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Abbiamo parlato della figura carismatica di Giovanni Paolo II, comunque criticata agli esordi della sua missione. Proprio perché la gente, in generale, è abituata a notare sempre la parte negativa e a farla primeggiare sulla parte positiva. Se abbiamo un bicchiere semipieno, notiamo subito che manca dell’acqua e ci cominciamo a lamentare di quello. Non riusciamo ad accontentarci dell’acqua che il bicchiere contiene: la nostra attenzione è là: manca metà bicchiere di acqua. Rischiamo di fare così con il nostro prossimo. Notiamo subito i difetti… ma i pregi? Papa Benedetto XVI ha subito le critiche della gente; oltretutto è salito al pontificato in un momento assai delicato della Chiesa. Di fronte alla carica esplosiva di Giovanni Paolo II, si lamentano della rigidezza di Benedetto XVI… Ma se è vero che non è il carattere che santifica, ma l’amore, chi siamo noi per criticare il papa voluto da Dio? Ognuno si è santificato con il suo carattere, vivendo il suo tempo. Alcuni santi, come ad esempio san Francesco, si ammirano per la loro umiltà e in nome di questa non sono voluti diventare sacerdoti; altri, come ad esempio padre Pio, pur essendo molto umili, hanno abbracciato il sacerdozio tramite il quale hanno fatto tanto bene nella Chiesa. Ci sono stati santi che si sono fatti tali compiendo grandi penitenze, altri ai quali i superiori le hanno impedite. Ma quali erano migliori? Tutte e due le categorie. E poi, se noi ascoltiamo nuovamente le prediche di Giovanni Paolo II, ci accorgiamo subito che erano molto forti e rigide: non mandava a dire le cose o parlava usando metafore! E doveva fare così! Certe cose vanno dette, anche se fanno male. La Verità va proclamata sui tetti e Giovanni Paolo II, sebbene non avesse la nomea di teologo come Benedetto XVI, lo fece senza timore e, in pratica, disse le stesse cose! Dopo la sua morte si sono scordate e ha preso sopravvento l’idea della sua apertura e giocondità; oppure c’è stato qualcuno che ha preso troppo a cuore l’ufficio di avvocato del diavolo, ostacolando la sua beatificazione. Si va, come il solito, da un eccesso all’altro. Ritornando alla Giornata Mondiale della Gioventù, la sera della veglia, come tutti sanno, scoppiò un temporale terribile. Caldo e nubifragi non sono mancati. Sembra quasi che il diavolo si scateni, interponga ogni ostacolo all’attuazione dei progetti di Dio. Dio però è molto più forte e quindi vince sempre. I giovani sono rimasti, inzuppati, e hanno continuato a cantare i loro slogan al Papa, con indicibile entusiasmo. Sentendo questo, mi è sorta spontanea una riflessione: se fosse stata la figura di Giovanni Paolo II ad attirare i giovani, questi non avrebbero più partecipato alle Giornate Mondiali della Gioventù; o se lo avessero fatto per lui, non avrebbero continuato a incitare e a gridare il loro affetto entusiasta, con i cori da stadio: sarebbero ammutoliti, pensando che Benedetto XVI non li avrebbe accolti. No, non andavano per Giovanni Paolo II: forse la sua figura ha contribuito all’inizio di queste manifestazioni ad attirarli, ma i giovani sono andati per cercare solamente Cristo. Mi ha consolato, e anche un po’ “inorgoglito”, sentire che la presenza dei giovani italiani è stata cospicua. Speriamo che la nostra nazione si risvegli dal letargo spirituale ed i giovani concretizzino nella loro vita il messaggio udito dal papa in quei giorni particolari. Certo, non tutti hanno potuto partecipare di persona, ma il desiderio di essere presenti sarà stato condiviso da tanti che sono rimasti a casa e hanno seguito con trepidazione gli eventi. Questa Giornata dovrebbe far riflettere il mondo. In un mondo sempre più dimentico dei valori fondamentali dello spirito, scivolato in un’apostasia e indifferenza terribile, rammentiamoci che l’uomo non può soddisfare solamente i suoi bisogni materiali, ma deve badare soprattutto allo spirito, allora scoprirà l’essenza della gioia e la sua sublimità. Il mondo dovrebbe interrogarsi sui valori spirituali, domandarsi per quale motivo, a distanza di più di 2000 anni, tante persone sono attirate dal fascino di Cristo e del Suo messaggio.
Ebbene ritorniamo ai nostri giovani inzuppati di pioggia. Anche il Papa lo era: la sua papalina aveva preso già il volo. Chi stava accanto a lui, lo incitava ad andarsene, tutti preoccupati per la sua salute. Ma egli, con il suo sorriso disarmante, ha risposto: “Se rimangono loro, rimango anch’io”.
Questo dimostra che pure lui ama i giovani tanto quanto Giovanni Paolo II. Ognuno ha il suo modo per esprimere l’affetto che dipende dall’educazione, dall’ambiente in cui si è vissuto e dagli eventi che hanno interagito nel corso della vita. C’è chi è più portato a manifestazioni espansive e chi ad altre più riservate.
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