La drammatica vicenda di Ciro Esposito, ferito da un colpo d’arma da fuoco esploso (secondo la ricostruzione della procura) dalla pistola di un ultrà romanista durante dei tafferugli scoppiati prima della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina, è finita in tragedia dopo cinquanta giorni con la morte del tifoso napoletano. La famiglia si è fatta sentire attraverso un comunicato ufficiale che ha l’inconfondibile profumo di genuinità esalato da un documento steso dagli avvocati e che inizia con queste parole: «Alle 6 di questa mattina dopo un calvario durato cinquanta giorni si è spento il nostro Ciro, un eroe civile.» “L’eroismo civile”, questa sembra la strategia mediatica, un po’ spudorata, studiata dagli avvocati della famiglia. Ed infatti a Scampia sono già spuntati gli striscioni con la scritta “Ciao eroe”. Non poteva non dire la sua sindaco De Magistris, iperbolico e teatrale come sempre: «Ciro è morto e a Napoli proclamiamo il lutto cittadino. Per Ciro, per i familiari, per il nostro popolo. Per dire no al binomio calcio-violenza». Da parte sua l’avvocato Damiano De Rosa, uno dei legali della famiglia di Ciro Esposito, ha invocato, in tutta serietà, il lutto nazionale: «La famiglia di Ciro è distrutta dal dolore,» ha detto, «anche se era una notizia che ci aspettavamo: ci stiamo attivando per ottenere che la camera ardente venga fatta a Scampia e la dichiarazione del lutto cittadino e nazionale, è una cosa dovuta». Questo zelo è certamente meritorio. Però non ne capisco i fini. Vogliono forse, questi signori, trasformare una tragedia in una sceneggiata? Non pensano che un morto abbia diritto a maggior rispetto?
[pubblicato su Giornalettismo.com]
[RISPOSTE AI COMMENTI - Ed infatti io non parlo della famiglia propriamente detta, che ho cercato di tener fuori, come si può leggere benissimo tra le righe; ma di un circo che intorno alla famiglia si sta muovendo, con le sue roboanti e farsesche esagerazioni.
Detto in chiaro: qui sta andando in onda un fenomeno di rimozione collettiva dai tratti isterici e teatrali che tende a scaricare sullo “stato mamma e papà” tutte le colpe. L’abbiamo già visto, in parte, col caso Sandri.
E’ bello sentirsi innocenti in gruppo, con qualsiasi pretesto: ma è sempre l’istinto del branco sotto mentite spoglie.
Come per il caso Sandri, anche per il caso di Ciro Esposito bisogna distinguere i piani. C’è una realtà puntuale, che riguarda il dramma propriamente detto, e le persone coinvolte nella loro irriducibile singolarità, con le loro colpe e i loro meriti. E poi c’è una realtà “sociologica” dentro la quale il dramma s’inquadra. Questi drammi sono presi a pretesto per falsare il quadro sociologico, per far sì che le varie collettività (tifosi compresi) si sentano vittime dello Stato. E’ quello che succede anche in certi contesti più propriamente politici. Di qui la necessità della “santificazione” demagogica della vittima, che a volte assume toni talmente grotteschi da essere implicitamente irrispettosa della stessa vittima, ridotta a strumento.
E per concludere: da una parte la famiglia invita le tifoserie alla calma, ad abbandonare i propositi di vendetta, eccetera. Benissimo. Dall’altra, però, nelle dichiarazioni preparate con tutta evidenza dagli avvocati si sposa nei fatti la demagogia di piazza, scaricando tutte le colpe su quelle mitiche “istituzioni” che dovrebbero farsi carico di tutto e di tutti, anche degli atteggiamenti irresponsabili dei cittadini. A cosa servono queste evidenti forzature? Forse a chiedere pretestuosamente allo Stato un risarcimento danni milionario?
De Magistris: «Per quello che è successo a Ciro Esposito, paghi anche chi non ha garantito l'ordine pubblico, perché l'ordine pubblico quel giorno a Roma non ha funzionato». Dopo il grande e un pochettino becero rito dell'innocenza collettiva, compresa quella di quel mondo degli ultras che ora chiagne senza ritegno e senza il quale Ciro, ovviamente, non sarebbe mai morto (perché i cultori della legalità – cioè i populisti allo stato puro - non lo rinfacciano a questi deficienti che hanno il coraggio di presentarsi ai funerali, eh? opportunismo?), adesso si mette in moto la macchina del Grande Depistaggio: Ciro vittima dello Stato. Siamo solo all'inizio. L'avvocato Pisani è già partito per l'iperspazio para-complottista politicamente corretto: «Non dimentichiamo che è morto per avere cercato di difendere donne e bambini da un attacco terroristico, con bombe carta e pistola, ad un autobus di normalissimi tifosi partenopei». Fra poco salteranno fuori i servizi deviati. Vedrete, vedrete... non scherzo. C'è tutto un popolo, allenato da mezzo secolo, pronto a credere, obbedire e combattere. La società “civile”, naturalmente, con le sue gazzette, dai suoi salotti e dalle sue piazze, s'adeguerà.
A proposito: mi chiedevo prima se le evidenti forzature (nelle dichiarazioni della famiglia preparate con tutta evidenza dagli avvocati) non fossero altro che il segnale della volontà di imporre, grazie anche al sobillamento furbesco (in quanto politicamente corretto) della demagogia di piazza, un'interpretazione dei fatti sulla cui base chiedere poi un risarcimento milionario allo stato. Credevo, povero ingenuo che sono, di essere stato malizioso. Invece scopro ora che proprio ieri l'avvocato Pisani l'aveva preannunciato chiaro e tondo: «E dello Stato, che dovrà anche risarcire la famiglia. Nessuna somma potrà alleviarne il dolore. Ma chi ha sbagliato dovrà pagare i danni morali e patrimoniali oltre a rispondere per l’assassinio di Ciro. Ancora oggi, nessuno ha chiesto scusa.» Quale tatto squisito e quale pudore a poche ore dal funerale di Ciro!
Lei dice sciocchezze. Anzi, falsità. [mi accusano di razzismo, NdZ] Stia calmo e legga bene e capirà che ho cercato di tener fuori dalla faccenda la famiglia propriamente detta. Ho parlato soprattutto di avvocati. E di tutto il “circo” attorno alla famiglia; e di tutto il grande “teatro mediatico” attorno al circo. Ma, insomma, una cosa vorrei proprio capirla, e la chiedo a tutto questo mondo innocente che si stringe concretamente o idealmente intorno alla bara di Ciro, e applaude, e piange, e mostra gli striscioni, compresi gli ultras di tutta Italia e pure il leghista Salvini, il popolo tutto, i dirigenti sportivi, i calciatori, i presidenti di calcio, cantanti eccetera eccetera: di chi è la colpa se Ciro è morto? Se siete tutti innocenti e solo chi ha sparato è colpevole, e nemmeno il tifo c’entra per davvero, come fa capire l’avvocato Pisani, allora vuol dire che è un semplice episodio di cronaca, e quindi tutto questo clamore non ha senso. Oppure significa che il colpevole è lo Stato. Le spiego in pillole il succo della faccenda, secondo il mio punto di vista: stiamo assistendo nelle piazze reali e nelle piazze mediatiche ad un mare di demagogia; a questa demagogia non è estranea la strategia degli avvocati della famiglia che vogliono imporre all’opinione pubblica una versione mitizzata dell’uccisione di Ciro: in due parole, la «Storia dell’Eroe non protetto dallo Stato», con la questione tifo ben lontana sullo sfondo; questa storia è, sic et simpliciter, una barzelletta, e lo sa anche lei; ma servirà poi agli avvocati per richiedere un risarcimento milionario allo Stato. Chi vivrà, vedrà.]
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