Segue il testo dell’esposto di Francesco Zanardi (Democrazia Atea) sulle “terapie riparative” dell’omosessualità, che pur non essendo una malattia, come dimostrato dall’Organizzazione mondiale della sanità, viene “curata” con metodi “religiosi” e finanziata addirittura dall’Asl di Milano, che dipende dalla Regione Lombardia. I direttori sono nominati dalla giunta Formigoni. L’esposto chiede alla Procura di verificare.Ne avevamo parlato quiSavona 19/06/2012Alla Procura della Repubblicapresso il Tribunale di MilanoVia Freguglia n° 1 – 20122 MilanoC/O
Il Sottoscritto Francesco Zanardi , nato a Torino il 19/07/1970 ed residente a Savona in via XXXXXX, con la presente comunica a codesto Spettabile Ufficio quanto di seguito illustrato affinché siano presi i provvedimenti del caso.
Espongo
L’organizzazione di stampo religioso denominata Chiesa cattolica, attraverso i suoi rappresentanti, ovvero i preti, fomenta l’omofobia sostenendo che l’omosessualità sia una malattia e che, come tale, può essere guarita attraverso le cosiddette “terapie riparative”. Le terapie riparative dell’omosessualità sono state inventate negli ambienti cattolici e protestanti degli Stati Uniti.
Tale Joseph Nicolosi, uno psicologo statunitense fondatore di una società di psicologi dedicata a San Tommaso D’Aquino, è stato un convinto sostenitore delle terapie riparative dell’omosessualità ed ha
costruito la sua notorietà e le sue ricchezze proprio attraverso queste discusse teorie, costringendo l’American Psychiatric Association, l’American Psychological Association e il Royal College of Psychiatrists a pubblicare comunicati ufficiali con i quali la comunità scientifica, nel ribadire che l’omosessualità non è una malattia, né una psicopatologia, condannava queste pratiche che nulla avevano di scientifico ed anzi erano da considerare dannose e pericolose perché creavano contesti nei quali la discriminazione e l’intolleranza potevano prosperare.
Il clero cattolico italiano ha introdotto in Italia le teorie di Nicolosi e anche in Italia la comunità scientifica ha preso doverosamente le distanze da simili pratiche.
Del resto l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha cancellato da decenni l’omosessualità dall’elenco dei disturbi DSM IV (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi mentali) affermando che l’orientamento sessuale, eterosessuale o omosessuale, si sottrae alla sfera disposizionale.
L’Ordine Nazionale degli Psicologi Italiani ha diramato, in data 8 gennaio 2008, un comunicato nel quale condanna le terapie riparative:
“Lo psicologo non deroga mai In relazione alle polemiche innescate dal reportage di Davide Varì pubblicato su Liberazione riteniamo utile fornire alcuni elementi di riflessione. Lo psicologo non deroga mai ai principi del Codice Deontologico nessuna ragione né di natura culturale né di natura religiosa, di classe o economica può spingere uno psicologo a comportamenti o ad interventi professionali non conformi a tali principi. Questo non certamente per timore delle possibili sanzioni (che pur gli Ordini puntualmente comminano), ma perché i principi del Codice sono intimamente e inestricabilmente connessi con la cultura, il sapere e il saper fare dello psicologo. Lo psicologo è consapevole della responsabilità sociale derivante dal fatto che, nell’esercizio professionale, può intervenire significativamente nella vita degli altri e quindi “nell’esercizio della professione, lo psicologo rispetta la dignità, il diritto alla riservatezza, all’autodeterminazione ed all’autonomia di coloro che si avvalgono delle sue prestazioni; ne rispetta opinioni e credenze, astenendosi dall’imporre il suo sistema di valori; non opera discriminazioni in base a religione, etnia, nazionalità, estrazione sociale, stato socio/economico, sesso di appartenenza, orientamento sessuale, disabilità. E’ evidente quindi che lo psicologo non può prestarsi ad alcuna “terapia riparativa” dell’orientamento sessuale di una persona.”
Elvezio Pirfo, referente per l’Albo degli Psicoterapeuti dell’Ordine dei Medici di Torino ha rilasciato, nel febbraio del 2008, la seguente dichiarazione: “Gli psichiatri non possono curare qualcosa che non ritengono una malattia. Il nostro manuale diagnostico, il DSM 4°, non contiene l’omosessualità tra le malattie. E’ stata cancellata nel DSM 3, da molti anni ormai. Come può un medico a curare qualcosa che non è una malattia?”
Una dichiarazione in tal senso è stata rilasciata anche dall’Ordine degli Psicologi della Lombardia in data 12 maggio 2010: “Qualunque corrente psicoterapeutica mirata a condizionare i propri clienti verso l’eterosessualità o verso l’omosessualità è contraria alla deontologia professionale ed al rispetto dei diritti dei propri pazienti, inoltre le cosiddette ‘terapie riparative’, rivolte a clienti aventi un orientamento omosessuale, rischiano, violando il codice deontologico della professione, di forzare i propri pazienti nella direzione di ‘cambiare’ o reprimere il proprio orientamento sessuale, invece di analizzare la complessità di fattori che lo determinano e favorire la piena accettazione di se stessi”
Nonostante le affermazioni univoche della comunità scientifica internazionale il clero cattolico avvia percorsi di terapie riparative in spregio ai protocolli sanitari nazionali e internazionali creando nelle famiglie italiane, religiosamente oppresse, la insana convinzione che l’omosessualità sia una malattia che può essere guarita, e più in generale creando e alimentando una avversione e una ostilità verso l’orientamento sessuale omosessuale che quotidianamente sfocia in episodi di violenza omofoba.
Recentemente i corsi di terapie riparative sono stati al centro di alcune inchieste giornalistiche che purtroppo non hanno sortito l’effetto sperato ovvero quello di un intervento dell’Autorità giudiziaria volto a porre fine ad una speculazione che ha come unico obiettivo quello di far aumentare le prospettive di guadagno del clero cattolico e dei loro sodali.
Al centro di questa nuova attività lucrativa proveniente dal mondo cattolico si pone tale AGAPO (www.agapo.net ), una associazione che ha sede a Milano in Via Vigevano n.32, la quale già dal 2009 ha avviato progetti “terapeutici” per “aiutare” gli omosessuali.
La AGAPO ha una sezione denominata “Amico segreto” che condivide con un gruppo di cattolici GRUPPOLOT (www.gruppolot.it) la quale gestisce i corsi ispirati proprio da Nicolosi.
L’attività lucrativa diretta consiste nel percepire la somma di € 150,00 per quattro sedute durante le quali, a loro dire, si guarisce dall’omosessualità.
Se ciò non bastasse al Gruppolot, attraverso Agapo, arrivano anche soldi pubblici atteso che la ASL di Milano ha pubblicato le graduatorie dei contributi erogati in favore delle associazioni cattoliche che si occupano di “famiglia e solidarietà sociale, struttura e sviluppo programmi e attuazione obbiettivi e pratiche per le famiglie” e al numero 21 della predetta graduatoria si trova proprio l’associazione AGAPO destinataria di ben € ——–.
E’ legittimo chiedersi come mai Wanna Marchi è alloggiata nelle patrie galere per aver “venduto” terapie miracolose, mentre i preti e i loro sodali che per € 150,00 in quattro giorni dichiarano di essere in grado di trasformare un omosessuale in eterosessuale, sono invece destinatari di elargizioni pubbliche.
Chiedo che sia fatta piena luce su questa vicenda che offende, indigna e preoccupa per la potente carica distruttiva e violenta che si ripercuote sulla società in termini di cultura omofoba.
Chiedo che siano chiariti i criteri attraverso i quali simili iniziative sono state destinatarie di soldi pubblici.
Per una migliore comprensione di quanto accade in queste fantomatiche sedute di terapie riparative, allego un DVD sul quale sono riprodotti i filmati girati dal giornalista Saverio Tomasi che ha introdotto una telecamera riprendendo le argomentazioni deliranti dei “terapeuti”.
Allego inoltre la graduatoria pubblicata dalla ASL di Milano evidenziando le somme elargite per AGAPO.
Chiedo;
ai sensi dell’art. 406, comma 3, c.p.p., di essere informato dell’eventuale richiesta di proroga dei termini delle indagini preliminari;
ai sensi dell’art. 408, comma 2 c.p.p., di essere informato circa l’eventuale richiesta archiviazione;
ai sensi dell’art. 335, comma 3 c.p.p., che le vengano comunicate le iscrizioni suscettibili di comunicazione;
In fede Francesco Zanardi.
Segretario DA Liguria.
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