Ci sono quelli che si lamentano del loro capo su Facebook. Ci sono quelli spiritosi che pensano di essere ilari e giocosi costituendo, sempre su Facebook, un bel gruppo con il nome dell’azienda per cui lavorano accomunato a Sing Sing o a un altro “divertente luogo di reclusione” dove si è notoriamente sottoposti ai lavori forzati. Ci sono quelli a casa in malattia, che pensano bene di spendere tutta la giornata davanti al pc a messaggiare sui social network, ma anche quelli più disinvolti che lo fanno durante l’orario lavorativo. Poi ci sono quelli che fanno esternazioni razziste o proclamano, sempre attraverso i social network, le loro idee politiche estreme e le loro simpatie per partiti od organizzazioni sociali al di fuori dell’arco costituzionale. Nell’era di Facebook e dei social network diritti e doveri sanciti dallo statuto dei lavoratori sono ogni giorno di più contaminati dalla comunicazione digitale che cambia quotidianamente, ma inesorabilmente la nostra vita, le nostre abitudini e i nostri rapporti sociali, soprattutto quelli lavorativi. Operatori del diritto e direttori del personale delle aziende stanno presidiando e monitorando ogni giorno questi cambiamenti, affrontandoli in una modalità, che per ora possiamo considerare sperimentale e in working progress, salvo alcuni punti fermi che sono stati individuati dagli operatori del diritto. Molto interessante in questo senso il dossier che Panorma Economy del 27 aprile in edicola questa settimana, dedica a questi argomenti con un’ articolata ed esauriente intervista all’Avvocato Francesco Rotondi, socio fondatore di Lablaw studio legale con sede in Milano e Roma specializzato in diritto del lavoro. Francesco Rotondi in questa intervista risponde a quesiti attuali e interessanti sciogliendo i nodi più spinosi del diritto del lavoro e delle nuove abitudini dei lavoratori dipendenti contaminate da internet e dalla nostra seconda vita virtuale sul web.
Barbara Barbieri, 21 aprile 2011
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