Ex Drummer è un film volutamente disturbante, forse troppo apertamente tale nel suo palesare il degrado della provincia fiamminga, ma non gli si può negare un'ironia di fondo che non sempre è ravvisabile in quel cinema delle periferie e del degrado tipico del cinema d'oltreoceano, cui mi viene da pensare in primis a Larry Clark.L'aspetto musicale del film è forte come il disgusto e il sudiciume di cui è pervaso il racconto, che punta volutamente al politicamente scorretto, rischiando di apparire troppo superficiale nei suoi intenti e di voler estremizzare a tutti i costi il proprio senso di neghittosità intrinseca per un mondo ributtante e assurdo.Quello cui assistiamo è un viaggio in un girone infernale, volutamente intrapreso dal suo protagonista, Dries (Dries Van Hegen), ex musicista e scrittore di successo, che sfrutta la propria intelligenza e superiorità culturale ed economica per rimestare nel torbido e dare il proprio contributo ad un ulteriore e definitiva degenerazione di un contesto che appare destinato alla dannazione sicura.Dries è una sorta di antieroe, ma nel senso più deteriore e squallido del termine, personaggio non meno spregevole degli altri protagonisti, individui con precisi handicap, umanamente ributtanti, cui saprà dar loro una sorta di lezione e da cui trarrà spunto per una propria storia di sicuro successo.L'aspetto forse più interessante di questo film è la colonna sonora, che si innerva costantemente nel racconto che procede attraverso momenti deliranti che trovano il loro acme sinestetico nella lunga sequenza finale. Un ritratto poco rassicurante del Belgio, o meglio di una parte di esso, attraverso uno stile registico curato nella sua decostruzione narrativa, che sicuramente disturberà lo spettatore sino al punto di disgustarlo o lo affascinerà, lasciandosi trascinare in un vortice dell'assurdo e dell'anarchia quale il film vorrebbe essere con il proprio linguaggio filmico, rischiando però nel suo intento di apparire eccessivamente artefatto e costruito.In ogni caso una visione che rimane impressa nella memoria visiva, per gli esiti e gli intenti riusciti o meno si rimanda al futuro, seppur non aggiunga forse niente di nuovo sul fronte occidentale del decadimento umano e sociale, anche se alla fine avevo un irrefrenabile desiderio di riascoltare i Mogwai.
Magazine Cinema
Ex Drummer è un film volutamente disturbante, forse troppo apertamente tale nel suo palesare il degrado della provincia fiamminga, ma non gli si può negare un'ironia di fondo che non sempre è ravvisabile in quel cinema delle periferie e del degrado tipico del cinema d'oltreoceano, cui mi viene da pensare in primis a Larry Clark.L'aspetto musicale del film è forte come il disgusto e il sudiciume di cui è pervaso il racconto, che punta volutamente al politicamente scorretto, rischiando di apparire troppo superficiale nei suoi intenti e di voler estremizzare a tutti i costi il proprio senso di neghittosità intrinseca per un mondo ributtante e assurdo.Quello cui assistiamo è un viaggio in un girone infernale, volutamente intrapreso dal suo protagonista, Dries (Dries Van Hegen), ex musicista e scrittore di successo, che sfrutta la propria intelligenza e superiorità culturale ed economica per rimestare nel torbido e dare il proprio contributo ad un ulteriore e definitiva degenerazione di un contesto che appare destinato alla dannazione sicura.Dries è una sorta di antieroe, ma nel senso più deteriore e squallido del termine, personaggio non meno spregevole degli altri protagonisti, individui con precisi handicap, umanamente ributtanti, cui saprà dar loro una sorta di lezione e da cui trarrà spunto per una propria storia di sicuro successo.L'aspetto forse più interessante di questo film è la colonna sonora, che si innerva costantemente nel racconto che procede attraverso momenti deliranti che trovano il loro acme sinestetico nella lunga sequenza finale. Un ritratto poco rassicurante del Belgio, o meglio di una parte di esso, attraverso uno stile registico curato nella sua decostruzione narrativa, che sicuramente disturberà lo spettatore sino al punto di disgustarlo o lo affascinerà, lasciandosi trascinare in un vortice dell'assurdo e dell'anarchia quale il film vorrebbe essere con il proprio linguaggio filmico, rischiando però nel suo intento di apparire eccessivamente artefatto e costruito.In ogni caso una visione che rimane impressa nella memoria visiva, per gli esiti e gli intenti riusciti o meno si rimanda al futuro, seppur non aggiunga forse niente di nuovo sul fronte occidentale del decadimento umano e sociale, anche se alla fine avevo un irrefrenabile desiderio di riascoltare i Mogwai.
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