Che cosa penserebbe, Fabrizio De Andrè, se si trovasse a leggere l’orrendo editoriale con cui Alfonso Signorini, per provare a vendere qualche copia in più di un cofanetto con i video della carriera di Faber, elogia la poesia del cantautore e lo presenta come suo modello culturale?
Ora.. se esiste un aldilà, non ci sono dubbi che De Andrè sta tra le anime nobili, e in quel girone (sia esso dell’inferno o del paradiso, poco cambia) di sicuro non viene distribuito “Sorrisi e Canzoni TV”, quindi il sistema nervoso dello spirito del poeta non corre grossi rischi. Ma il mio fegato di essere umano ancora più o meno vivente invece è in totale balia di ciò che gli passa sotto gli occhi, e la bile mi schizza fuori dagli occhi se penso che un personaggio orrido e ultrasquallido come Signorini possa provare a darsi un tono accostandosi in un qualunque modo a De Andrè.
Uno che dispensa pillole di rincoglionimento globale annusando una rosa mentre sta seduto sulla poltrona del Grande Fratello, uno che trasuda checchaggine da ogni poro ma che ha appena dichiarato di avere avuto un periodo di accesa passione erotica con Valeria Marini, uno che spalma creme idratanti sulla sua faccetta lucida e merda su chi non è amato dal regime del Caimano, uno così non ha proprio nulla a che spartire con Fabrizio De Andrè, e io non posso accettare che uomini di bassissima levatura possano usare la grandezza altrui come fosse cerone, così, solo per farsi belli, e tentare di alzare un po’ il livello.
Scrive Signorini, con la sua impassibile faccia da culo (faccia da culo proprio in tutti i sensi, tra l’altro): «E così l’altra sera mi sono domandato: di che cosa canterebbe oggi De André? Riuscirebbe a trasformare in poesia il rude cinismo e le ambizioni senza limiti delle «Bocca di Rosa» di questi anni, di chi pretende di diventare famoso senza avere talento? Ho pensato che il povero Fabrizio non ha fatto in tempo a vedere la sua Bocca di Rosa, che «metteva l’amore sopra ogni cosa», trasformata in sguaiata regina delle movide sfrenate, in primadonna dell’ignoranza, della volgarità e della presunzione».
Ma, per quanto l’Alfonsina possa fare confusione, sono spiacente: Faber non è una marca di make-up, non è matita che puoi metterti sugli occhi a farli sembrare più intensi e più profondi, né fondo tinta con cui ti dai una faccia nuova dopo aver costruito in tivù l’apologia di Ruby conforme agli ordini perché il grande capo non ti cospargesse la carriera di cenere.
Anche perché quello che Signorini dimentica è che le puttane di De Andrè, a differenza di quelle dell’Olgettina, qualcosa da raccontare lo avevano davvero.
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