Ieri abbiamo fatto una voluttuosa carellata dei trombati eccellenti ma ci eravamo dimenticati di un dettaglio piuttosto importante che contribuirà a rendere notevolmente meno amara la sonora bocciatura elettorale.
Si chiama assegno di fine mandato o di solidarietà ed è staccato quando un parlamentare abbandona le Aule, una sorta di liquidazione che dovrebbe aiutare il reinserimento nel mondo del lavoro (come no). Consiste nell’80% dell’indennità lorda (10.435 euro alla Camera, 10.385,31 al Senato) moltiplicato per gli anni di mandato effettivi. Ogni mese dallo stipendio dei parlamentari viene accantonata una quota da destinare a questo fondo (784,14 alla Camera, 695 al Senato). L’assegno finale è però esentasse.
Il Paperone da questo punto di vista è Gianfranco Fini che in virtù dei sui trent’anni e della carica di Presidente uscente ha diritto a 250 mila euro. Così, sull’unghia. Con lui tutti i futuristi con ben poco futuro: 141mila a Italo Bocchino (tra gli scranni dal 1996), 58 mila a Flavia Perina e per l’avvocato Giulia Bongiorno alla prima legislatura, 41 mila per Fabio Granata.
Dall’altra parte dell’emisfero se la passa bene Franco Marini con i suoi 174 mila euro maturati in 21 anni di battaglie parlamentari. 41mila euro, il minimo, per la deputata democratica Paola Concia. Antonio di Pietro, invece, ha diritto alla liquidazione per due legislature, di cui una interrotta dopo due anni: a lui 58 mila euro.
A destra Guido Crosetto, fondatore di Fratelli d’Italia, incassa 100 mila euro dopo 12 anni, come il sottosegretario Giuseppe Cossiga e come il leggendario Maurizio Paniz, l’avvocato veneto salito agli onori delle cronache per la strenua difesa di Berlusconi nel caso Ruby (non è sicuro al 100% che resterà fuori però).
La liquidazione è però infida, subdola, a tradimento: la intascherà anche chi ha deciso di lasciare le Camere di sua sponte. Per D’Alema è pronto un assegno da 217 mila euro, così come per Livia Turco. Beppe Pisanu è sfortunato e ha incamerato solo nei suoi ultimi 19 anni in Parlamento: a lui 157 mila euro. 100 mila per Rutelli. Le rinunce pesanti di Dell’Utri e Scajola valgono 141 mila euro.
Chissà, invece, se ci sarà qualcuno che rinuncerà a questo assegno…
Fonte: La Stampa