Io non sono una persona cattiva; la cattiveria implica, pur se orientato negativamente, un atto di volontà di sorta. Io sono una persona che non merita di essere presa sul serio sotto nessun punto di vista, perché sotto nessun punto di vista è mai riuscita a compiere un gesto, a portare a termine una risoluzione, ad esprimere una convinzione veramente seria.
Io sono cresciuta per scoprire (eh, eh!) che non sono gli altri ad avere qualcosa che non va, sono io ad essere irrimediabilmente, completamente, squisitamente debole; finite le giustificazioni, non mi resta che la compassione viva, enorme, odiosa per la bambina che sono stata e che si illudeva di diventare un giorno una donna di cui poter essere orgogliosa, e a cui sono venuti a mancare i mezzi. Ho tradito me stessa, e non posso nemmeno lasciarmi.
(E adesso non cominciate con i commenti dolci e un po’ paternalistici sul fatto che sono troppo giovane per avere la sicurezza di una cosa del genere, per favore. Sono mediocre, non sono stupida)
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Corollario: l’unica ragione per cui non sono del tutto incline alla tragedia è il fatto che sono -questo sì- molto esigente dal punto di vista stilistico, e il crinale tra dramma e farsa è particolarmente scivoloso; difatti mi rileggo, e mi sto sul cazzo da sola. Uff… !