possa essere utilizzato per discutere le pubblicazioni scientifiche al di fuori dei canali tradizionali (vedi peer-review), ho fatto due esempi che mi sono sembrati particolarmente significativi: il primo era l’articolo sui geni dei centenari pubblicato su Science da Paola Sebastiani, il secondo era quello sul DNA a base di arsenico pubblicato da Felisa Wolfe-Simon sempre su Science. In entrambi i casi, i due lavori passarono il filtro severo della peer-review, ma furono istantaneamente sommersi di critiche da parte di blog specializzati (vedi qui e qui). Nel caso dei geni dei centenari, il paper è stato addirittura ritirato l’estate scorsa.

Per quanto riguarda l’articolo sul DNA a base di arsenico, invece, pare che la microbiologa Rosie Redfield ne abbia confutato il risultato principale: come è nel suo stile, i risultati degli esperimenti sono pubblicati sul suo blog personale. L’autrice dello studio originale, Felisa Wolfe-Simon, è venuta a conoscenza della replica della Redfield, ma ha dichiarato a sua volta che gli esperimenti della collega non sono stati condotti nel modo ottimale. Non so voi, ma se dovessi scommettere dei soldi io punterei sulla Redfield.
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