“Ho fatto la cosa sbagliata. Fino all’ultima goccia”.
Quello sbaglio che non teme giudizio. Né della morale, né del tempo, né della storia.
Quel cedersi, per intero e quindi senza misura. In perenne attesa di un arrivo.
Che sia un passo, una carezza o lo squillo del telefono.
Fino alla fine.
Alle spalle della voce bionda, capelli raccolti sulla nuca nuda, scorrono le immagini in bianco e nero di Via col Vento.
Eva, eroina dell’altra faccia del nazismo, sogna quel domani che non sarà mai un altro giorno. Quel Mein Führer sulla bocca di tutti tra le sue labbra più intime e segrete si scioglie in Meine Liebe.
Intanto che i passi della marcia nuziale portano verso una luna di miele che tramonta in suicidio.
Eva, amante del Führer muore così da signora Hitler. Nulla in fondo è cambiato. Solo quella sensazione come di sgretolarsi. Ma senza più attesa.
Adesso riposa. Nonostante la Storia. Nonostante se stessa.
Un reading che si muove come un monologo, un foyer di un teatro che accoglie un bunker. Un salotto. Un cinema. Un diario quasi segreto.
La voce che non eccede né in tragedia superflua né in dramma spicciolo, muove riempie ogni passo e ogni gesto di Federica Fracassi, dentro il trittico* ideato da Massimo Sgorbani e messo in scena da Renzo Martinelli.
Appena 60 minuti. Tutti senza fiato.
L’applauso del finale libera il respiro e omaggia la bravura sensibile e creativa.
*Eva è la seconda parte del progetto del Teatro I “Innamorate dello spavento”. La prima parte, Blondi, è stata presentata al Piccolo e verrà riproposta anche nella prossima stagione teatrale.