Expò 2015 - Inesorabile, si avvicina l'ora del "Grande Flop"

Creato il 26 settembre 2014 da Tafanus


Il dossier de 'l'Espresso ha il merito di aver tirato fuori la previsione del flog "quasi certissimo", ma ha il difetto di averlo fatto troppo tardi, facendo confronti con dati (ad esempio quelle dei visitatori attesi) già dimezzati rispetto alle previsioni inizialmente contrabbandate per accaparrarsi la grande occasione di rapina. l'Espresso parte da una stima di venti milioni di visitatori, che non è quella originaria. La previsione iniziale (riportata nel nostro post del 2008) straparlava di 160.000/250.000 visitatori al giorno (media: 205.000), per 6 mesi. Il conticino dice: 205.000 x 6 x 30 = 36.900.000. Queste erano le previsioni iniziali di chi ha fortemente voluto questo disastro. Noi avevamo fortemente ironizzato su questi quasi 37 milioni di visitatori che da tutto il mondo e da ogni angolo d'Italia si sarebbero fiondati a Rho, per masturbarsi in massa guardando dei fagioli borlotti. Nel 2011, con autorevolezza molto più elevata della nostra (che è prossima allo zero assoluto), lo stesso concetto è espresso da Vicente Loscertales, Segretario del Bureau International des Expositions, l'organizzazione che supervisiona le esposizioni internazionali: "...Non possiamo pensare che 150mila visitatori vengano ogni giorno a Milano per vedere come si coltivano le melanzane del Togo..."

Lodevole quindi l'iniziativa de l'Espresso, ma alquanto tardiva, disegna un flop di dimensioni ridotte, perchè confronta le previsioni odierne (oltretutto già in via di nuovi ridimensionamenti), con previsioni già dimezzate rispetto a quelle originarie. Tuttavia... meglio tordi che mais, per restare in campo alimentare. Ma denunciare l'approssimarsi di un disastro pochi mesi prima del suo accadimento, serve a poco. E' come lanciare un allarme tifone due minuti prima del suo arrivo. Quello che segue è un estratto dal dossier de l'Espresso d'oggi.

Primo Piano - A rischio l'evento del 2015 - "L'Italia non s'è desta" - Colloquio di Philippe Daverio con Francesca Sironi

"Noi italiani siamo molto bravi a fare le cose all'ultimo momento. Il problema è che questa volta l'ultimo non è il momento giusto".

Philippe Daverio non vuole passare per "l'inutile brontolone". Ma non possiamo, dice, non ammettere che "malgrado tutto abbiamo toppato", perché al di là di quanti visitatori arriveranno per la Fiera Universale, questi incerti e litigiosi mesi pre-Expo sono "la prova di una profonda crisi nazionale, di un'identità persa, che non riesce a raccontarsi".

Quella proposta ha scatenato proteste, come sta accadendo ora per il Caravaggio
di Napoli che la Caritas vorrebbe nel suo padiglione, contribuendo in cambio a un istituto per malati terminali. Le associazioni dicono: "Le bellezze del Sud devono essere valorizzate al Sud". Non hanno ragione?
"Sicuramente. Infatti dimostrano quanto sia del tutto mancato un impulso collettivo a questo evento, la cui partecipazione avrebbe dovuto essere nazionale. Invece no: la Nazione è scomparsa. E ragionando per tribù ognuno ha ragione a trattenere per sé il suo patrimonio. Ma su Expo è l'Italia all'unanimità a perdere un'occasione".

In periodo di crisi però i grandi eventi non riscuotono certo favori.
"Forse, ma il segnale era già arrivato con il 150° dello Stato. Anniversario importante, passato nell'indifferenza generale al di fuori i Torino. Sono elementi che ci dovrebbero far riflettere. Se Expo lascerà un'eredità sarà questa domanda: perché la comunità nazionale non ci ha creduto? Perché l'Italia non si è desta? Perché non siamo stati capaci di fare di Expo la miccia di un nostro, necessario, "new deal"?"


Expò di Milano 2015: il bello della computer-grafica

Un progetto che perde pezzi (di Michele Sasso)

Tra liti politiche, beghe tra poteri locali e retate per corruzione, il disegno iniziale dell'Expo milanese ha perso parecchi pezzi. Oggi il cantiere va avanti a ritmi forzati, per riuscire a concludere entro l'inaugurazione del primo maggio. Ma il risultato finale rischia di somigliare poco ai rendering magnificati quando l'Italia si aggiudicò l'Esposizione.

La prima opera annullata è stata la torre da 200 metri, faro e simbolo della manifestazione. Nel 2008 c'erano sette anni davanti per realizzarla, ma è stata cancellata subito a causa della crisi: troppo costosa la terrazza panoramica e i ristoranti con vista sui padiglioni.

Anche il sogno delle vie d'acqua su cui attraversare in barca la città come ai tempi di Leonardo è stato pesantemente ridimensionato. Il progetto è naufragato quasi subito: la navigazione viene accantonata per impossibilità tecnica e prende piede l'idea di rifornirsi direttamente dal canale Villoresi, passare dal sito
e arrivare fino al vecchio porto cittadino della Darsena. Un canale che si sarebbe congiunto con il Naviglio Grande portando acqua pulita e alimentando le coltivazioni della campagna. Il tracciato previsto sventrava però le aree verdi del Parco delle Cave, Trenno, Boscoincittà, e la protesta dei comitati cittadini ha bloccato i primi lavori lo scorso dicembre [...]

Anche delle tre linee di metrò annunciateb nel 2008, solo una si presenterà all'appuntamento. La linea 6 è stata cancellata, la 4 è ancora in alto mare mentre Palazzo Marino si sta interrogando su dove e quanto scavare nei prossimi mesi per non accumulare disagi su disagi. Per la linea lilla (la 5) sono pronte nove stazioni: delle altre dieci fermate in costruzione solo quella di Lotto sarà aperta al pubblico. L'idea di atterrare all'aeroporto di Linate e arrivare via metropolitana rimane sulla carta.

Arranca pure il corposo elenco di strade, autostrade e collegamenti ferroviari, che era stato agganciato al convoglio del 2015. Molte opere sono finite sotto un capitolo dal titolo inequivocabile: "Oltre l'orizzonte di Expo" . Nel dossier infrastrutture le uniche note positive arrivano dalla Brebemi (il tracciato alternativo tra Milano e Brescia) inaugurato a luglio e la Pedemontana tra Varese e Bergamo che aprirà il prossimo anno.

...certo che se "uniche note liete" dobbiamo cercarle sulla "BreBeMi"... Appena due settimane fa abbiamo pubblicato, per l'appunto, un post sul fallimento - anche questo lungamente annunciato - della BreBeMi, sul cui tracciato fra non molto sorgeranno piste ciclabili e campi da golf a 18.000 buche...


Tafanus

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