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Il resto della politica gira intorno a facce strane. Confondere la democrazia con l'idea di estremismo politico, ad esempio, è davvero fuori luogo. Uno non è che non deve più avere il partito comunista o il partito fascista perché deve ripulirsi ma perché, davvero, ha smesso di crederci. E non nell'idea in sé o nei valori principali, o nella parte più lucida di essi, ma perché lì sì che siamo oltre le logiche di destra e di sinistra, siamo addirittura nel secolo scorso. Nel millennio scorso. E, signori, l'esperimento è fallito. Vedi, se Berlusconi fosse anche il peggior uomo che mai ha messo piede su questo pianeta, mi sentirei comunque molto più tranquillo (è un modo di dire, intendiamoci) a vedergli vincere le elezioni per trent'anni di seguito che non a vivere nell'Unione Sovietica di Stalin. Esperimento fallito.
Non c'entra niente il muro, il mondo diviso in due blocchi (quanta arroganza, c'erano pure i non allineati, l'Asia che se ne sbatteva i maroni e l'Oceania che faceva la corsa dei canguri, senza contare le tribù primitive sparse qua e là), Reagan e Gorby, no... è proprio finita l'era delle ideologie per come le hanno intese quelli della mia età. Oggi la battaglia si fa sul campo globale del diritto dell'uomo e della democrazia, non è più il momento di imporre ideologie che non tenevano conto del mondo che avanzava in direzione opposta. Non si può più parlare di libertà schematizzando il tutto in un preciso disegno di governo che non prevede dissenso e che, per funzionare, altro che libertà e libertà finisce col cucire le bocche di tutti. Quando va bene. Ammesso che fosse lecito crederci un tempo, trent'anni fa almeno c'era la logica di pensare che quelle due soluzioni, l'occidente e il comunismo, fossero entrambe perfettibili ma funzionali. Una è crollata, l'altra continua a mostrare la propria arroganza anche oggi, nel pieno di una crisi generata da quelli che poi dovrebbero essere anche la cura.
Ma almeno ci hanno lasciato la libertà di pensiero, la libertà di informarci, di agire. E di provare a cambiare. Almeno provarci. Il resto è un esperimento fallito e la cosa triste è che spesso chi si fa promotore di certe iniziative ha la convinzione che il mondo sia pronto a seguirlo e solo le galere dei padroni e le guerre dei macellai imperialisti siano di ostacolo a una rivoluzione che sta lì lì per scoppiare. Mio padre mi ha fatto capire che votava PCI per una precisa posizione presa nei confronti della società, per un punto di vista rivolto all'internazionalità, alla solidarietà, alle classi deboli, ai lavoratori, all'unione e all'organizzazione dei più indifesi. Non era un voto per Stalin e nemmeno per Togliatti a dirla tutta. L'esperimento, per loro, era già fallito da un pezzo e oggi la grande difficoltà è che insieme all'ideologia si è perso anche il valore e i partiti italiani brancolano nel buio delle grandi orge democratiche. Così oggi, davanti a piazze che si riempiono di gente che cerca risposte, che vuole risposte e lotta per averle, il diritto alle minoranze si sprigiona sempre con un ricordo dei bei tempi che furono, di quei leader che uniscono (o bastonano) del tentativo non di migliorare, non di camminare un passo alla volta, ma di rivoluzionare. Distruggere. Ricostruire. Senza una base, senza un appoggio, senza una logica. E' un'idea, che poi la si definisca marxismo rivoluzionario, comunismo, o quello che volete poco cambia. Il mondo ha voltato pagina e anche se certe idee, certi insegnamenti sono lì a dirci come stanno le cose, a guidare alcune delle nostre azioni e dei nostri pensieri è ora di abbandonare certe cariatidi legate a non so bene cosa e combattere la propria battaglia sullo stesso tavolo degli altri. Che poi non è altro che il mondo di oggi. E questo vale anche per chi il libro lo legge cominciando da destra. Esperimento fallito.
Autarchia, pensiero unico, rivoluzione del popoli, muri... esperimento fallito. La ricetta è un'altra, io non ce l'ho, ma ho capito che con 40 di febbre il latte caldo non conta un cazzo. E mi andava di dirvelo così.
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