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Europei di Quidditch a Bruxelles: italiani quarti

Creato il 06 febbraio 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online

Bruxelles, primi due giorni di febbraio. Nella cornice del Parc de Woluwé, sotto lo sguardo curioso di passanti e spettatori, si svolgono gli Europei di Quidditch. Partecipano squadre che vengono dalla Spagna (Barcellona), dall’Italia (Brindisi, Milano), dalla Francia (Parigi, Nantes, Lille), dall’Inghilterra (Oxford), dalla Norvegia e dal Belgio (Bruxelles, i padroni di casa). Dopo due giornate di sfide all’insegna della sportività, gli Oxford Chimeras salgono sul gradino più alto del podio. Subito dopo si piazzano i Paris Phénix e i Belgian Qwaffles. Quarto posto per la prima squadra italiana, i Lunatica. Le prime sei squadre hanno staccato il pass (Golden Ticket) che permetterà loro di volare in South California per la World Cup che si terrà in America il prossimo maggio.

Durante la prima giornata, il clima non è stato certo favorevole: pioggia e vento hanno trasformato il campo in una vera e propria piscina di fango. Tuttavia, il maltempo non ha frenato lo spirito di amicizia che ha prevalso durante tutti gli incontri. Le squadre hanno vissuto due giorni di festa: chi sul campo si è rivelato un rivale duro e inarrestabile, al termine della partita si è sciolto in sorrisi, abbracci e scambi d’opinione, in un’atmosfera generale di totale rispetto per gli avversari.

Un piccolo aneddoto: protagonisti assoluti del torneo sono stati i boccinatori, che hanno regalato grande spettacolo. Tanghi, boccinatore e membro dei Belgian Qwaffles, durante gli incontri infilava waffles in bocca ai cacciatori prima della partenza, e ai cercatori durante il tentativo di cattura del boccino d’oro.

Abbiamo intervistato tre protagonisti dell’Europeo di Quidditch, per approfondire le emozioni che questo torneo ha regalato ai suoi partecipanti. Hanno risposto alle nostre domande Soraya Abbagnato, capitano, battitrice e cacciatrice dei Paris Frog Quidditch, Gabriele Caso, battitore dei Milano Meneghins Quidditch e infine Andrea Miglietta, fondatore, cacciatore e capitano dei Lunatica Quidditch Club.

Che cosa ha significato per te partecipare all’Europeo di Quidditch a Bruxelles?
Soraya: Partecipare all’Europeo era un modo per dimostrare che il Quidditch esiste, che c’è gente che lo pratica. È stata un’occasione per me e per il mio team di vedere quello che siamo capaci di fare di fronte ad altre squadre. L’Europeo è sempre stata un’opportunità di incontro con altri giocatori: ci divertiamo, ci diamo consigli e ci invitiamo ad altri tornei.
Gabriele: Partecipare all’Europeo per me ha significato mettermi alla prova sia come giocatore sia come membro di una squadra. Non è stata una semplice competizione, ma un’occasione per imparare molto e soprattutto per entrare in contatto con tante belle persone provenienti dall’Europa. È stato magnifico affrontare gli avversari sul campo e poi, a fine partita, scambiarsi opinioni, ridere e farsi i complimenti a vicenda per il buon gioco.
Andrea: Sarò sincero: partecipare all’Europeo è stata la realizzazione di un sogno che coltivo da più di un anno. In particolare, questo evento ha significato mettersi alla prova e conoscere altre realtà dal punto di vista umano, non solo sportivo. Al di là del risultato, per ogni squadra lo scambio di idee e la visione di diversi stili gioco è fondamentale per crescere sportivamente.

Come è si è classificata la tua squadra? Se dovessi dire un punto di forza del tuo team e un punto su cui migliorare, quali diresti?
Soraya: I Paris Frog Quidditch sono arrivati quinti. Siamo capitati nel girone più difficile, quello della morte: abbiamo fatto del nostro meglio per uscirne vivi. Come capitano della squadra, sono molto fiera e orgogliosa di come ci siamo comportati, i ragazzi sono sempre più determinati. Il nostro punto forte è che ci rendiamo indispensabili l’uno per l’altro, e avanziamo insieme. Sempre. Quello su cui dobbiamo migliorare sono le tattiche speciali, da utilizzare contro squadre speciali, quando la partita è molto difficile.
Gabriele: La mia squadra, i Meneghins, si è classificata al settimo posto, sono davvero soddisfatto. Il nostro punto di forza è il fatto che giochiamo sempre al meglio delle nostre possibilità. Al termine di ogni partita, non importa se abbiamo vinto o perso: se ci abbiamo “dato dentro” e ci siamo impegnati al massimo, allora siamo felici. Dovremmo, invece, migliorare i nostri allenamenti. Ci “diamo dentro” anche lì, sia chiaro; il vero problema è la frequenza: siamo tutti pieni d’impegni durante la settimana, perciò riusciamo ad allenarci solo nel week-end. Ma sono sicuro che d’ora in poi ci alleneremo in modo diverso, ispirati dall’esperienza dell’Europeo.
Andrea: I Lunatica sono arrivati quarti in classifica, inutile dire che siamo molto orgogliosi. Credo che ci sia tanto da migliorare, non si arriva mai alla perfezione. Il nostro punto debole era evidente: il basso numero di giocatori, che ha portato a un enorme dispendio di energie. Eravamo solo in otto: praticando uno sport come il Quidditch, dove in campo si gioca in sette, con cambi frequenti e fondamentali, c’era il rischio di avvertire la fatica e quindi di demoralizzarsi. Le nostre armi in più? Il gruppo, il gioco di squadra e la volontà di far bene contro ogni pronostico. Abbiamo affrontato squadre col doppio dei nostri giocatori senza curarci del numero. Abbiamo osato, non senza un pizzico di fortuna.

Quanto è diffuso il Quidditch nella tua città? Che cosa hai portato di Milano/Brindisi/Parigi a Bruxelles e che cosa, invece, ti porti indietro?
Soraya: A Parigi ci sono due squadre molto competitive. La gente comincia a prenderci sul serio e per noi diventa sempre più facile trovare persone che vogliono giocare con noi. Cosa ho portato da Parigi? La pioggia! No, scherzo, forse la gioia di una squadra unita e che vuole vincere sempre, ma con fair play. Mi sono portata a casa un sacco di ricordi di gente fantastica, ricordi che confermano la mia decisione di continuare a praticare il Quidditch a tutti i costi. Ho guadagnato anche la maglia di Andrea, capitano dei Lunatica. Mi è spiaciuto molto non poterlo affrontare sul campo.
Gabriele: Sempre più persone si avvicinano al Quidditch, quindi anche alla nostra squadra. Negli ultimi mesi in molti hanno provato a giocare con noi, a Milano. Anche io mi sono avvicinato al Quidditch per semplice curiosità e poi.. me ne sono innamorato. Credo di parlare anche a nome degli altri giocatori italiani quando dico che a Bruxelles abbiamo portato il nostro entusiasmo e la voglia di confrontarci con altre squadre. Per quanto mi riguarda, mi sono portato a casa come souvenir tante nuove amicizie, molti bei ricordi e la consapevolezza di poter sempre migliorare il mio gioco: ho imparato parecchio sia dalle vittorie sia dalle sconfitte.
Andrea: Brindisi è una piccola città del sud Italia: allenandoci in un parco pubblico, abbiamo avuto la possibilità di farci conoscere come giovani che amano divertirsi in modo sano. Abbiamo una certa fama al livello locale, non solo tra i giovani. È incredibile come anche gli adulti riescano ad innamorarsi con semplicità di questo sport. Da Brindisi credo di aver portato il bel tempo, perché nel secondo giorno di torneo il sole sfiorava lo splendore tipico salentino. Clima e scherzi a parte, abbiamo sicuramente portato la nostra passione e vivacità, fatta di abbracci ed urla d’incitazione, non solo tra i compagni di squadra ma anche nel tifare le altre squadre, in pieno spirito sportivo. Mi porto a casa tanti bei ricordi, la maglietta del presidente dei Paris Frog Quidditch, l’amore per i gaufre (un tipico dolce a cialda belga) e, dal punto di vista sportivo, un’esperienza positiva per l’intera squadra.

Il Quidditch sta assumendo sempre di più un’espansione europea e mondiale. Cosa diresti a chi si avvicina per la prima volta a questo sport?
Soraya: Gli direi di venire a provare, come si dice in francese: l’essayer c’est l’adopter! Provarlo significa.. adottarlo!
Gabriele: Gli direi semplicemente che il Quidditch è uno sport magnifico. Bisogna assolutamente provarlo, senza la presunzione di credere che si tratti di uno sport stupido soltanto perché è tratto da un libro fantasy o perché si corre a cavallo di una scopa.
Andrea: Paradossalmente, l’origine del Quidditch potrebbe confondere chi ancora non lo conosce come vero e proprio sport. All’appassionato di Harry Potter direi di non cercare di sottolineare le differenze col Quidditch della saga, sono due cose molto differenti: il Muggle Quidditch è pensato per essere uno sport giocabile e spettacolare, non per somigliare forzatamente a quello ideato dalla Rowling. Al non-appassionato della saga potteriana, consiglierei di provare a giocare prima di etichettarlo come “sport per soli nerd”. Non è un cosplay né un gioco di ruolo, ma uno sport che viene praticato da appassionati potteriani e non. In ogni caso, sono un sostenitore dell’approccio sul campo, dunque poche parole e molta azione. Lo sport va vissuto.


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