L’uomo e’ dotato di un principio spirituale che ‘sacralizza’ la sua esistenza proiettandola verso realta’ eterne, oppure e’ solo ‘materia mossa’ da principi chimico-fisici e dall’istinto di sopravvivenza?
BREVE PREMESSA STORICA
Questa e’ una di quelle domande che affascinano e interpellano l’uomo da secoli e su cui il dibattito e’ sempre acceso. Sappiamo che in Europa lo sviluppo della scienza e della tecnica e il progressivo allontanamento culturale, sociale e politico dalla chiesa e dai suoi dogmi, hanno portato ad una crescente volonta’ di ‘liberazione’ e riappropriamento della ‘dimesione terrena” promuovendo un ‘nuovo umanesimo’, e che il Positivismo ha segnato indelebilmente lo sviluppo umano e sociale in senso strettamente ‘materialisitco’. Gli europei nel 1700-1800 non avevano abbandonato del tutto pero’ l’idea dell’esistenza dell’anima, infatti erano molto in voga lo spiritismo, l’occultismo e la magia. Pero’ al contempo la ricerca scientifica si stava sviluppando in senso sempre piu’ ‘riduzionista’ e cosi’ nel 1900 si ando’ progressivamente verso la sostituzione dello spiritualismo e della fede religiosa, con la ‘fede scientifica’, che in quanto ‘pratica’, empiricamente osservabile e replicabile, venne ritenuta la sola bussola in grado di fornire spiegazioni certe sulla natura dell’uomo. L’esistenza dell’anima viene quindi progressivamente contestata e in parte accantonata: la natura umana perde la sua connotazione sacra.
Nietzsche arriva a negare la sacralita’ dell’uomo affermando la “morte di Dio“, la fallacita’ dell’esperienza umana e il susseguente ‘nichilismo‘, l’impossibilita’ di dare un senso alla vita, affermando al contemp pero’, il suo diritto di autoaffermazione, la sua volonta’ di potenza e il suo impulso vitale, che si otterrebbero attraverso l’abbandono a uno ‘spirito dionisiaco‘.
LA SITUAZIONE ATTUALE: IHEU, THE LUNAR SOCIETY, TED, EDGE e LA “TERZA CULTURA”
John Brockman (foto) ricco e noto agente letterario di molti illustri scienziati (tra cui alcuni premi Nobel), presiede la Edge Foundation sorta per promuovere il futuristico “Progetto della terza cultura”, ideato da Brockman stesso. Edge.org e’ nata nel 1996 con lo stesso spirito del “The Reality Club,” che era il nome con cui Brockman si riferiva agli incontri informali fra intellettuali, artisti, scienziati, politici e uomini d’affari, che si erano tenuti dal 1981 al 1996 fra ristoranti cinesi, loft di artisti, nella stanza degli executives della Rockefeller University, nella ‘New York Academy of Sciences’, presso banche di investimento, sale da ballo, musei, salotti casalinghi etc. Incontri a cui partecipo’ anche Arianna Huffington, ex direttrice del famoso quotidiano online Huffingtonpost, la quale venne poi fuori con il progetto “Move Your Money“.
Oggi numerosi filosofi, psicologi, storici, giornalisti, fashion designers, magnati dell’Information Technology (di Google, Facebook, Apple, nomi del calibro di Bill Gates e Mark Zuckerberg), magnati dell’editoria (Rupert Murdoch, Jeff Bezos di Amazon, Arianna Huffington), artisti (Peter Gabriel, John Cusack), economisti, biologi, neuroscienziati di successo (Pinker, Dennet, Dawkins), sostengono lo sforzo di promuovere un nuovo umanesimo naturale, che allontani dogmatismi e teismi e sappia rispondere alla domanda di spiritualita’ umana attraverso il progresso scientifico, che deve essere interdisciplinare e creativo (globale) e si riuniscono annualmente alle cosiddette “cene dei miliardari“, Billionaires’ Dinner, per dibattere su temi precedentemente sviluppati per via telematica sulla omonima rivista Edge.org, la quale pubblica poi libri intorno ai concetti di ‘cultura’ e ‘mente‘ che divulga e promuove anche tramite realta’ come TED.
A proposito di TED e del suo ruolo di promulgatore del pensiero futurista, guardiamo questo clip propagandistico (certe cose si decidono proprio durante le “cene dei miliardari” immagino) tratto dal film PROMETHEUS di Ridley Scott, prequel del famoso Alien, in cui Guy Pearce durante la conferenza suTED 2023 parla di Prometo che ebbe il merito di rubare il fuoco ai Titani, scatenando la loro ira e delle incredibili scoperte scientifiche fatte nel XXII secolo: sembra proprio il Manifesto programmatico della Edge Foundation. Come dira’ in seguito Brockman: “Gli scienziati sono i veri intellettuali, perché solo loro ridefiniscono ciò che siamo e diventeremo“.
Dice Pearce nel clip seguente: “In this moment of our civilization, we can create cybernetic individuals, who, in just a few short years, will be completely indistinguishible from us. Which leads to an obvious conclusion: WE ARE THE GODS NOW… My name is Peter Weiland, and if you indulge me, I’d like to CHANGE THE WORLD“
Il motto della Edge Foundation e’ quello di ‘acquisire e diffondere conoscenza attraverso la ricerca empirica’, lo stesso principio che muoveva gli illustri membri della The Lunar Society di Birmingham, Inghilterra, padri della Rivoluzione Industriale fra cui: James Watt, Erasmus Darwin, Josiah Wedgewood, Joseph Priestly, and Benjamin Franklin, a cui Edge dichiaratamente si ispira. Questi riformatori sociali, scientifici e religiosi, molti dei quali massoni le cui idee erano intrise di ateismo, socialismo in nuce e contenevano i semi del Positivismo, si sono battuti per cambiare il mondo in cui vivevano e seminare le loro idee umaniste e scientifiche a beneficio della societa’. Priestly ha una storia particolare: era il piu’ sovversivo, il suo pensiero filosofico-scientifico intriso di determinismo materialista, di teismo millenarista e soprattutto di liberalismo e il suo supporto aperto alle Rivoluzioni Francese e Americana, gli costo’ caro: nel 1794 fu costretto a fuggire in America. Oggi la Lunar Society e’ stata ricostituita ed e’ nuovamente operante.
Da un lungo articolo apparso sul sito DISF (Documentazione Interdisciplinare di Scienza e di Fede), la presentazione della Terza Cultura:
“Nel 1995 Brockman ha pubblicato una raccolta di saggi dal titolo “La terza Cultura. Oltre la rivoluzione scientifica“. Il libro, sorta di “manifesto” della terza cultura e “nuova” proposta di visione unitaria del sapere, è una raccolta di brevi saggi, scritti da noti scienziati americani [1] (fisici, biologi, psicologi, informatici e un filosofo), per la maggioranza clienti dell’agenzia letteraria di Brockman. Secondo l’autore sono infatti gli stessi scienziati i rappresentanti, autori e promotori di questa nuova “terza cultura”, da lui stesso proposta e definita nell’introduzione. Nel libro ogni autore di saggio presenta il proprio ambito di ricerca e le sue scoperte, spiegando il ruolo che occupa il campo in cui opera, come esso incida nella scienza contemporanea e, infine, in quale modo i suoi possibili sviluppi siano rilevanti per il futuro scenario globale, che ormai vede scienza e società strettamente legate.
Cosa si intende per “Terza Cultura”?
La definizione che Brockman dà nelle prime righe dell’introduzione è che «per terza cultura s’intende l’attività di quegli scienziati che sanno dire cose nuove e interessanti sul mondo e su noi stessi: che le sanno raccontare a un pubblico vasto, diffondendo la conoscenza oltre i confini angusti dell’accademia» (p. 7).
la terza cultura si configura come l’abbozzo di una nuova filosofia naturale, incardinata sui concetti di complessità ed evoluzione. Sistemi altamente complessi – come gli organismi, il cervello, la biosfera o l’universo – non rispondono al piano di una mente superiore; sono piuttosto il frutto di una lunga evoluzione» (p. 11).
Poche righe dopo Brockman precisa ancora meglio quale sia il contenuto della terza cultura: «le idee che presento sono di un genere speculativo: esse rappresentano le conoscenze di frontiera dei campi della biologia evoluzionistica, della genetica, dell’informatica, della neurofisiologia, della psicologia e della fisica. Queste discipline cercano di rispondere a domande basilari del tipo: Da dove viene l’Universo? Qual è l’origine della vita? Come nasce la mente?»
Secondo Brockman, la “terza cultura” è un progetto già in corso d’opera grazie ad alcuni grandi scienziati che hanno imparato a parlare al pubblico e a divulgare le loro grandi scoperte, sapendo spiegare a tutti le continue rivoluzioni scientifiche. La scienza può cambiare la vita di ciascuno quasi da un giorno all’altro e proprio per questo motivo essa cattura l’interesse diretto e pressoché completo del lettore medio, che vuole comprendere cosa stia succedendo e cosa succederà nel mondo che lo circonda. Attraverso i campi di ricerca più all’avanguardia, la scienza può adesso – secondo Brockman – spiegare molti misteri ancora irrisolti e tentare di rispondere agli interrogativi che da sempre l’uomo si pone. Per questo è necessario che gli scienziati diventino sempre più dei “pensatori pubblici” della terza cultura e, in modo diretto, o grazie alla mediazione dei giornalisti, spieghino al pubblico quello che stanno facendo, quale sia la realtà che la scienza sta scoprendo e in cui l’umanità vive. Si tratta dunque di un “passaggio epocale di consegne” da un gruppo di pensatori, i cosiddetti letterati, a un nuovo gruppo, gli scienziati in quanto «artefici della terza cultura» (p. 10).
La critica alle scienze umane e la “colpa” della filosofia: l’abbandono della metafisica
L’idea della terza cultura nasce come reazione e denuncia dell’atteggiamento della cultura umanista verso la scienza e gli scienziati, sviluppatosi nell’ ’800 e ancora oggi presente tra letterati, filosofi e teologi. Gli umanisti, i filosofi in particolare, non avrebbero secondo Brockman dimostrato un adeguato interesse per la scienza e la tecnica, avendo preferito tenersene distanti, quasi disprezzandole e non prestando loro attenzione perché ritenute attività di minor pregio e di bassa utilità, senza valore o rilevanza. La filosofia viene accusata di non essersi occupata della scienza, e quindi, di aver ignorato una parte fondamentale del mondo attuale. La filosofia sembrerebbe essersi persa dentro sé stessa… La filosofia analitica, ad esempio, viene biasimata per essersi progressivamente concentrata in analisi linguistiche e logiche, che l’avrebbero portata molto lontana dalla scienza, dalla quale essa ebbe in certo modo origine. Anche l’epistemologia contemporanea, intesa come teoria della conoscenza, è un tipo d’indagine che si avvicinerebbe oggi sempre più alle scienze cognitive, allontanandosi così dalla riflessione sulla scienza odierna e le sue implicazioni.
Nei secoli XIX e XX la filosofia ha certamente attraversato, e tuttora può ancora attraversare, una certa crisi d’identità dovuta anche alle difficoltà incontrate nel comprendere il ruolo e l’impatto della scienza e della tecnica, mancando pertanto nel proporre visioni d’insieme che potessero offrire ad esse uno spazio adeguato. Il punto in questione è che Brockman ha percepito questa difficoltà e la sua proposta incarna pertanto una reazione degli scienziati, abbandonati dalla filosofia o allontanatisi da essa.
L’accusa dell’autore è evidente: «una formazione su Freud e Marx non è più sufficiente* negli anni Novanta.
In un certo senso, gli intellettuali americani sono sempre più reazionari […], non amano la scienza e in genere tutto ciò che è empirico e verificabile; usano un loro gergo e s’inventano dispute che solo loro sono in grado di apprezzare. Scrivono libri che hanno per oggetto altri libri e così via, in una spirale di commenti senza fine, fino a che della realtà in carne ed ossa non resta che una vaga traccia» (p. 7). Doyle Farmer, uno degli autori di un saggio, afferma e testimonia il rigetto nei confronti della filosofia da parte degli scienziati, giustificandolo, dal momento che la filosofia in questo secolo è diventata una «roba deprimente» (p. 19).
Per tale ragione, in certi ambienti scientifici si sono progressivamente affermati il razionalismo, lo scientismo, ma anche il relativismo e il nichilismo, che hanno portato la scienza ad assumere posizioni piuttosto chiuse, contrarie al dialogo con la parte umanista, autosufficienti nella propria affermazione di superiorità, quasi di supremazia**.
**Per globalizzare certe idee occorre quindi che scienza e filosofia non si combattano, bensi’ formino una “terza via” che le accomuni nella stessa battaglia
La terza cultura come nuova filosofia naturale
Ad una più attenta riflessione la terza cultura non si presenta soltanto come una sintesi o una nuova proposta per conciliare o unificare le due culture, umanistica e scientifica, ma rappresenta piuttosto una forte riproposizione della cultura scientifica, innalzata a nuova (e vera) filosofia naturale, la sola degna di essere considerata e di essere divulgata al “pubblico”.
Conclusioni: una cultura rinnovata
Il libro di Brockman, accolto anche in Italia con interesse e con un certo plauso, può forse esaminarsi in questa prospettiva: è un altro segnale che vi è la necessità, la richiesta forte di una riflessione sulla scienza, che proviene anche dagli scienziati, portati naturalmente a sollevare quesiti che ritengono importanti non solo per loro stessi, ma per tutta l’umanità (che, tra l’altro, non può essere ridotta a mero “pubblico” ma che è, insieme, autore e attore protagonista della scienza stessa, e non suo semplice “spettatore”). Possiamo prendere come esempio della necessità di una seria e profonda riflessione sulla scienza quanto afferma Hillis proprio nell’ultimo saggio del libro, quasi alla sua conclusione: «siamo come amebe che non capiscono in cosa diavolo si stanno trasformando. […] se cerco d’immaginare quale direzione prenderà la tecnologia nei primi anni del prossimo secolo, vedo che avrà luogo qualcosa d’incomprensibile […] forse lo sviluppo delle tecnologie ci fonderà in un organismo globale***. Lo so, queste previsioni hanno il sapore di un misticismo, e invece mi sembrano del tutto ragionevoli. Da qui a cinquant’anni avverrà qualcosa di imprevedibile e ciò mi riempie di sgomento. E di curiosità» (p. 348).
La lettura del volume, ha, dal canto suo, il pregio di far riflettere sulla necessità di elaborare una “nuova” cultura che realmente sia in grado di soddisfare le necessità integrali dell’essere umano, certamente immerso nel mondo scientifico, ma che porta con sé e in sé anche altre esigenze e altre aspirazioni, che non possono trovare le loro risposte nel metodo e nella prassi delle scienze.”
* e *** “Oggi Freud e Marx non sono più sufficienti. Certo che no. Oggi il filone materialistico-deterministico storico-scientifico per rilanciare una sinistra 2.0 in versione High-Tech, deve puntare sul GLOBALISMO e sul BENE COMUNE, la cui validita’ e bonta’ devono essere propagandati e considerati bene incontestabile per l’intera umanita’. Forse queste belle parole e buoni propositi servono solamente a diffondere in maniera capillare idee nate in ristretti circoli altolocati in cui la gente e’ accomunata dalle stessa spesso folli motivazioni, che vengono poi diffuse capillarmente per far entusiasmare lo ‘spettatore’ che diverra’ poi seguace fedele e consumatore finale di questa nuova visione e soprattutto dei nuovi prodotti tecnologici. Certo e’ vero che la sete di rinnovamento culturale e’ oggi piu’ che mai palpabile, ma la questione dell’ anima rimane comunque centrale in questa cornice e verra’ fuori sempre piu’, secondo le mie previsioni.
Ecco un’altra intervista rilasciata da Brockman a La Stampa:
“Gli scienziati sono le uniche persone felici, quando spalancano gli occhi al mattino. Questa è una tipica frase alla John Brockman e lui la pronuncia a metà della conversazione, quando la foga l’ha spinto a spiegare l’immensa superiorità della scienza su ogni altro saperee la necessità di ascoltaregli scienziati su tutto lo scibile, dall’immaterialità di un sentimento al funzionamento implacabile di un gene. «Sono loro a incarnare la Terza Cultura. Sono i veri intellettuali, perché solo loro ridefiniscono ciò che siamo ediventeremo”.
Lei ha battezzato questi protagonisti «Nuovi Umanisti». Cosa significa?
«Sono persone che considerano il mondo un’entità conoscibile e producono
idee e le testano in ogni area senza piegarsi a presunte autorità superiori, accumulando sapere attraverso sfide successive e comunicando da individuo a individuo al di fuori delle limitazioni delle scuole e degli -ismi. Non riducono le proprie indagini ai dati biologi e fisici, ma allargano il raggio d’azione e lo connettono all’arte, alla storia, alla politica e a tutti i prodotti della mente, che è l’espressione del cervello, il quale è organizzato dai geni, i quali a loro volta sono stati selezionati dall’evoluzione. Cambiano così gli oggetti da studiare, ma lo stile resta il medesimo e questo permea ormai la cultura collettiva».
A questo punto faccia qualche nome.
«Gloria Origgi del “Centre Nationale de la Recherche Scientifique” di Parigi, i cui campi sono la filosofia della mente, l’epistemologia e le scienze cognitive applicate all’hi tech. Rebecca Goldstein, romanziera, psicologa e filosofa o, cora, lo scrittore Ian McEwan e il musicista Brian Eno. Sono la dimostrazione che la cultura è diventata una sola e – se si vogliono usare i toni trionfalistici di un grande delle scienze cognitive come Daniel Dennett – “la scienza ha vinto”».
E’ questa forse, belle parole a parte, la speranza di cotante eccelse menti: l’avvento di una globalizzazione scientifica? E il posto e il ruolo dell’uomo comune in tutto cio’ dove sarebbe? Siamo sicuri che la scienza sia la risposta ai mali e ai bisogni dell’uomo?
CHE FINE HA FATTO L’ANIMA?
Nell’ultimo decennio in risposta ai progetti futuristici fantasticati da neuroscienziati e ‘filosofi della mente’ affetti da riduzionismo acuto, si e’ andata formando un’altra scuola di pensiero piu’ aperta e possibilista nei riguardi dell’esistenza dell’anima. E’ il caso del Myrna Brind Center for Integrative Medicine presso il Thomas Jefferson University Hospital and Medical College, in cui lo specialista di medicina nucleare Andrew Newberg, considerato un pioniere degli studi neuroscientifici delle ‘esperienze religiose’, la cosiddetta “neuroteologia“, porta avanti ricerche scientifiche in tal senso. Ha pubbllicato un libro “Perche’ crediamo in cio’ che crediamo?“, in cui propone un nuovo modo di guardare alle credenze, religiose e non, per capire come e dove nascano, come evolvano e in che modo influenzino la nostra vita. Un credo religioso puo’ portare a conseguenze positive e ad atteggiamenti costruttivi, oppure ad esiti negativi e a conseguenze nefaste sia per il singolo che per la societa’. Un credo puo’ anche aiutare a guarire da malattie gravi. Durante la sua ricerca, Newberg ha anche monitorato l’attivita’ cerebrale di religiosi e non religiosi in atto di preghiera, di meditazione e durante le manifestazioni del “discorso in lingue”.
Newberg e’ persuaso a differenza di Dawkins ad esempio, che i meccanismi che regolano le nostre credenze religiose, sociali ed individuali sottolineando come l’essere umano sia costantemente alla ricerca del “senso” della sua vita, e di come il nostro cervello sia in tal modo in grado di creare e mantenere un sistema di credenze o punti di riferimento che ci aiutano ad orientarci nella vita, trascendendo il mero istinto di sopravvivenza. Secondo Newberg questo sistema di riferimento e’ l’humus del nostro codice morale ed etico; ci aiuta a migliorare le nostre relazioni interpersonali, ad espandere la nostra coscienza sociale ed ecologica.
In Italia Vito Mancuso, un teologo noto ai piu’ direi, si e’ occupato di “anima” dal punto di vista filosofico e laico nel suo libro “L’Anima e il suo Destino” risquotendo un notevole successo.
Il principale obiettivo del libro consiste nella fondazione del concetto di anima e della plausibilità della sua immortalità. Tale fondazione viene intrapresa di fronte alla coscienza laica, cioè a quella dimensione della coscienza, presente in ogni uomo, che ricerca la verità per se stessa. Ciò che il lettore guadagna leggendo L’anima e il suo destino è la possibilità di pensare razionalmente il concetto di esistenza personale dopo la morte, che viene così strappato al fideismo cui oggi è affidato. L’opera si può suddividere in tre parti. La prima parte (capitolo 1) presenta il metodo argomentativo che caratterizza la teologia di Vito Mancuso, un metodo che esclude ogni ricorso al principio di autorità per basarsi invece sul principio del logos, unica condizione per sussistere di fronte alla coscienza laica e soprattutto per sostenere legittimamente la pretesa teologica di parlare nel nome della verità. La parte finale del capitolo istituisce il problema contenutistico cui il libro intende dare una risposta, cioè la domanda sulla possibilità di una vita oltre la morte, mostrando la situazione aporetica nella quale si trova oggi la teologia. La seconda parte (capitoli 2-4) costituisce il cuore del libro. I tre capitoli affrontano il tema dell’anima mostrandone l’esistenza, l’origine e la possibilità di immortalità. L’anima viene pensata a partire dal basso, e non, come solitamente avviene in teologia, a partire dall’alto in quanto creata direttamente da Dio e poi infusa nel corpo. L’anima pensata dal basso corrisponde al principio della vita, a ciò che differenzia un corpo animato da un corpo inanimato. Partendo dal presupposto che tutto l’essere è energia e che quindi tutti i corpi che partecipano all’essere sono in continuo movimento, l’autore si chiede perché un sasso esteriormente non si muove, mentre un corpo animato sì. Risponde che tale differenza si può esprimere col dire che l’energia che costituisce il corpo inanimato del sasso è interamente concentrata nei legami che determinano la sua conformazione materiale (energia = massa del corpo), mentre l’energia che costituisce un corpo animato eccede la conformazione materiale: energia totale > massa del corpo. Questo surplus è ciò che rende possibile il movimento che è la vita, ed è ciò che il pensiero umano fin dalle sue origini ha chiamato anima (riferimenti al pensiero egizio, indù, greco). La differenza di energia libera all’interno dei corpi viventi cresce parallelamente al livello qualitativo della vita, per cui si può parlare (seguendo il De animadi Aristotele, la filosofia di Hegel e lo specifico apporto del cristianesimo) di cinque diversi livelli di anima:
- anima vegetativa (anche le piante hanno un’anima);
- anima sensitiva (anche gli animali hanno un’anima);
- anima razionale (è il livello della mente umana);
- anima spirituale (lo spirito quale forma più elevata dell’essere);
- anima spirituale santa.
Di particolare rilievo è la differenza tra “spirito” e “spirito santo”, perché, a differenza di Hegel, si individua nello spirito la suprema dialettica, essendo esso al contempo sia l’origine del bene sia l’origine del male in quanto corruzione del bene. Per questo è necessario distinguere tra lo stadio dell’anima spirituale (capace di generare anche i profondi abissi del male, anzi i grandi peccatori sono proprio gli spiriti più spiritualmente raffinati) e lo stadio dell’anima spirituale santa che si caratterizza per volere sempre e solo il bene.
Nel capitolo terzo dedicato all’origine dell’anima viene sostenuta analiticamente la provenienza dell’anima dal basso, dalla stessa logica dell’essere, mentre vengono criticate le prospettive che all’opposto la pensano proveniente dell’alto, tra cui la visione tradizionale del cattolicesimo e in genere i sistemi che sostengono la preesistenza delle anime, come il platonismo e le religioni orientali con la loro idea della reincarnazione secondo la legge del karma. Il capitolo si conclude con un breve passaggio sull’embrione umano, al quale, essendo innegabilmente vita, viene riconosciuta l’anima, presente a livello vegetativo, mentre il livello sensitivo sarà raggiunto dopo le due settimane con la nascita del sistema nervoso, e il livello razionale solo qualche anno dopo la nascita.
L’immortalità dell’anima personale, oggetto del capitolo quarto, non viene pensata come legata a un evento del passato quale la risurrezione di Cristo, né in genere viene ricondotta a un atto unilaterale da parte di Dio in contraddizione con la logica della natura votata alla morte. Esattamente al contrario, per sostenere l’immortalità dell’anima si presenta un’argomentazione cosmologica: si afferma che la logica ordinata che ha guidato la natura a generare la vita a partire dagli informi gas primordiali dell’inizio, è essa stessa in grado di introdurre chi l’abbia riprodotta in sé in una nuova dimensione di vita, necessariamente discontinua rispetto alla configurazione attuale della vita legata alla materia. Questa discontinuità acquista una fondata ragionevolezza laddove si consideri il cammino dell’essere, dal Big Bang allo stato attuale del mondo umano, un cammino caratterizzato a sua volta da ben quattro discontinuità:
- dal puntino cosmico primordiale alla vastità della materia;
- dalla materia inanimata alla vita;
- dalle prime forme di vita alla complessità dell’intelligenza;
- dall’intelligenza autoreferenziale alla dedizione gratuita verso il bene e la giustizia.
Non c’è una continuità logica tra i passaggi evidenziati, che però sono avvenuti (il quarto avviene ancora oggi), e sono avvenuti sempre nella direzione di un ordine crescente, di un aumento dell’informazione e della complessità, vincendo l’intrinseca tendenza al disordine di ogni sistema chiuso. Se per spiegare questa vittoria contro l’entropia non si vuole far ricorso a interventi miracolosi dall’esterno, come nel libro non si intende minimamente fare, si deve concludere che è l’essere stesso a contenere questa intrinseca tendenza verso l’ordine e la complessità, è l’essere stesso a risultare orientato alla vita. Alla luce di ciò si ritiene che non sia irragionevole pensare che il singolo uomo, se riproduce in sé la medesima logica ordinatrice che è alla guida del cosmo (relazioni simmetriche che legano tra loro le particelle subatomiche a formare l’atomo, e poi gli atomi a formare molecole e così via fino ai più alti livelli dell’essere, tutti caratterizzati dall’equilibrio e dalla simmetria delle relazioni, e che a livello umano si chiama “giustizia”), possa ottenere lo stesso risultato che questa logica ha raggiunto, cioè la vita.
È razionalmente legittimo pensare una continuazione della vita che, producendo nel cammino dell’essere una quinta discontinuità (ma sempre nella medesima direzione orientata verso una crescita dell’organizzazione), presenta una modalità di vita senza supporto materiale, vita come puro spirito, portando a compimento quel cammino di “indipendenza” dell’energia dalla massa iniziato con le prime forme di vita e che nelle creazioni spirituali dell’umanità trova come delle anticipazioni.
Bene, per oggi mi fermo qui. Alla prossima
Filed under: Conferenze, Educazione, Filosofia, Libri, Neuroscienza, Religione, Scienza, Societa'