R. Papa, Carisma Trinitario, Curia Generalizia O.SS.T, Roma
Da alcune settimane, stiamo dedicando alcuni articoli alla analisi della Evangelii Gaudium, soprattutto della sezione in cui affronta l’arte sacra e la sua profonda implicazione nella evangelizzazione. Continuando ad analizzare il numero 167, si scoprono tesori immensi che emergono dalla costante relazione con l’immenso patrimonio culturale della chiesa e con la Tradizione. Infatti, leggiamo «Se, come afferma sant’Agostino, noi non amiamo se non ciò che è bello,il Figlio fatto uomo, rivelazione della infinita bellezza, è sommamente amabile, e ci attrae a sé con legami d’amore. Dunque si rende necessario che la formazione nellavia pulchritudinissia inserita nella trasmissione della fede ».[1]Questa affermazione, che apparentemente sembra essere innovativa, è di fatto il recupero sincero di una tradizione millenaria nella Chiesa. Infatti, se osserviamo attentamente tutta la storia dell’arte cristiana, possiamo verificarlo anche solo con un rapido sguardo: l’arte è lo strumento imprescindibile della evangelizzazione. San Giovanni Damasceno, affermava che la pittura fosse il vero testimone credibile per portare Cristo ai pagani. Il testo prosegue ancora ribadendo il legame millenario tra arte e fede, affermando: «È auspicabile che ogni Chiesa particolare promuova l’uso delle arti nella sua opera evangelizzatrice, in continuità con la ricchezza del passato, ma anche nella vastità delle sue molteplici espressioni attuali, al fine di trasmettere la fede in un nuovo “linguaggio parabolico”». Questo è il punto nodale della proposta operativa di papa Francesco per la evangelizzazione: egli incoraggia l’uso dell’arte per l’evangelizzazione. Mi permetterei di dire che non tratta solo della “nuova” evangelizzazione, ma di tutta l’evangelizzazione in quanto tale, perché l’arte, e la pittura in modo particolare -come innumerevoli volte ho sottolineato anche su Zenit, citando Padri della Chiesa, Dottori della chiesa, grandi trattati, Documenti del Magistero-, ha una efficacia impareggiabile nel formare e nell’educare al bene, al vero e al bello. Certamente l’arte deve trasmettere la fede in quel modo particolare che Cristo stesso ci ha insegnato, ovvero in un “linguaggio parabolico”, che significa esplicitamente figurativo e narrativo[2], cioè in grado di trattenere tutto il senso originario del testo evangelico e nel contempo di vivificarlo attraverso il segno ed il colore.Forse qualcuno potrebbe dire che il testo del numero 167 sia in questo punto non del tutto chiaro o addirittura ambiguo, perché apparentemente potrebbe sembrare che apra a una sorta di relativismo estetico laddove afferma che si debbano prendere forme in continuità con il passato “ma anche nella vastità delle sue molteplici espressioni attuali”. Di fatto questo modo di esporre la teoria dell’arte sacra della Chiesa, è ben presente anche nei testi del Vaticano II: una apertura immaginifica del presente come luogo di riflessione e di elaborazione della forma artistica. Del resto questo è evidente, se non si vuole che l’arte muoia e si vuole invece che sia sempre vivificata, è necessario che abbia avere appunto una sua vitalità, debba entrare in contatto con ambienti diversi, incontrare nuove forme. Ma questo non significa, ne’ per il Vaticano II ne’ nella Evangelii Gaudium, che l’arte cristiana debba farsi colonizzare da idee non consone, non adeguate o addirittura erronee, come qualche volta è accaduto per difetto o per superficialità teoretica. Infatti, nel testo del numero 167 troneggia un monito ed un esplicito ordine di controllo su ogni cosa, richiamato dalla nota 130[3] che rimanda al testo del numero 6 del Decreto Conciliare sui mezzi di comunicazione sociale Inter Mirifica, intitolato “Arte e morale” che recita: « La seconda questione riguarda le relazioni tra i diritti dell'arte - come si suol dire - e le norme della legge morale. Poiché il moltiplicarsi di controversie su questo argomento non di rado trae origine da dottrine erronee in materia di etica e di estetica, il Concilio proclama che il primato dell'ordine morale oggettivo deve essere rispettato assolutamente da tutti.(corsivo mio) Questo ordine è il solo a superare e armonizzare tutte le diverse forme dell'attività umana, per quanto nobili esse siano, non eccettuata quella dell'arte. Solo l'ordine morale, infatti, investe l'uomo nella totalità del suo essere creatura di Dio dotata di intelligenza e chiamata ad un fine soprannaturale; e lo stesso ordine morale, se integralmente e fedelmente osservato, porta l'uomo a raggiungere la perfezione e la pienezza della felicità». Questo riferimento così esplicito dà significato all’intero testo, che va letto in una direzione che entra nell’organismo complesso della produttività artistica. La Evangelii Gaudium, senza contraddizione ne’ ambiguità, afferma che l’artista deve poter guardare a tutta la complessa realtà che lo circonda, prenderne spunto, attualizzare sempre il linguaggio parabolico dell’arte sacra, ma senza introdurre errori, senza riferirsi a teorie etiche ed estetiche erronee, poiché non esiste un diritto proprio dell’arte che vinca sul bene, sulla morale, esiste in realtà il primato dell’ordine morale oggettivo che deve essere rispettato da tutti. E questo non è solo un consiglio; il Concilio Vaticano II con il decreto Inter Mirifica pone autorevolmente una questione che negli ultimi cinquanta anni è stata spesso aggirata o ignorata. Del resto, le parole stesse di papa Francesco offrono una chiara chiave di lettura; ascoltiamo per esempio quel che ha detto pochi giorni fa nell’udienza fatta ai dipendenti RAI in occasione del novantesimo anniversario dell’inizio delle trasmissioni radiofoniche e il sessantesimo di quelle televisive, in cui porta in primo piano proprio il senso della relazione che c’è tra arte e morale, proposto dalla Inter Mirifica, riconducendo l’arte ad una attività formativa:«A tutti voi che siete qui presenti, e a coloro che per diversi motivi non hanno potuto prendere parte a questo nostro incontro, ricordo che la vostra professione, oltre che informativa, è formativa, è un servizio pubblico, cioè un servizio al bene comune. Un servizio alla verità, un servizio alla bontà e un servizio alla bellezza.»[4]
Rodolfo Papa, Esperto della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, docente di Storia delle teorie estetiche, Pontificia Università Urbaniana, Artista, Storico dell’arte, Accademico Ordinario Pontificio. Website www.rodolfopapa.it Blog: http://rodolfopapa.blogspot.com e.mail: [email protected] .
[1]Evangelii Gauduium, 167 http://www.vatican.va/holy_father/francesco/apost_exhortations/documents/papa-francesco_esortazione-ap_20131124_evangelii-gaudium_it.html#_ftnref131 [2] Qui rimando ai miei scritti, nei quali ho esplicitato più volte come questa espressione sia in rifermento diretto alla narratività della pittura che deve tradurre appunto la storicità dei fatti narrati dai Vangeli, contrariamente a quanto si è pensato per decenni introducendo teorie estetiche improprie e/o erronee nel discorso artistico cattolico. Cfr, R. Papa, Discorsi sull’arte sacra, Cantagalli, Siena, 2012. [3] [130] Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Decr. sui mezzi di comunicazione sociale Inter mirifica, 6.