Questo matrimonio s’ha da fare. E stavolta per davvero.
Etihad, compagnia aerea degli Emirati Arabi, ha detto si: l’affare con Alitalia, dopo vari e tira e molla che avevano fatto pensare che la trattativa fosse ormai saltata, siamo invece ad un passo da un accordo decisivo per il futuro di quella che si profila ormai come ex Compagnia di Bandiera italiana.
Dopo l’approvazione, con la conferma dell’accettazione delle condizioni da parte del consiglio di Alitalia e dei suoi stakeholder, le compagnie aeree procederanno alla preparazione della documentazione finale per completare l’operazione proposta in linea con le regole dell’Unione europea e gli altri requisiti normativi.
Secondo indiscrezioni Etihad investirebbe una cifra pari a 500 milioni subito e altri 60 l’anno prossimo, entrando in società con una quota che oscilla tra il 45 e il 49% del capitale; il ministro dei trasporti Lupi ha espresso ovviamente la sua soddisfazione per la buona riuscita dell’accordo commentando che “Oggi è un giorno importante per Alitalia, direi decisivo per la nostra compagnia di bandiera di bandiera e per l’intero trasporto aereo italiano.”
La partnership con la compagnia di Abu Dhabi, infatti, prevede grandi potenzialità economiche: rientra all’interno di un grande piano industriale in cui è previsto un forte rilancio degli aeroporti di Fiumicino e Malpensa e rientra all’interno del programma del premier Renzi, che sta lavorando per rendere l’Italia nuovamente attraente per gli investitori stranieri.
L’altra faccia della medaglia, però, non prevede né sorrisi né festeggiamenti. O almeno non per tutti. Etihad infatti, ha posto come condizione per la buona riuscita dell’accordo 2.200 esuberi, meno dei 2600-3000 che si ipotizzavano, ma che restano comunque una questione molto delicata per i vertici delle due compagnie aeree. Questo richiederà un doppio passaggio: una intesa sindacale, e l’intervento del Governo sul fronte degli ammortizzatori sociali da mettere in campo.
Altro punto chiave delicatissimo è il nodo del debito: Etihad infatti è riuscita ad ottenere la cancellazione di una parte corposa del debito proprio come aveva richiesto; le maggiori banche creditrici, Intesa Sanpaolo, Unicredit, Popolare di Sondrio e Mps, cancelleranno un terzo del debito (560 milioni) e convertiranno il resto in azioni.
Sembra davvero che questa sia la volta buona. Dopo anni di ricerca di un partner internazionale che si facesse carico di quello che resta della disastrosa gestione passata di Alitalia, che costa ai cittadini migliaia di milioni di euro al giorno; dopo i “flirt” falliti con KLM prima ed Air France dopo, questa volta niente fa pensare ad un fallimento della trattativa. Ai piani alti sono tutti fiduciosi; il partner giusto probabilmente è stato trovato, a quasi 6 mila chilometri di distanza.