Presenterò ora una serie di casi e di criteri con cui l’etnicità viene riconosciuta giuridicamente. Contrariamente a quanto pensano coloro che parlano di ‘purezza’ culturale, questi casi dimostrano che anche esempi di evidente meticciato vengono riconosciuti come convincenti non solo a livello culturale, ma anche a livello legale, il che negli USA e in Canada comporta vantaggi anche economici.
I Lumbee sono un gruppo etnico molto consistente che abita lungo il fiume Lumber in North Carolina, soprattutto nella Contea di Robeson, che si può considerare la loro «patria», ma esistono colonie di Lumbee in varie città, come Richmond, Filadelfia e Baltimora.
Essi vennero scoperti, all’inizio del XVIII secolo, da coloni scozzesi e ugonotti francesi che penetravano all’interno della Carolina; inspiegabilmente parlavano inglese, coltivavano il suolo, possedevano schiavi e avevano clan con nomi di origine anglo-scozzese come Berry, Lowrie e Oxendine, anche se non avevano niente a che fare con gli scozzesi degli Highlands che parlavano gaelico ed erano emigrati in massa nelle vicinanze, nel Settecento. Dal 1860 circa essi vennero classificati come “persone di colore libere” e poi come “free Negroes”, come è capitato a molte popolazioni miste del Sudest degli USA, che vennero raggruppate dagli storici insieme ai neri che erano stati liberati prima della Guerra di Secessione come “free Negroes”. Come risultato essi persero il loro diritto di voto e quello di testimoniare contro un bianco in tribunale.
Verso il 1888 lo storico locale Hamilton McMillan pubblicò Sir Walter Raleigh’s Lost Colony, in cui supponeva che i Lumbee (che ancora non avevano assunto questo nome) fossero in realtà i discendenti dei coloni inglesi della Colonia Perduta di Roanoke, che erano scomparsi e che molti supponevano avessero trovato rifugio dalla carestia presso gli indiani. Egli chiamò questi indiani Croatans e per un certo periodo i lumbee accettarono questo nome. Oggi la teoria di McMillan è articolo di fede tra i Lumbee e anche molti Caroliniani la guardano con simpatia, perché dona una patina di aristocrazia indigena allo Stato.
Nel 1967-68, Lumbee non era ancora un nome del tutto accettato (significa abitanti sul fiume Lumber) e Croatan era diventato un insulto, per via della pronuncia che assomiglia a crow, corvo, lo stereotipo del nero (Jim Crow). Altri Lumbee preferivano la teoria che li legava a gruppi indiani storicamente documentati, come i Cherokee e i Cheraw e un gruppo faceva riferimento ai Tuscarora.
Tuttavia essi condividevano fondamentalmente due episodi della loro storia comune: le gesta di Henry Berry Lowrie, un Robin Hood locale, che guidò una guerriglia contro i sudisti durante la Guerra di Secessione e la cacciata a fucilate del Ku Klux Klan da Robeson County nel 1958.
Nel censimento del 1970 i Lumbee apparivano, pur non essendo riconosciuti pienamente a livello federale, come il quinto maggior gruppo indiano degli USA. Grazie agli sforzi dei loro leader e all’appoggio di politici locali essi sono riusciti ad essere riconosciuti come indiani dal Congresso della North Carolina. Essi sono in prima linea, insieme a molti altri gruppi senza trattato dell’Est, nel cercare riconoscimento federale come indiani, in un’area dove l’interazione con i bianchi è la più antica e dove la presenza di qualche goccia di sangue nero fa presto a far scivolare una comunità dalla posizione di “indiano” a quella di “negro”. Nel 1972 i Lumbee parteciparono alla marcia chiamata il Sentiero dei Trattati Infranti, organizzata dall’American Indian Movement, ed entrarono, anche grazie alla buona scolarizzazione di scuole finanziate da loro, nella Indian Claims Commission federale e nell’Indian Policy Review Board. Con l’aumentare della loro militanza e della loro influenza sugli affari pan-indiani, molti indiani di riserva si sono opposti al loro accesso ai benefici che derivano dall’essere un indiano riconosciuto federalmente. Nel 1975, per esempio il National Congress of American Indians rifiutò ai Lumbee il rinnovo della tessera.
I Lumbee parlano inglese, sono cristiani (non sanno che religione avevano né che lingua parlavano prima di essere stati ‘scoperti’ dai coloni) lavorano in occupazioni simili a quelle dei loro vicini e abitano in case praticamente uguali. Non hanno rituali, danze, canti o artigianato “esotici” né si vestono in modo particolare; non ricordano i loro “modi tribali” e presentano una varietà di tratti somatici che denuncia sia sangue bianco che nero. Sanno di non essere bianchi e non vogliono in nessun caso essere confusi con i neri.
«Il Lumbee Act federale del 7 giugno 1956 ripete il divertente mito d’origine di questa gente come proprietari di piantagioni nella Robeson County precedenti gli europei, li riconosce come indiani ma non come tribù e, con lo stesso fiato, nega loro speciali privilegi o servizi federali. I Lumbee continuano a far pressioni per ottenere statuto federale completo. … L’una o l’altra fazione a Robeson County ha tentato di organizzarsi intorno ai sette o otto sopravvissuti dei ventidue residenti che furono dichiarati essere “di metà o più sangue indiano” dal Bureau of Indian Affairs nel 1938. Questa dichiarazione era basata su uno studio pseudo-antropologico sponsorizzato dal BIA che in retrospettiva è ridicolo. Circa duecento individui vennero sottoposti a test fisici, compreso l’esame di campioni di sangue, per accertare la loro eredità indiana. I fattori etnostorici e la genealogia vennero completamente ignorati. In effetti, l’ascendenza immediata venne congedata con un fratello respinto come meno di metà indiano e un altro accettato nei termini sanciti dall’Indian Reorganization Act del 1934 come metà o più di sangue indiano. Raramente l’approccio del quantum di sangue è stato maltrattato altrettanto» (Feraca 1990:26-27).
(segue)
Blu, Karen I. The Lumbee problem: the Making of an American Indian people. 1980; Lincoln: Nebraska UP, 2001 (prima edizione New York: Cambridge University Press, 1980).
Feraca, Stephen E. Why Don’t They Give Them Guns?: The Great American Indian Myth. Lanham: University Press of America. 1990.