Expo dei Popoli: la risposta di ONG e movimenti contadini per nutrire il pianeta in modo sostenibile
[di Sergio BRAGA] da Pop Off
EXPO DEI POPOLI È UN’INIZIATIVA CHE RACCOGLIE 50 ONG E ASSOCIAZIONI DELLA SOCIETÀ CIVILE ITALIANE INSIEME A RETI E MOVIMENTI CONTADINI DI TUTTO IL MONDO PER AFFIANCARE LE VOCI DEI POPOLI A QUELLE DEI GOVERNI E DELLE IMPRESE TRANSNAZIONALI VERSO L’OBBIETTIVO DI UNO SVILUPPO EQUO E SOSTENIBILE
Expo 2015: a ragion veduta, come è possibile non parlarne male? Eppure c’è chi è convinto di poter trasformare, dialetticamente, il disastro sociale, culturale, economico, politico e morale rappresentato dall’evento di Milano – una sorta di metafora in cemento, acciaio e marketing dell’Italia di oggi – in un’opportunità di cambiamento per la giustizia sociale a livello globale. Si tratta delle 50 ONG e associazioni della società civile italiane che, insieme a reti e movimenti contadini in tutto il mondo, promuovono ed animano l’Expo dei Popoli. Un’iniziativa che nasce come parallela e concorrente all’Expo ufficiale e che, a partire proprio dal suo tema – “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” – e nell’anno in cui le Nazioni Unite definiscono i nuovi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile ed il nuovo Accordo Globale contro il Cambiamento Climatico, vuole affiancare la voce dei popoli, delle masse senza terra, a quella dei governi e delle “imprese transnazionali”, leggasi le multinazionali che di fatto controllano la produzione agricola ed alimentare. A partire dai “problemi globali di accesso al cibo e alle risorse naturali“, Expo dei Popoli vuole offrire visioni e soluzioni alternative che mettano al “centro dell’agenda politica il rispetto dei diritti umani e il rispetto dei limiti del pianeta” con l’intento di “riuscire a influenzare le scelte di chi governa, per combattere l’iniquità e trasformare i sistemi agroalimentari globali da fonte di profitto per pochi a fonte primaria di diritti per tutti“.
Appuntamento a Milano dal 3 al 5 giugno con il Forum internazionale
Partita con eventi nazionali, a Genova a marzo e a Napoli in aprile, accompagnati da un ricco corollario di iniziative locali, il 3 ed il 5 giugno, Expo dei Popoli sbarca a Milano, alla Fabbrica del Vapore, con un Forum internazionale cui parteciperanno oltre 150 delegati in rappresentanza dimovimenti contadini e reti della società civile provenienti da tutto il mondo ed attivi nei settori della cooperazione allo sviluppo, della giustizia ambientale, dei diritti umani, della produzione biologica e del consumo critico, tra cui: la Rete delle Comunità del Cibo di Terra Madre, Global Call to Action Against Poverty (GCAP), La Via Campesina, IPC – International Planning Commitee on Food Sov, Nyeleni Europe, World Fair Trade Organization, Urgenci (the international network of community supported agriculture), RIPESS – Reseau Intercontinental de Promotion de l’Economie Sociale Solidaire, Climate Action Network, La Red Vida – Vigilancia Interamericana para la Defensa y Derecho al Agua.
Spazio alle storie, alle idee e alle opinioni di chi è escluso dalla narrazione mainstream di Expo 2015
“L’Expo dei Popoli – spiega Giosuè De Salvo, coordinatore di ManiTese e portavoce del Comitato per l’Expo dei Popoli – darà voce soprattutto ai rappresentanti dell’agricoltura a conduzione familiare e di piccola scala, esclusi dall’Expo ufficiale nonostante producano il 70% degli alimenti consumati a livello globale e siano oggi giorno i principali investitori in agricoltura. Al forum, infatti, parteciperanno i più importanti movimenti contadini di tutto il mondo”
In linea con il manifesto dell’Expo dei Popoli il forum dibatterà di temi di grande attualità come la promozione e sostegno dell’agroecologia, la tutela della biodiversità, la transizione verso una economia senza petrolio, l’economia solidale e finanza accessibile. Ciò che è più importante, però, e che lo si farà partendo dal punto di vista dei popoli più “indifesi” del pianeta, come gli impatti degli accordi di libero scambio, incluso il TTIP, la speculazione finanziariae il land grabbing, ovvero il fenomeno dell’accaparramento di terre ad opera di imprese transnazionali, governi stranieri e fondi di investimento che sta danneggiando l’economia contadina soprattutto nel Sud del mondo ed in Europa.