Di Grazia Serao. Il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha annunciato che il decreto legge sulla fecondazione eterologa sarà portato in Consiglio dei Ministri giovedì prossimo. Ma neanche il tempo di nascere che è già guerra sui contenuti. A finire al centro delle polemiche stavolta è la volontà della Lorenzin di rendere impossibile l’identificazione della razza del donatore/donatrice di gameti.
Sul punto il Ministro della Salute si trova in totale disaccordo con gli esperti che solo qualche settimana fa avevano in un’apposita lettera contribuito a creare le linee guida del decreto. Questi infatti avevano raccomandato che il donatore avesse non solo stesso gruppo sanguigno, ma anche lo stesso colore di occhi e di pelle dei futuri genitori. Compatibilità che devono essere garantite dal centro specializzato in carico della fecondazione assistita.
La Lorenzin non nasconde il suo disappunto: “Se vuole se ne occupi il Parlamento. Per me sarebbe una discriminazione razziale“.
Si tratta a questo punto di bilanciare diversi interessi: da un lato quello dei genitori a che il donatore risponda alle loro attese; dall’altro il diritto del donatore all’anonimato e dunque a non vedersi etichettato con l’indicazione della propria razza.
Al Parlamento, dunque, l’ardua sentenza. Sta di fatto che le voci su questo provvedimento sono diverse e discordanti. La senatrice Pd Laura Puppato ha bollato come inutile il decreto, sottolineando che alla luce della sentenza della Corte Costituzionale, che già ha dichiarato illegittimo il divieto di fecondazione eterologa, sarebbe stata sufficiente l’emanazione di semplici linee guida.
E’ possibile inoltre che nel provvedimento sia inserito anche un “piano nazionale di fertilità”, con l’obiettivo di far crescere nuovamente il tasso di natalità, che oggi lambisce appena l’1%. Beatrice Lorenzin ha dichiarato di aver convocato un gruppo di lavoro per aprire un dibattitto culturale sul tema.