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Costantino Della Gherardesca scrive per Vogue: "Ethel Granger, la donna con la vita più sottile nella storia dell’umanità, fu in realtà il prodotto di un feticismo sessuale (e modaiolo). Suo marito, l'astronomo William Arnold Granger, credeva infatti che la moda influenzasse la struttura dei nostri pensieri più intimi: le donne piatte di seno, che egli considerava il risultato delle tendenze di stile degli anni 20, erano il sottoprodotto di un’ossessione ben più grave, a suo parere, della sua fissazione per la vita sottile.
Sia William che Ethel erano nati agli inizi del Novecento nel Cambridgeshire e finché furono sposati William espresse sempre disapprovazione per qualunque esempio di moda femminile che si allontanasse dal suo ideale di vitino da vespa: era anche ferocemente contrario, ad esempio, alla linea Impero che fece la sua comparsa nel 1958. Inoltre era sinceramente convinto che "nei periodi in cui le donne hanno la vita molto sottile, si registra un aumento della popolazione". Prima di sposarsi Ethel era una ragazza di 23 anni, insignificante e non certo sofisticata, che usava indossare proprio quegli abiti senza forma che William tanto detestava.
William parlò a Ethel della sua passione per i corsetti, ed espresse il suo desiderio di sentirne uno indosso a sua moglie. In una giornata epocale, William mise il braccio attorno alla vita di Ethel, e la donna gli domandò "Tesoro, non noti nessuna differenza?". La notò, eccome: un corsetto che riduceva la vita di Ethel a meno di 60 cm, più o meno la misura naturale del suo girovita, che da quel momento iniziò il suo processo di cambiamento. Inizialmente Ethel era ben contenta di indossare il corsetto solo durante il giorno, ma William la convinse a tenerlo anche di notte. Dopo alcuni anni il girovita di Ethel divenne leggenda, arrivando a 33 cm, la vita più sottile mai comparsa sul Guinness Book of Records, quell’istituzione degli anni Cinquanta.
Non si può negare che William Arnold Granger sia stato uno dei più severi dittatori nella storia della moda. Sui risultati raggiunti dalla moglie, scrisse: "Se riuscirà a eclissare in qualche modo le altre donne, sarà una vittoria per cui è valsa la pena soffrire così tanto". William si riferiva non solo allo sforzo necessario ad assottigliare la vita, ma anche alla sofferenza causata dai tacchi alti e dai piercing, entrambi elementi ugualmente fondamentali nella sua visione simbolistica della moda e delle femminilità.
A proposito degli orecchini a clip William scrisse: “Non vi è nulla di più ripugnante per il purista che vedere il lobo dell’orecchio di una donna schiacciato da una clip o da una chiusura a vite. Come paragonarli al delicato foro da cui i gioielli pendono liberamente?”. Sarebbe riduttivo considerare la vicenda di Ethel e William Granger semplicemente come il risultato dei desideri sadici di un marito dalle esigenze sessuali morbose e che voleva rendere storpia sua moglie: si tratta di una coppia che desiderava esprimersi, e che aveva abbracciato una sottocultura fetish che in quel periodo, alla fine degli anni 20 e negli anni 30 e 40, aveva come punto di riferimento riviste quali London Life
Forse si potrebbe asserire che Ethel e William erano l’equivalente Art Déco di Leigh Bowery e Trojan. Di sicuro, se Vogue Italia dedica un intero servizio, compresa la copertina, ai faddist di Peterborough significa che, come Leigh Bowery, i Granger saranno fonte di “ispirazione” per generazioni di stilisti a venire."
Il risultato ottenuto da Ethel e il marito è davvero sconcertante, quasi macabro e sinceramente non vi trovo nulla di sensuale in tutto ciò, ma l'ispirazione artistica di Vogue.it è veramente interessante. Un articolo che va letto con un velo di leggerezza e consapevoli del fatto che Vogue non intende imporre o suggerire un nuovo canone di bellezza fatto di malformazioni e feticismo!
Viva le donne VERE.
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