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Essere donne in Giappone

Creato il 06 dicembre 2014 da Automaticjoy
Il Giappone, diciamocelo, non è il Paese migliore del mondo per le donne. Giusto per stroncare sul nascere eventuali commenti superflui, è ovvio che nemmeno l'Italia lo sia. Lungi da me l'intenzione di snocciolarvi dati statistici, vorrei parlare della mia percezione a riguardo e di alcune conclusioni a cui sono giunta tramite esperienza diretta.
Arashiyama, yukata
Nonomiya shrinePoco tempo fa Acalia ha scritto un efficace post sulle molestie che le donne ricevono quotidianamente, e a un primo, superficiale sguardo, la situazione giapponese è sensibilmente migliore. La sicurezza, non a torto, è uno dei grandi vanti della nazione. Mi sono capitati un paio di incontri spiacevoli e non è un segreto che sui treni affollati spesso i cosiddetti 痴漢 chikan, pervertiti, approfittino della situazione per allungare le mani, ma solitamente mi sento sicura a tornare a casa a piedi la notte, i "richiami" per strada sono molto rari e se voglio andare a ballare da sola posso farlo senza subire attenzioni insistenti e indesiderate. Più che forme di rispetto, queste, sono il risultato di una sorta di riservatezza congenita, che rende gli approcci diretti con sconosciuti una rarità.
Tutto molto bello, quindi? No, non proprio. Oltre a esempi e illustrazioni sui libri di testo che mostrano ancora le donne che portano il caffé agli uomini seduti in riunione, per dirne una, i problemi veri emergono quando la comprensione della lingua e della cultura aumentano.
Donne e gyudon
Iniziamo con un'assurdità bella e buona, da Alto Medioevo. Chi è stato in Giappone conoscerà Sukiya, Matsuya e le varie catene che servono gyudon (riso con carne di manzo), nelle quali si pranza in poco tempo e con pochi yen. Ecco, in quei ristoranti non ci si aspetta di vedere una donna, soprattutto giovane, da sola. Ho provato a investigare sulle cause, ma come capita tante volte "è così e basta". Incuriosita ho provato a cercare maggiori informazioni su internet, e l'unica risposta è che "ci sono molti uomini", o addirittura "è territorio maschile". In pratica, non si fa perché nessuno lo fa. Questo genere di cose, in questo Paese, mi fanno venire voglia di sbattere la testa fortissimo contro al muro, ma all'atto pratico mi limito a pranzare dove voglio, quando voglio, anche da Sukiya da sola, perché il gyudon mi piace, costa poco, e... ma c'è DAVVERO bisogno di un perché?
wedding in JapanSul matrimonio
La pressione sociale per il matrimonio, in Giappone, è ancora molto forte. Nonostante un po' alla volta i giovani e le giovani stiano iniziando a dare la priorità alla carriera, sono ancora tantissime le ragazze che aspirano a trovare marito e, subito dopo, lasciare il lavoro. Il tutto prima della data di scadenza, i fatidici 30 anni. Qualche mese fa ho avuto una conversazione con una ragazza di 24 anni che si lamentava perché non c'era nessuno che le piacesse, e lei invece voleva sposarsi prima di diventare una obachan (zia, donna di mezza età, ovvero nella sua visione una trentenne), e ricordo la malinconia che mi lasciò quello scambio, la superficialità di una giovane donna per cui quella è la cosa che bisogna fare, e basta.
Sul lavoro
Questo è per me il tasto più dolente. Avevo detto che c'era un'ulteriore ragione, oltre alla stanchezza, che mi aveva fatto passare la voglia di lavorare all'izakaya, e la ragione è il proprietario. Questo tizio, che è anche uno dei capi dell'ufficio di custodia bagagli, ha iniziato fin da subito a fare battute proponendosi come mio papi giapponese, a chiedere insistentemente perché non avessi il ragazzo, "eppure sei carina, e poi hai già 28 anni!", che a me suona come "dato che puoi permettertelo piglia il primo che passa, meglio se giapponese, così ti becchi pure il visto". Queste battute mi toccano inevitabilmente ogni settimana, a volte nella variante "perché non sposi Kobayashi-kun?" (il mio collega, presente in quel momento), a volte come semplici osservazioni sul mio aspetto come se io non fossi lì ("è carina Elena eh?" "eh sì, è proprio bella"), facendomi sentire oggettificata e umiliata.
 tenryuji, yukata
Essendomi stato presentato da Tomoko come "una persona che scherza sempre" ho iniziato a essere piena di dubbi. Fino a che punto, in Giappone, questo tipo di atteggiamento è diffuso e tollerato? E a che punto è diffuso e tollerato in Italia? Ho cercato di esplorare le differenze di mentalità e cultura che portano me, femminista e cresciuta in una città tradizionalmente di sinistra, a sentirmi offesa da un modo di porsi che molti vedono come del tutto lecito e innocente. C'è sempre tanta, troppa gente che non capisce perché, anche se magari il contesto non è quello più adatto, non debba sentirmi lusingata per degli apprezzamenti sul mio aspetto fisico.
Purtroppo c'è molta reticenza in Giappone nello sviscerare problemi sociali, e nonostante faccia del mio meglio per non infrangere regole non scritte, voglio comprendere come funzionano le cose per capire se davvero voglio vivere qui ancora per un po', e allo stesso tempo non ho intenzione di rispettare ridicole discriminazioni che non mi vorrebbero a pranzare da sola in una catena di ristoranti economici, perché non c'è proprio nulla di culturale in questo.
Ne è uscito un post lungo e per nulla esaustivo, ma mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, com'è ai vostri occhi la situazione in Italia o in altre nazioni di cui abbiate esperienza, e ovviamente l'idea che avete riguardo al Giappone.

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