Cosa resterà di questi anni 80 è celebre canzone di Raf: chi è stato giovane in quella decade se la ritrova propinata ad ogni revival!
Cosa resterà di questo italico Expo è domanda che molti si son posti fin dall'inizio.E sarebbe stato assai più facile ragionare sulle risposte se solo i servizi informativi di regime non avessero attribuito grande risalto all'incidente provocato da Valentino Rossi, alla Juventus che scaglia al Mapei Stadium col Sassuolo, agli insetti che sostituiranno la carne rossa nel futuro prossimo venturo e alle dimissioni del sindaco Marino che naturalmente non hanno portato a libere elezioni: che settimana, questa settimana che si chiude con Ognissanti!
Arrivando dalle fermate Rho-Fiera il primo dubbio che sorge in chiunque è: quanto caspita è costata st'esposizione universale alla Calabria? Dev'essere evidentemente lo sponsor ufficiale dell'intera manifestazione.
Certo è che. mentre l'Expo del 1900 a Parigi sulle nuove tecnologie ci ha lasciato l'imperitura Tour Eiffel, e l'Expo del 1962 a Seattle sui temi aerospaziali ci ha lasciato l'imponente Space Needle, questa Calabrese sul cibo prevede solo un piccolo Albero della Vita nella Lake Arena come lascito per i posteri: simboli fallici proporzionati allo spirito del tempo? A ciascuno il suo, diceva Sciascia.
Ma si sa: l'italiano punta più sul presente che sul futuro. E gli ipotetici 20 milioni di visitatori sono lì a testimoniarlo. Nulla a che vedere con i reali 73 milioni di Shangai 2010 su 'Urbanistica e vivibilità', d'accordo; né con i concreti 43 milioni di Siviglia 1992 su 'L'era delle scoperte'.E mentre approcci il Decumano affollato istintivamente pensi: dove sarà mai il solenne padiglione della Calabria?Di certo l'italiano punta più sulla sostanza che sull'immagine, con buona pace di Armani e Versace. E parlare di numero di presenze gonfiato, di ingressi omaggio elargiti con i soliti criteri clientelari e di biglietti svendutia 10,00 euro nell'ultimo mese per accrescere il flusso di visitatori, è atteggiamento volgare e da gufi: meglio accodarsi al trionfalismo del notaio maggiore, il buon Sergio Mattarella: 'É inaccettabile che a fronte delle catastrofi umanitarie, continui lo spreco nelle regioni del benessere', ha dichiarato dall'alto dei suoi 240 mila euro/anno. O ascoltare rapiti i toni cazzutissimi del Commissario e Amm. Delegato di Expo Giuseppe Sala: 'Abbiamo conquistato il mondo', ha dichiarato dall'altissimo dei suoi 400 mila euro/anno (credo si riferisse alla partita di Risiko tra amici della sera precedente, però).E i toni celoduristici propri di questa gloriosa classe dirigente servono senz'altro da sprone per il paese un po' affranto, ma non così tanto da accantonare la ricerca del maestoso padiglione della Calabria!Si sa: all'italiano interessano i contenuti, altro che chiacchiere. Dev'essere per questo che il presidio Slow Food di Expo proponeva solo assaggi di vino e formaggi fino alle 20:00. Su sgabelli. All'aperto. Il tema 'Nutrire il pianeta: energia per la vita' è stato ben sviscerato dai 140 Paesi e Organizzazioni internazionali presenti sugli oltre 100 ettari di area definita in quel di Rho. Più o meno...A fronte del padiglione del Belgio che offriva cioccolata, esponeva esempi concreti di agricoltura idroponica e ci raccontava che mangiamo solo il 15% della vegetazione commestibile mondiale, c'era quello del Turkmenistan che ci mostrava come la sua economia fosse imperniata sul petrolio esponendo taniche di benzina e sussidiari per le scuole elementari.Percorso tutto il decumano: ci sarà sfuggito...A fronte del padiglione dell'evoluta e tecnologicamente avanzata Estonia, caratterizzato dalle altalene che producevano energia e in cui l'accesso era libero e il flusso di visitatori scorrevole (come pure in quello della Turchia), c'era il blindatissimo Giappone con le sue 10 ore di fila (un viaggio Roma-Osaka, praticamente!). E in ambo i padiglioni il tema dell'alimentazione era trattato come un resoconto dei propri usi alimentari, senza alcuna attinenza al tema della sostenibilità, in maniera appena più tecnologica nello spazio del Sol Levante, in vero.Percorso a ritroso tutto il decumano: niente...A fronte di un tecnologico padiglione della Corea del Sud in cui tradizione e modernità venivano sapientemente fuse per raccontare i benefici della dieta coreana sul singolo e sull'intero sistema, c'era il padiglione del Principato di Monaco che sponsorizzava l'azione della sua fondazione nei cinque continenti. In entrambe, comunque, si affrontava il problema della fame nel mondo.Starà forse nel Cardo?A fronte del Padiglione Zero (Divinus alitus terrae) in cui veniva esemplificato il viaggio di un piccolo seme dalla terra fino allo sviluppo dell'economia mondiale, e nel quale veniva proiettato a ciclo continuo il film 'Pastorale Cilentana' di Mario Martone (grande giubilo per i Martoniani!), c'era un imbarazzante padiglione statunitense in cui un mediocre cartone animato proiettato sulle pareti ci accompagnava tra i vari tipi di carne nord americana.Nel primo asse dell'ideale croce disegnata dal Cardo non se ne rinviene segno.A fronte del padiglione Inglese incentrato sull'essenzialità delle api nel nostro ecosistema (tematica a cuore di moltissimi Paesi come anche Slovenia e Oman che finanziano profumatamente gli apicoltori), c'erano i padiglioni di Ungheria e Messico assolutamente privi di contenuti tematici: mere gallerie espositive per i loro artisti figurativi più importanti.E, prima di arrivare a Palazzo Italia (resta in piedi o lo smantellano?) in cui erano esposte biodiversità e paesaggi delle 20 regioni del paese (in macchina, nelle 7 ore necessarie per l'accesso, si possono raggiungere direttamente tutti i posti magnificati nel caratteristico edificio bianco, realizzato con un tipo di cemento che assorbe l'inquinamento), ecco apparire finalmente la Calabria! Si sale la scaletta e ci si trova in una terrazza attrezzata per degustare prodotti Citterio. Nient'altro. La Calabria è dunque solo un'entità astratta?A fronte dei lavori per Expo 2015 iniziati un anno prima dell'inaugurazione, c'era il padiglione degli Emirati Arabi Uniti che ha già cominciato a prepararsi per il 2020 costruendo un sistema di pannelli solari volti ad alimentare una centrale che erogherà energia per tutta l'area espositiva, dedicata all'affascinante tema 'Collegare le menti: creare il futuro'. E affascinante è pure la struttura del padiglione realizzata a forma di gola tra le dune di sabbia, intelligente nei contenuti incentrati sulla necessità di ottimizzare ciò che il deserto offre, manifestati con un film interattivo e diversi pannelli virtuali.Un analisi ex post dell'avventura Expò ormai divenuta Ex-po', vissuta dal primo maggio al 31 ottobre 2015, ci porta a dire:- 6 mesi nei quali, per l'ennesima volta, l'italiano è riuscito a fare bella figura coi fichi secchi(lavori raffazzonati, personale non pagato, etc.); - 6 mesi nei quali la fila ai tornelli d'ingresso è passata da 0 a 110 minuti;- 6 mesi nei quali la fila ai padiglioni più gettonati è passata da 20 a 240 minuti; - 6 mesi nei quali i gagliardi politicanti si son fatti belli sul lavoro delle maestranze;- 6 mesi di polemiche su ogni argomento;- 6 mesi nei quali, in pratica, l'italia ha fatto l'italia. In ogni caso, tutto è bene ciò che finisce con lo spettacolo pirotecnico. Il resto è Storia.Ma soprattutto è inutile domandarsi 'che fine ha fatto la Calabria?': nessuno si chiede dove stanno i santi. Neppure il primo novembre.