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Esiste nel mastodontico mondo di Internet una folla di do...

Da Brunougolini
Esiste nel mastodontico mondo di Internet una folla di donne e uomini, spesso giovani, che lavorano, magari gratuitamente o quasi attorno a Blog, siti web, network. Frequentano assiduamente Google, Facebook, Twitter, Flickr, Linkedin, Youtube. Scrivono, commentano, informano, copiano e incollano, scattano foto e le scaricano. Un'attività incessante. Molti di loro sono "Felici e sfruttati" al servizio del moderno capitalismo. È questo il titolo (e la tesi) di un libro (edizioni Egea) di Carlo Formenti, giornalista ma anche ricercatore e professore aggregato di Teoria e tecnica dei nuovi media all’università del Salento.
Un volume ricco di analisi stimolanti rivolto non solo ai lavoratori del web. Il sottotitolo infatti recita: "Capitalismo digitale ed eclissi del lavoro".  E' in realtà un'analisi complessiva dei mutamenti del mondo del lavoro, anche attraverso le teorie di illustri studiosi. Tra questi: Castells, Rullani, Bonomi, Benkler, Rifkin, Anderson, Kelly, Negroponte, Morozov e molti altri. Parte da un moto d'indignazione nei confronti dei guru della cosiddetta New Economy che avevano profetizzato un futuro in cui ciascuno di noi sarebbe diventato imprenditore di se stesso, per poi magari invocare il "socialismo digitale". Così Internet "diventa la metafora irresistibile di una nuova era in cui tutto appare più facile e leggero".  Un mondo in cui tutto appare gratuito: invece in realtà le imprese "rinunciano a cercare un profitto immediato per ottenerne uno più consistente attraverso un percorso indiretto". Una specie di catena di Sant'Antonio. Una forma di capitalismo camuffato, con nuovi sistemi di sfruttamento. L'appello è alla rivolta dei workers sfruttati: occorre contrastare questo progetto rendendoli consapevoli della loro condizione. 
Nella polemica non si salva nessuno: non la sinistra moderata accusata di gareggiare  con la destra, non la sinistra conservatrice che non si rende conto di quanto avviene nell'epoca della post-industria, e nemmeno i neo-operaisti che con Toni Negri abbandonano la classe e sponsorizzano la "moltitudine". C'è qualche timido apprezzamento per l'esperienza comunisto-capitalistica cinese, anche se appare all'autore un'esperienza tutta da indagare.  
C'è una domanda che aleggia. Quale è il soggetto sociale che dovrebbe realizzare un ipotetico cambiamento? Nessuno dei vari riformisti o rivoluzionari passati in rassegna lo sa dire. Sono scempiaggini, scrive l'autore, pensare agli individui in rete o alle moltitudini. L'unica strada è ritornare al "lavoro", di tipo nuovo, certo. "Sul quale non è facile costruire identità di classe, ma piaccia o non piaccia, questo resta il compito di una sinistra degna di tal nome". E così alla fine Carlo Formenti sogna un riscoperto Carlo Marx, adeguandolo alla realtà contemporanea, con accanto tra parentesi Foucault e un "raddrizzato"  McLuhan.

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