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“Estadio Chile”

Creato il 22 luglio 2012 da Davideciaccia @FailCaffe

“Estadio Chile”Spesso mi sono chiesto cosa provi un uomo che, consapevolmente, vada incontro alla morte, se rassegnazione, rabbia, profondo senso di ingiustizia o chissà cos’altro.

Proprio ieri ho letto un testo di Victor Jara, uno dei maggiori cantautori sudamericani, deportato, con altri sostenitori di Allende nell’Estadio Chile, quindi torturato e freddato dagli uomini di Pinochet.

Nei giorni di prigionia Jara scrisse un pezzo che non fu confiscato perché nascosto nel calzino di un altro prigioniero, musicato, svariati anni dopo da Pete Seeger.

Estadio Chile – Victor Jara

Siamo in cinquemila, qui,
in questa piccola parte della città.
siamo in cinquemila.
Quanti siamo, in totale,
nelle città di tutto il paese?
Solo qui,
diecimila mani che seminano
e fanno marciare le fabbriche.
Quanta umanità
in preda alla fame, al freddo, alla paura, al dolore,
alla pressione morale, al terrore, alla pazzia.

Sei dei nostri si son persi
nello spazio tra le stelle.
Uno morto, colpito come non avevo mai creduto
si potesse colpire un essere umano.
Gli altri quattro hanno voluto togliersi
tutte le paure,
uno saltando nel vuoto,
un altro sbattendosi la testa contro un muro,
ma tutti con lo sguardo fisso alla morte.
Che spavento fa il volto del fascismo!
Portano a termine i loro piani con precisione professionale
e non gli importa nulla.
Il sangue, per loro, è medaglia.

La strage è un atto di eroismo.

È questo il mondo che hai creato, mio Dio?
Per tutto questo i tuoi sette giorni di riposo e di lavoro?
Tra queste quattro mura c’è solo un numero
che non aumenta.
Che, lentamente, vorrà ancor più la morte.

Ma d’improvviso mi colpisce la coscienza
e vedo questa marea muta,
vedo il pulsare delle macchine
e i militari che mostrano il loro volto di matrona
pieno di dolcezza.
E il Messico, Cuba e il mondo?
Che urlino questa ignominia!
Siamo diecimila mani
in meno che producono.
Quanti saremo in tutta la patria?
Il sangue del Compagno Presidente
colpisce più forte che le bombe e le mitraglia.
così colpirà di nuovo il nostro pugno.

Canto, che cattivo sapore hai
quando devo cantar la paura.
Paura come quella che vivo,
come quella che muoio, paura.
Di vedermi fra tanti e tanti
momenti di infinito
in cui il silenzio e il grido
sono i fini di questo canto.
Ciò che ho sentito e che sento
Farà sbocciare il momento.

Nel Settembre 2003, nel trentennale del golpe, l’Estadio Nacional de Chile è stato intitolato a Victor Jara.


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