Le espulsioni dei clandestini non sono un meccanismo efficace
Il rigido meccanismo delle espulsioni degli immigrati irregolari, previsto dalla legge italiana, non funziona: oggi solo il 28% dei rintracciati viene rimpatriato. Nel 2003 erano il 49%. Tra i denunciati per il reato di clandestinità solamente 1 su 5 è espulso dal nostro Paese. Soltanto il 38% dei trattenuti nei Cie è poi allontanato dall’Italia: si tratta della cifra più bassa raggiunta negli ultimi 6 anni.
I dati dell’ultimo rapporto Ismu dicono che in Italia vivono 443mila immigrati senza permesso di soggiorno ed è in previsione un aumento della cifra a causa della crisi economica che sta facendo perdere a molti il posto di lavoro e, di conseguenza, anche il permesso a risiedere nel nostro Paese.
Dallo studio del sociologo Asher Colombo “Fuori controllo? Miti e realtà dell’immigrazione in Italia” emerge come la linea dura sia in realtà un mito nella realtà dei fatti. Il crollo dei rimpatri, che attualmente si attestano sui 10mila all’anno, è in parte dovuta alla sentenza della Corte Costituzionale del 2004 che ha impedito i rimpatri senza il controllo da parte di un magistrato.
Inoltre pare che l’introduzione del reato di ingresso e soggiorno illegale serva solamente a rallentare il funzionamento dei tribunali: all’elevato numero delle denunce, che tra agosto del 2009 e aprile del 2010 sono state quasi 20mila, non corrisponde un altrettanto numero di espulsioni.
Anche i numeri che riguardano i Cie confermano il malfunzionamento dell’applicazione delle procedure: l’allontanamento del 38% dei migranti è da ridimensionare ulteriormente se si considera che nei centri entrano con maggiore probabilità quelli più facilmente espellibili perché provenienti da nazioni che hanno accordi di rimpatrio in vigore con l’Italia. Più della metà delle domande di trattenimento di irregolari rimangono non evase per mancanza di posti nelle strutture.
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