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Ho sempre amato una scrittura brillante, non banale. E spero, nei miei momenti migliori, di essere riuscita a scrivere dialoghi davvero buoni (anche se, guardando alcune serie TV come Sherlock e Game of Thrones nei dialoghi dei Lannister, penso che i miei dialoghi siano più adatti a un prodotto audiovisivo che a un fumetto o a un racconto in prosa). Ma non sono mai andata oltre.
Certo, avevo il mio blog del Mignolo col Prof. Lì le cose buffe da raccontare non mi mancavano, e cercavo sempre di vedere in chiave divertente anche gli avvenimenti apparentemente neutri.
Ora non mi va più di scriverci per tutta una serie di motivi (riassumibili in "mi sono stufata"), ma per un certo numero di anni ho scritto tutti i giorni e ho un certo numero di lettori che tutt'oggi mi riconoscono come il Prof del Mignolocolprof, ovvero quella matta (sposata con un matto) che tutti i giorni raccontava qualcosa di buffo in non più di 10 righe.
Anche mio marito si divertiva a leggere quello che scrivevo di noi. Invece, mi è sempre sembrato che leggesse Viola o le altre mie cose più per dovere "coniugale" che non per genuino divertimento.
Un anno e mezzo fa, per la prima volta, ho pensato una storia divertente. Anzi, diamo i giusti meriti: io avevo pensato a una serie di gialli un po' ironici e leggeri, con una protagonista incongrua stile Camilla Baudino ma ancora più assurda.
L'intervento di una mia amica, disegnatrice e amante di narrativa fantasy, ha dato al progetto una svolta imprevista e un'impronta decisamente divertente, senza neanche un po' di zavorra.
In un primo tempo, avevo pensato di sviluppare questa nuova storia come un fumetto seriale. Ma, come dicevo nel post precedente, fare un fumetto implica dipendenza da editore e disegnatore. E significa che, se prima non "vendi" il tuo prodotto, non lo vedrai mai finito.
Circa un anno fa, ho deciso che la mia nuova storia sarebbe stata scritta in prosa. Circa un anno fa, sono stata messa al tappeto dalla bravura di Jonathan Stroud nel delineare il personaggio di Bartimeus. Sono cose che ti segnano, nel senso che ti danno tantissimo materiale da elaborare. Ed io per 6 mesi ho elaborato: a parte la scimmia delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, in cui comunque ci sono dialoghi fulminanti, ho letto Neil Gaiman, Elizabeth Peters, Terry Pratchett, letteratura Young Adult.
Ho provato a scrivere una storia completamente diversa e molto drammatica. Ho raccolto un po' di documentazione per la moglie del boia. Insomma, mi sono comportata come un animale che sta per andare in letargo: ho accumulato, accumulato.
E poi, un bel giorno di dicembre, ho cominciato a scrivere. Non con la facilità di tanti anni fa, in cui scrivevo mille incipit che finivano lì. All'inizio con fatica, come una che riprende a parlare dopo un lungo silenzio.
E poi sempre più facilmente, al punto che riuscivo a scrivere in ogni luogo e in ogni momento, come se fosse una dettatura.
Come spesso mi succede ultimamente, Levanto è stata il luogo in cui la mia scrittura è fiorita: scrivevo sulla spiaggia, sulle panchine, al parchetto, in casa. Con una semplice penna a sfera e su un semplice quadernone a spirale. E la sera leggevo a Luca quello che avevo scritto durante il giorno, facendolo ridere e rendendolo davvero partecipe della mia storia.
Lo slancio di Levanto è durato anche per diverse settimane dopo il ritorno. Poi, in un punto quasi finale, mi sono un po' arenata. Ho dovuto quasi ammazzarmi in un incidente stradale per avere un periodo di riposo e noia (la prima settimana non potevo leggere né scrivere né guardare uno schermo, a causa del collarino), da cui è scaturito lo slancio per finire ciò che avevo cominciato a dicembre.
Ho trasferito su computer la prima stesura e l'ho mandata alle persone di cui mi fido di più. Il primo feedback, pochi giorni dopo, è stato "More Sholeh Zard, please!".
Sì, perché la prima storia divertente che ho creato si chiama Sholeh Zard, come un dolce persiano. Di cosa parla? Adesso non ho più tempo di raccontarvelo, sarà per la prossima volta.
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