Magazine Cultura
da orgogliosa genovese quale sono, non potevo perdermi una delle manifestazioni più importanti della mia città: no, non sto parlando dell'evento mediatico ottobrino chiamato Salone Nautico, dove i Tronchetti-Provera e i Briatore di turo vanno a scegliersi lo yacht su cui passare le prossime vacanze con la stessa nonchalance con cui noi guardiamo gli alberghi su Venere.com o Expedia, ma mi riferisco all'Euroflora.
Andare a questo evento, per un genovese, è un autentico fioretto, una specie di esercizio per il controllo della rabbia in quanto la città stravolta diventa a misura-Euroflora anziché a misura di cittadino.
Genova dovrebbe puntare di più sul turismo, lo ammetto, l'acquario e il Porto Antico sono elementi da valorizzare così come Via Garibaldi, i carruggi del centro storico, Patrimonio UNESCO, piazza De Ferrari (considerata una delle piazze più belle del mondo per via della sua stravagante prospettiva), via XX Settembre, Palazzo Ducale (già, non c'è solo quello a Venezia) e tutti i monumenti noti, ma i responsabili di logistica del Comune dovrebbero farlo in maniera intelligente e non da polli con la stessa maestria con cui gestiscono questi eventi straordinari che creano un sacco di disagio al cittadino che non sa più come circolare nelle strade che una volta conosceva tanto bene e si ritrova a posteggiare a duemila chilometri di distanza perché nella riorganizzazione dei parcheggi non sa dove lasciare la macchina.
A Genova bisognerebbe girare solo coi mezzi pubblici, ma coi biglietti a 1.50€ (e ci tengo a sottolineare che a Milano costa 1€), gli autobus vecchi e scalcagnati, la metropolitana-lumaca, il traffico perenne e i treni da deportazione, la macchina diventa l'elemento indispensabile del cittadino che, in media, impiega dai 20 ai 40 minuti di strada per arrivare in ufficio la mattina, tempo che, mi diceva un mio amico emiliano, lui adopera solo nei week end quando dall'Università di Bologna ritorna a Reggio Emilia: per lui si tratta del viaggio della settimana, i miei colleghi invece fanno i pendolari tutti i giorni dalla città a Milano per la bellezza di 2 ore di treno/carro bestiame e tre abbonamenti (AMT Genova, Trenitalia, ATM Milano).
Ma tornando all'Euroflora, le cose si fanno in grande, sebbene non mi abbia esaltata al punto da non capire più niente: indubbiamente molto scenografica, è stata però poco innovativa preferendo puntare sul classico e assicurarsi l'approvazione di una grossa fetta di pubblico, che in periodo di crisi come questo non è poco, piuttosto che tentare qualche strada rischiosa.
Tra gli stand delle regioni e quello dedicato all'Unità d'Italia sono rimasta colpita dalla dedica che è stata fatta alla Principessa Sissi, una delle nostre beniamine che si contende il posto di favorita insieme a Jane Austen.
Naturalmente ci ho fatto una foto, perché io quando viaggio sono una giapponese con fotocamera alla mano e ho scattato circa 200 fotografie (già epurate degli orrori sfuocati, mossi, con teste varie e con mani vaganti).
Ci tenevo a mostrarvela perché Sissi è uno dei personaggi simbolo dell'epoca che tratta questo blog e perché, lo confesso, volevo parlare con voi della mia amata e odiata città.
Un genovese, alla fine, mugugna tanto della sua Zena, ma alla fine non riesce a integrarsi davvero da nessun'altra parte: dove altro troveresti persone che non prendono sul serio tutte le tue lamentele, ma lasciano correre considerando ciò lo sport cittadino insieme alla gara di pestaggio nel mortaio?
www.euroflora2011.it
Dalla vostra inviata a Zena è tutto, passo la linea alla redazione.
Mauser
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