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Esterofilia

Da Lanterna

La prima volta che sono venuta in contatto con Biligue per gioco ero molto scettica: OK chi ha un compagno straniero e/o vive in un Paese straniero, ma chi vive in Italia con compagno italiano come può cercare di crescere dei figli bilingue? Non è un po' artificioso?
Leggendo le risorse all'interno del sito, mi sono convinta che è possibile, se c'è passione. Così com'è possibile che una bambina di 9 mesi faccia lo shimmy di spalle sull'onda della passione di sua madre per la danza orientale. O com'è possibile che la stessa bambina impari a riconoscere e ballare lo zar.
Noi questa passione non l'abbiamo, non abbiamo neppure una conoscenza così perfetta di una lingua da poterla passare ai nostri figli. Abbiamo però la fortuna di avere diversi bambini bilingui nella scuola di Amelia.
La mamma di uno di questi, Caroline, è madrelingua inglese e ha scelto di fare un corso settimanale con i bambini di 3-4 anni. Inizialmente non me ne ero interessata, credendo che Amelia non fosse ricettiva. Invece, dopo qualche settimana dall'inizio del corso, Amelia stessa mi ha chiesto di partecipare (probabilmente per divertirsi un'ora in più con i suoi amici e con Caroline, che è un'animatrice nata).
Da lì, Amelia è stata sempre più interessata all'inglese: oltre a ripetere le cose imparate durante le lezioni, guarda volentieri programmi in inglese, al punto ogni tanto di chiederci di mettere i DVD nella versione in lingua originale (non è la prima volta che lo facciamo, ma è la prima volta che lo facciamo con lei).
Appena dopo il periodo British (che comunque non si è concluso - spero anzi di organizzare degli incontri di conversazione anche per adulti l'anno prossimo), è tornato in auge un cartone che vedevamo spesso quando lei era piccola e che poi abbiamo lasciato un po' cadere (nonostante a me piaccia sempre da impazzire), ovvero Azur e Asmar. La passione le è tornata perché Ettore si è innamorato dei djinn e ha cominciato a chiedermi ossessivamente di vedere il film (della storia non gli frega poi molto, vuole vedere i djinn e gli elfi). Inoltre, a suo tempo, io avevo imparato le parole della Chanson d'Azur et Asmar, in francese (che conosco a livello poco più che scolastico - lo leggo benissimo, lo capisco così così, lo parlo e scrivo male) e in parte anche in arabo (che capisco molto poco, ma un pochinino mi oriento).
Insomma, che è che non è, ci siamo trovati con Amelia che canta la canzone in arabo e vuole vedere il cartone in francese (ma il cartone ha anche parti in arabo).
Luca riesce a seguire il film in francese, perché lo conosce praticamente a memoria, come me.
Recentemente, sull'onda del successo del francese in casa mia, ho comprato un cofanetto DVD di una serie che ci era molto piaciuta su RAI3, Cacciatori di draghi. Siccome la versione inglese è solo per USA e Canada e la versione italiana non esiste in commercio, ho optato per quella originale francese. Che è tosta da capire (soprattutto perché alcuni personaggi parlano o velocemente o con voce alterata), ma mi sta dando delle belle soddisfazioni. Prima fra tutte, quella di suscitare in Luca il desiderio di conoscere meglio il francese (si sa mai che ci decidiamo finalmente ad emigrare in un caseificio francese).
E così arriviamo ai miei più recenti acquisti online: su Amazon.fr, ho preso due libri appartenenti al merchandising di Azur et Asmar, per accontentare Amelia che sente la mancanza di un libro su cui farsi raccontare la storia.
Ecco, non so quanto durerà questa passione per le lingue straniere e non so quante energie potremo/vorremo spendere su questo fronte. Per ora, ci entusiasma l'idea di imparare quasi insieme e quasi ad armi pari.
In realtà, se le cose continuassero così, non mi interesserebbe neppure più di tanto che i miei figli imparino benissimo una lingua straniera (intendiamoci: ne sarei contenta). Sull'onda di quello che rivedo in me, mi interessa di più che capiscano i meccanismi di interpretazione di una lingua straniera e li applichino per capire lingue che non hanno mai studiato.
Per esempio: il fatto di sapere bene il latino e di aver studiato filologia romanza mi consente di capire abbastanza bene (almeno nello scritto) la maggioranza delle lingue neolatine (fa eccezione il rumeno, lì son messa peggio che col tedesco).
Oppure: anche se sono ben lontana dal dire che capisco l'arabo, il fatto di ricordare un pochino di lessico mi fa ripetere la mia strofa in modo meno meccanico.
Mi basterebbe che i miei figli arrivassero a questo: mi basterebbe che l'idea di dover imparare una nuova lingua non li bloccasse, che non condizionasse le loro scelte. Vorrei dare loro una chiave per aprire molte porte, dal momento che non posso permettermi la casa intera.


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