Siamo arrivati al punto che dichiarare la “normalità” è doloroso e sconvolgente. Incredibile ma vero, Oprah Winfrey, la 56enne regina del talk-show americano, piangendo ha negato davanti alla sterminata platea la sua omosessualità: “Non sono lesbica”. Con questo outing controcorrente, la signora del video ha così chiarito il suo rapporto con l’amica di sempre, Gayle, “è la sorella che tutti vorrebbero avere, è l’amica che tutti desiderano. Non conosco una persona migliore” ha spiegato e senza temere l’impopolarità del “coraggioso” gesto.
Lo sconvolgente di questo racconto è constatare che dall’aria che tira nel mondo Occidentale del sensazionalismo sono molti quelli che la considerano una delusione, sicuramente le avrebbe reso meglio la dichiarazione d’essere lesbica, perché è un fatto che al giorno d’oggi nel mondo dello spettacolo una bella consacrazione omo spalanchi le porte della popolarità. Nell’era dell’orgoglio gay il confine diventa sempre più labile se da una parte dobbiamo pensare che si arrivi al punto che artisti in crisi di ingaggi, sfruttino le voci più ambigue pur di rialzare velocemente le proprie quotazioni, il proprio fascino, la propria notorietà, dall’altra ora si arriva anche a prendere in considerazione che la confessione davanti alle telecamere di Oprah Winfrey assume tutto il sapore di un gesto storico.
Siamo o non siamo nell’era della globalizzazione e alle soglie del futuro più tecnologico e allora non dovremmo combattere per rivendicare il diritto ad avere un posto nella società, rispettabile e rispettato, onesto e incorruttibile? Tanto per cominciare, chi ha vissuto gli anni rinchiuso nascondendo i suoi pensieri, i suoi desideri
sessuali, la sua sfera emotiva, sa bene quale senso di sollievo e gioiosità si provi ad essere finalmente liberi di esprimersi secondo le proprie inclinazioni, ma arrivare ad autodefinirsi “contento” o “orgoglioso” di essere etero mi sembra troppo.Dunque non basta più che un gay non abbia ragione di essere felice o orgoglioso di avere come oggetto sessuale le persone del proprio sesso, perché c’è chi lo vuole infelice e mortificato, proprio a causa della sua identità sessuale. A cominciare dalla Chiesa cattolica, che non ammette gli omosessuali all’interno del suo gregge con il conseguente corollario di un senso di infelicità e vergogna per quello che sono. Ora ci aggiungiamo anche che si debba soffrire nell’essere “secondo natura”.
Ebbene ci indirizziamo verso un panorama così infelice per tutti ? Non dovremmo procedere a passo spedito verso il riconoscimento dei diritti umani in genere e sentirci tutti un po’ più felici e un po’ più orgogliosi indipendentemente dall’identità sessuale di genere e di orientamento?
Il mondo è pieno zeppo di cose, cose diverse fra loro – uomini che amano altri uomini, donne che hanno la pelle sc
ura, anziani che hanno una fede che noi non capiamo, ma pur sempre persone. E’ impensabile che l’istinto di amare incondizionatamente debba scontrarsi con l’opinione pubblica, libertà e amore, sono due parole chiave e dovrebbero avere un qualsiasi nome, un qualsiasi colore della pelle, una qualsiasi età. Malgrado tutto, meriteremmo soltanto di essere amati, di amare e vivere una vita libera.