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Facebook + Bing, con l’accordo tra i due colossi anche la ricerca diventa “sociale”

Da Kobayashi @K0bayashi

Cosa accadrebbe se un motore di ricerca potesse contare sulle informazioni tratte dalla rete sociale di un utente per stabilire le priorità e i risultati da mostrare? Devono essersi chiesti qualcosa del genere Facebook e Bing prima di stipulare l’accordo che porterà il prodotto di Microsoft nell’alveo della tecnologia Instant Personalization, che Facebook usa per “agganciare” ciascuna persona al suo network di amicizie e poter così sfruttare le preferenze di quest’ultimo per orientare sempre meglio l’utente nel percorso di navigazione sugli spazi web dei siti partner.

Quali informazioni usa Instant Personalization, presente finora su Rotten TomatoesDocs.comPandoraYelpScribd? “Solo le informazioni pubbliche”, assicura Facebook, che includono nome, cognome, immagine del profilo, sesso, reti di appartenenza, lista degli amici e tutte le altre informazioni che ciascun utente decide di condividere con tutti gli altri, ovvero quelle che sono visibili dai propri amici sul sito del social network a seconda delle impostazioni personali sulla privacy.

Il connubio tra i due colossi della rete, sebbene attivo al momento solo per gli utenti americani, una volta esteso a tutti consentirà di effettuare una ricerca tramite Bing o all’interno dello stesso Facebook in modo da avere i risultati ordinati in base alle preferenze dei propri amici, che così indirizzeranno con le loro scelte la scala di priorità secondo la quale saranno ordinati i risultati della ricerca (che comprenderanno anche il numero di like dei propri contatti).

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Immettendo nel campo di ricerca un nome di persona, invece, si otterrà in risposta alla query una serie di informazioni pubbliche pescate dal profilo Facebook dell’interessato: il nome e il luogo di residenza, gli amici in comune e la foto associata all’account. Direttamente da Bing, inoltre, sarà possibile far partire un messaggio privato o una richiesta di amicizia verso la persona così individuata.

Dopo le proteste degli utenti degli ultimi mesi, infine, qualcosa si muove anche sul fronte della privacy: Facebook sembra essere diventata più attenta alle sue mosse in materia di dati personali, avendo forse compreso di giocare la partita della fiducia su un terreno assai instabile. Anche per questo motivo, allora, è dato pieno controllo all’utente circa le informazioni che vengono messe a disposizione dei siti partner tramite le impostazioni sulla privacy. In alternativa, inoltre, si può addirittura disattivare del tutto la personalizzazione istantanea.

Cosa ci guadagna Facebook?
La possibilità di “imporre” da pioniere un nuovo approccio nella navigazione web, rivoluzionando il concetto di ricerca su misura con l’introduzione dell’elemento social, che finora era apparso solo di sfuggita nei risultati di una (o una serie di) keyword. Con la ricerca sociale Facebook darebbe all’utente il vantaggio di “portarsi dietro” in diversi luoghi del web – è probabile infatti un continuo allargamento del numero dei siti partner - il proprio gruppo di amicizie virtuali, con lo scopo di offrire una lista di risultati davvero personalizzati in cambio di una sempre maggiore egemonia del proprio prodotto su tutti gli altri strumenti sociali della rete.

Cosa ci guadagna Bing?
La possibilità di riaprire la partita nel settore dei motori di ricerca. Se la novità prendesse piede a livello planetario, a meno di contromosse eccezionali di Google che per il momento non sono all’orizzonte, Bing si troverebbe davanti la grande opportunità di accaparrarsi notevoli fette di traffico – con conseguenti benefici pubblicitari – semplicemente sfruttando l’enorme potenziale del social network di Mark Zuckerberg (oltre 500 milioni di utenti registrati, miliardi di ricerche effettuate ogni giorno) nel tentativo di spostare l’ago della bilancia nella guerra con la casa di Mountain View, che per ora lo vede soccombere a debita distanza dal rivale.

Che cosa ci guadagna l’utente?
Spesso ci si scorda che al centro della contesa c’è sempre lui, l’utente finale: che da solo può anche essere considerato solo un insignificante numero tra tanti, ma che con le sue scelte individuali e i suoi click influenza di fatto l’andamento del business di Internet. Se è indubbio il vantaggio di poter disporre in ogni momento delle preferenze dei propri amici per avere un punto di riferimento minimamente umano e non puramente digitale, infatti, è anche vero che questa innovativa concezione del risultato di ricerca potrà generare anche una nuova consapevolezza sulla composizione della propria rete sociale.

Sarà importante riuscire a capire se e quanto si potrà agire sui parametri del gruppo di amici che Facebook prende come base per l’elaborazione dei risultati (tutto l’insieme di contatti del profilo o solo una parte di essi, ad esempio una lista specifica). Se questi ultimi non saranno di gradimento dell’utente, infatti, le possibili strade sono sostanzialmente due: la disattivazione della funzione di Instant Personalization, traducibile quindi in una bocciatura dell’opzione stessa, o la revisione della propria rete sociale. E’ facile indovinare quale delle due opzioni è più comoda, veloce e indolore.


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