Su questo sito ho scritto diversi articoli che guardano a Internet da un punto di vista psicologico. In particolare, ho cercato di riflettere sul modo in cui i social network, Facebook in primis, si inseriscono nella vita quotidiana. A volte la loro presenza nelle nostre giornate è così massiccia da far pensare che stare da soli ci faccia paura e che Facebook & Co siano un buon modo per evitare di stare da soli con noi stessi. Ma Facebook può aiutarci a non sentirsi soli?
Facebook davvero aiuta a non sentirsi soli?
Sono diversi gli studi che hanno evidenziato come uno dei bisogni che spiegano la passione di così tante persone per Facebook sia appunto quello di stare in contatto con gli altri. Una ricerca di qualche mese fa – e i cui risultati mi hanno lasciato sbalordita – riguarda appunto il sentirsi soli e l’uso di Facebook. Non è certo la prima ricerca sul tema ma quella condotta da Deters e Mehl si segnala per una discreta qualità metodologica. In sintesi, i risultati sono questi:
- i partecipanti che aggiornavano il loro status più spesso del solito si sentivano meno soli rispetto agli altri partecipanti che aggiornavano il loro status secondo le loro abitudini;
- i partecipanti che aggiornavano il loro status più spesso del solito si sentivano più in connessione con i loro amici e questo a prescindere dal fatto che gli amici rispondessero agli aggiornamenti con commenti o Mi piace.
A differenza di quanto accade nella vita reale, in cui l’amicizia si caratterizza, tra l’altro, per interazione e reciprocità, online la comunicazione era di per se stessa sufficiente a fare stare meglio. La ricerca non chiarisce i motivi di questo fenomeno e su questo serviranno ulteriori approfondimenti.
Per approfondire
Deters, F. G., & Mehl, M. R. (2012). Does posting Facebook status updates increase or decrease loneliness? An online social networking experiment. Social Psychological and Personality Science, December 20, online first.
Photo credit: Christina Spicuzza
Rosalia Giammetta, psicologa e psicoterapeuta, è responsabile dell’area prevenzione dei comportamenti a rischio in adolescenza per l’associazione PreSaM onlus. Nell’ambito dell’educazione alla salute e della peer education, ha condotto numerose attività di formazione e ha pubblicato il volume L’adolescenza come risorsa. Per saperne di più, visita la sua pagina personale e leggi gli altri articoli.
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