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F1 Legend : Williams FW14 e FW14B

Da Tony77g @antoniogranato

Cristian ButtazzoniF1Sport.it

23 aprile 2015 – Gran ritorno di F1Legend dedicata a una capostipite, una monoposto unica che ha segnato la fine di un’epoca e l’inizio di un’altra. Descrivere la Williams FW14 è parlare di una vera e propria opera d’arte, una di quelle monoposto che all’apparenza sembrano non dire nulla, ma che in realtà sono state rivoluzionarie. Una monoposto perfetta, creata e pensata per battere un pilota perfetto, che rispondeva al nome di Ayrton Senna. La creatura con cui Frank Williams darà l’assalto al Mondiale del 1991 è il frutto delle menti più eccelse che si siano viste passare nella storia della Formula 1, da Patrick Head a Bernard Dudot, da Adrian Newey a Jean-Jacques His passando al nuovo collaudatore Damon Hill e, soprattutto, per Nigel Mansell. Un cocktail micidiale per tutti, visto che la nuova unione tra Williams e Renault darà vita al connubio più glorioso e vincente della storia della Formula 1.

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La FW14 è talmente perfetta da essere il frutto di un errore… e di un bluff ed entrambi hanno un nome: Jean Alesi e Nigel Mansell. Partiamo dall’errore e da Alesi: il francese, dopo la straordinaria stagione del 1990 con la Tyrrell, trova un accordo con la Williams per il 1991, ma lo straccia per andare alla Ferrari. Risultato: la scuderia di Maranello, felice per il nuovo arrivo, dovrà privarsi di un esemplare della 640 e dei disegni nei quali sarà spiegato il cambio al volante del mago Barnard. Niente di più facile per gli uomini di Head che prenderlo, copiarlo e adattarlo, migliorandolo. Il bluff, invece, è quello di Nigel Mansell, che sembrava volesse sparire dopo l’amara parentesi in Ferrari si inventa il ritiro fantasma, tant’è che nel giorno in cui la FW14 esce allo scoperto, eccolo infilarsi tuta e casco e lanciarsi nel primo test di questa monoposto rivoluzionaria, convinto proprio da Newey.

Una vettura perfetta, che sposa alla perfezione ricerca aerodinamica, prestazioni motoristiche ed elettronica d’avanguardia. Newey parte dal suo progetto estremo della Leyton House e lo trasforma in un capolavoro, caratterizzato da linee all’apparenza semplici ma maledettamente efficaci, grazie anche all’aiuto di Patrick Head e degli uomini della Renault, che gli mettono a disposizione un propulsore più compatto e potente. Ma la vera novità è proprio il cambio al volante, che consentirà a Mansell e Patrese di guadagnare diversi millesimi di secondo sugli avversari, che si trasformano in decimi in prova e in secondi in gara. Un cambio che nel 1992 verrà addirittura migliorato e che prenderà i grandi rivali della McLaren in contropiede, tant’è che il loro cambio al volante avrà non pochi problemi, mentre la Williams sarà già lontana, molto lontana.

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Anche se questa monoposto segnerà l’inizio di un’era tutta votata all’elettronica e, grazie all’introduzione delle sospensioni attive, del controllo di trazione e dell’ABS (solo per alcune gare), anche l’aerodinamica sarà particolarmente curata e nella versione B del 1992, questa monoposto diventa imbattibile. Sarà l’unica in grado di confrontarsi ad armi pari con la super McLaren di Senna e dalla metà del 1991 attira la curiosità anche degli scettici, di quelli cioè che su quel progetto non avrebbero scommesso una sterlina, mentre la McLaren con il nuovo super-V12 della Honda sembrava in grado di fare un solo boccone di tutti gli avversari. Ma non avevano fatto i conti con questo nuovo missile progettato da Newey. E infatti la seconda parte della stagione sarà tutta colorata di blu e giallo, con il baffo più veloce d’Inghilterra affiancato dal fido Patrese che vincono 7 gare su 9. Una sfida entusiasmante che taglia fuori tutti gli altri avversari, a iniziare dalla Ferrari, in crisi nera dopo aver tentato di agguantare il titolo l’anno prima. Purtroppo per Nigel sarà un errore dei meccanici all’Estoril e il ritiro a Suzuka, mentre stava inseguendo il rivale Senna, a tagliarlo fuori dalla corsa al titolo, ma ormai il terreno era segnato e la stagione 1992 si preannuncia come una sinfonia solitaria delle due Williams, che nelle prime 5 gare mettono a segno 4 doppiette e un’altra vittoria del’inglese. Un trionfo annunciato che fa esplodere di gioia i sudditi di Sua Maestà per questo nuovo binomio tutto “british” e lo portano verso il trionfo di Silverstone, dove Mansell e Patrese non potevano concludere in altro modo se non con una doppietta. Il titolo arriva con 6 gare d’anticipo con Patrese, fedele scudiero, che si assicura il secondo posto in classifica e Mansell gli regala la vittoria a Suzuka, lasciandolo passare al 36. giro, replicando quello che Senna fece l’anno prima con Berger. I numeri sono impressionanti: 10 vittorie, 15 pole position, 11 giri più veloci  e 163 punti sono solo alcune delle cifre che rendono l’idea della grandezza di questa monoposto, talmente perfetta perchè capace di essere molto versatile e in grado di vincere su qualsiasi tipo di pista e perchè ha aperto una nuova era di questo sport.

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