Non si tratterebbe dunque di un caso isolato. Già nel 2012, riportava il ‘Daily Mail‘, fino a 60mila pazienti, ogni anno, venivano (e vengono) messi in lista per il Lcp, senza esserne informati e con un terzo delle rispettive famiglie all’oscuro di tutto. Un caso identico era emerso già qualche tempo fa, quando la medesima sorte toccò a Robert Goold, 69enne affetto da demenza, messo nella “death list” e lasciato morire per più di una settimana, senza che la famiglia ne fosse informata e senza nemmeno che ne fosse fatta menzione nella sua cartella clinica. In entrambi i casi, allo scandalo è seguita l’apertura di un’inchiesta.
Dubbi sull’accidentalità di tali circostanze sono stati sollevati da più parti. Peter Tulloch, il figlio dell’anziana signora, ha dichiarato che, «fondamentalmente, volevano il letto di mia madre». Non a caso, un mese dopo, una visita degli ispettori della Healthcare Improvement Scotland ha poi rilevato una carenza di posti letto nell’ospedale. Ad avanzare dubbi simili sono stati anche medici ed esperti. La British Medical Association, ha sostenuto che i pazienti potrebbero essere stati messi in lista per la Lcp, anche quando non sarebbe stato il caso, in quanto, «agli ospedali sarebbero stati offerti incentivi economici» per l’utilizzo di tale protocollo. Un sistema pensato per dare ai malati terminali «una morte pacifica e dignitosa», riporta il ‘Guardian‘, è accusato d’essere diventato invece un sistema per «velocizzare i decessi, liberare letti e risparmiare», tanto da far partire, su commissione del ministro della salute Norman Lamb, un rapporto indipendente che si prevede manderà a brevissimo in pensione anticipata l’attuale ‘Liverpool Care Pathway’, solo per sostituirlo però, con una sua versione migliorata. Per più di qualcuno però, è ormai troppo tardi.