Pubblichiamo la lettera che Beppe Zani – postino esodato che cerca sul suo blog di informare sul tema – assieme a due ex colleghi, ha scritto al direttore dell’Inps Mastrapasqua, di cui la Camusso ha chiesto le dimissioni, sul problema delle ricongiunzioni onerose. Passando dal vecchio ente previdenziale postale Ipost all’Inps qualcosa è andato storto: i sistemi informatici non corrispondono, ci sono 2.500 domanda bloccate a fare da tappo, e sono in tanti ad aspettare la pensione perfino dal 2010. Questa lettera è stata riportata dall’On. Condurelli a Mastrapasqua, in un’audizione in cui ha risposto: “Valuterò”.
La manifestazione degli esodati a Roma, 14 Aprile
“Buongiorno Dottor Mastrapasqua,
siamo esodati di Poste Italiane che si tengono in contatto attraverso la rete. Come già segnalato al sottosegretario Polillo il 14 Febbraio, vogliamo sottoporre anche alla Sua attenzione la disastrosa situazione nella quale versa l’ex IPOST. La centralizzazione a Roma di tutte le posizioni assicurative dei dipendenti postali, fisicamente impedisce di beneficiare delle sedi INPS sul territorio per verificare lo stato della propria pratica.
Dalle (non) risposte che gli ex dipendenti ricevono dall’Ente, per lo più solo attraverso il numero verde (col quale ovviamente non si può interloquire ed entrare nel merito di una questione), rileviamo che ad oggi il numero di pratiche da evadere, l’incasso dei contributi previdenziali, le risposte che tantissimi pensionandi attendono determinano una elevatissima criticità.
Tantissimi ex dipendenti di Poste hanno chiesto dallo scorso gennaio 2011 ed addirittura dal 2010 di poter effettuare il versamento dei contributi volontari al fine di maturare il diritto e quindi beneficiare della relativa pensione. Ad oggi non riescono a versare i predetti contributi perché l’INPS non ha rilasciato la relativa autorizzazione ma soprattutto non ha comunicato il numero di conto corrente dove poter versare questi contributi.
Sappiamo che il prossimo mese di aprile diversi ex dipendenti dovrebbero percepire la pensione per aver raggiunto il diritto, se avessero potuto versare i relativi contributi. Data la criticità evidenziata, invece, questi potrebbero non percepire la pensione a seguito del mancato versamento dei contributi che peraltro non dipende dalla loro volontà.
A causa dell’elevata criticità, il personale che è transitato dall’ex IPOST all’INPS di Via Beethoven,11 aRoma non riesce a stabilire la priorità alle pratiche da evadere, anche per effetto del non corretto allineamento informatico delle procedure ex IPOST con INPS. Sembra assurdo, ma l’INPS che dovrebbe incassare tantissima liquidità (soldi) non riesce a rilasciare le relative autorizzazioni.
Il perdurare di questa anomalia determinerà l’avvio di numerosi contenziosi da parte di chi ha chiesto l’autorizzazione al versamento e non l’ha ottenuta nei tempi compatibili con il diritto alla pensione, perché da questo deriva il danno della sua mancata liquidazione. La situazione dell’ex IPOST rappresentata dall’INPS ai Sindacati confederali dei pensionati di CGIL, CISL e UIL il 15 febbraio seppur grave è ampiamente inferiore alla realtà delle cose.
La situazione non è critica, ma semplicemente tragica. Abbiamo saputo che ci sono 2.500 pratiche in sospeso, da lavorare ed un’ulteriore mole di lavoro rappresentata dai solleciti che arrivano per queste stesse pratiche. Alcune non risultano istruite o, quanto meno, non ci sono a terminale. Dottor Mastrapasqua, La preghiamo di intervenire subito perché il bubbone rischia di esplodere.
Gradiremmo essere informati di come agirà, anche per tranquillizzare gli altri esodati postali. Siamo disposti alla collaborazione, finanche manuale. Ringraziamo dell’attenzione, Distinti saluti”
Giuseppe Zani, Marilisa Buldrini, Emilio di Martino
Leggi anche la nostra inchiesta per L’Espresso: Ora licenziano anche alle Poste
di Redazione | @cassintegrati
(18 aprile 2012)