E’ di pochi giorni fa l’accorato appello di Mikis Theodorakis a sostegno del popolo greco, per la difesa della libertà e della democrazia contro la dittatura delle banche, dei politici corrotti e dell’euro, che diversi segnali ci rendono evidenti come questi cavalieri dell’apocalisse prendano sempre più forma e concretezza nei rappresentati dei governi europei che saccheggiano le risorse dei ceti più deboli mantenendo l’immunità nei confronti di banche e di evasori fiscali che hanno generato le voragini nei conti pubblici. L’assalto alla democrazia trova oggi, in alcune note di agenzia, la sublimazione nella possibilità che il voto in Grecia possa essere posticipato in quanto il popolo non sarebbe nel periodo attuale in grado di percepire i segni positivi di una manovra “lacrime e sangue”. Considerazione semplicemente infame! Privare il popolo di esprimere attraverso il voto la propria volontà. Che ciò poi avvenga in quella che fu la culla della democrazia è quanto di più riprovevole si possa manifestare cogliendo quanta ipocrisia alimenti dibattiti e valori su cui fondare le origini della cultura stessa europea. Ma se Atene piange Roma non può sicuramente ridere. Già le volgarità della rappresentante degli industriali italiani sarebbe sufficiente a risposte dure senza possibilità di replica, industriali che hanno utilizzato la cassa integrazione per tutelare i loro profitti a scapito di tutta la comunità, e non casualmente la Marcegalia si premura di non voler toccare per ora lo stato attuale della cassa integrazione, per voler continuare a infilare le mani in quell’istituto dando dei ladri e fannulloni a coloro che quel “capitale” ha materialmente prodotto, rompendosi il fondoschiena quotidianamente, versando sistematicamente i contributi vedendo allontanare sempre di più il meritato riposo a fine di una vita lavorativa. A prestare sponda al padronato (riappropriamoci del lessico corretto) interviene il ministro Fornero, che si permette un bieco out-out (prendere o lasciare) sul tema del mercato del lavoro e sulla liberalizzazione del licenziamento “ingiustificato” e discriminatorio. Se facciamo la semplice considerazione che questo governo non è espressione di libero voto, che nell’ipotesi che si potrà (se ce lo concederanno) andare a votare tra un anno, lo si farà con la probabile candidatura alla presidenza della Repubblica dell’attuale premier Monti, le ragioni per temere per la tenuta democratica del nostro paese ritengo sia reale e evidente. Nuovamente si sta movendo il movimento degli indignados prospettando una ulteriore giornata di lotta internazionale, nuovamente ribadisco che la soluzione non è più possibile ritrovarla negli ambiti nazionali, perché a livello internazionale vengono dettate le regole di questa politica capitalista. Sollecito, e invito tutti coloro che saranno in grado di farlo ad accompagnare questa sollecitazione, affinché sia il movimento dei lavoratori europei a manifestare contro queste politiche inique e antidemocratiche attraverso la rete dei sindacati europei.
Loris