Il balletto continua. A più di cinque anni dall’assegnazione dell’Expo a Milano, il maxi-progetto è ancora quasi al palo. Ci sono i progetti, qualche timida ruspa (tra mille polemiche) ha iniziato i primi scavi.NEL VIDEO POSTATO PARLANO GLI ARCHITETTI ARTEFICI DELLA PROGETTAZIONE DELLA MANIFESTAZIONE (The Ufficio di Piano consists of architects and engineers who specialise in different areas so as to ensure that all the phases of the design process of the Exhibition Site of Expo Milano 2015 are covered.The Ufficio di Piano is divided up into different design areas, namely town planning, architectural landscaping, structures and systems.It is situated in Bovisa and the team is made up of about 60 people.)
Il problema ora, non ci voleva un genio per immaginarlo, sono i soldi. Il sindaco Giuliano Pisapia ha da colmare un buco di bilancio da qualche centinaio di milioni in Comune. E non ha nessuna voglia di bruciarsi le dita come Commissario straordinario con il cerino che, in fondo, gli hanno passato altri. Mario Monti, costretto a far quadrare i conti traballanti dello Stato, non ha né il tempo né il denaro per finanziare a dovere la vetrina mondiale ambrosiana. Il Celeste Roberto Formigoni, che attorno all’evento ha messo in pista i suoi fedelissimi attraverso l’ente Fiera, ha ora altre gatte da pelare. Che fare allora? Il rischio di una figuraccia globale, con l’orologio che continua a correre, è ogni giorno più alto. Restituire il dossier ai turchi di Smirne è a questo punto impossibile. L’unica strada praticabile è quella di un bagno di realismo. Facendo sedere tutte le parti attorno a un tavolo, capendo quanti fondi ci sono davvero a disposizione e affidando le redini a chi ha tempo e competenza per occuparsene. Milano (e l’Italia) si possono ancora salvare in zona Cesarini. Ma il tempo a disposizione è pochissimo.
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