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Non condividiamo con lo stesso entusiasmo il piegarsi del nostro Partito alla discesa in campo di Ingroia e di De Magistris, figure che cercano una loro collocazione nella spartizione della torta del potere politico. Non hanno nulla a che fare con la nostra cultura.
I dieci punti espressi dal magistrato sono ambigui e vuoti di vero significato politico, così come il termine 'rivoluzione civile'. Se già il Prc si era chiuso in una difficile dialettica con quella parte di intellettuali keynesiana e moderata, aveva rinunciato ad un simbolo riconosciuto e si era appiattito su quelle posizioni politiche, quanto ancora dovrà cedere per prendere questo treno?
La cultura legalitaria e giustizialista di questa sinistra, inoltre, non ci appartiene e non ne condividiamo la legalità, grazie alla quale opera il pugno di ferro della reazione per affossare i compagni e le compagne impegnati nelle lotte in tutta Italia.
La richiesta della piena attuazione della Costituzione, inoltre, è confusa come obbiettivo ultimo della nostra politica, mentre invece rappresenta solo un buon punto di partenza.
Non condividiamo lo sciogliersi senza riserve nel calderone arancione, perdendo la nostra identità di comunisti. Questo è sintomatico della subalternità ideologica di cui soffre una parte del nostro Partito nei confronti della sinistra borghese e moderata e che nega la possibilità di esercitare in maniera incisiva la nostra influenza ed egemonia.
I processi di apertura per un Partito Comunista non devono avere come obbiettivo lo scioglimento in un contenitore più grande, ma al contrario un allargamento della propria influenza e della propria egemonia ad altri soggetti e, quindi, ad altri strati della popolazione. Un percorso diverso è miope o opportunista.
Pezzi della nostra classe dirigente, quindi, sentono il bisogno di riciclarsi superando il progetto della Rifondazione Comunista, che invece è sempre più all'ordine del giorno in Italia.
A noi militanti il dovere di non disperdere le forze e di riaffermare l'agenda comunista nel nostro Paese, soprattutto nel caso non troppo remoto di una nuova disfatta elettorale.
Guido Salza,
Coordinatore Provinciale Giovani Comunisti Torino
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