Ogni tanto penso che Facebook sia una delle più gigantesche idiozie mai inventate dall’uomo. Il luogo del supremo cazzeggio. Poi, ogni tanto, capita qualcosa che mi fa cambiare idea. E allora mi dico viva Facebook e tutto il resto. Per esempio, da qualche giorno, su EffeBi, due signori si stanno scambiando pubblicamente opinioni intelligenti e pareri, altrettanto intelligenti, attorno alle criticità del vino trentino. Sono un noto produttore Veneto-Trentino e un wine lover, che dallo scorso mercoledì tengono in piedi un thread che vi consiglio di sfogliare. Tutto cominciò da una foto di vendemmia estrema agita sulle pendici, che affondano nel lago di Santa Giustina, della Valle di Non. Una vendemmia “eroica”, per i tempi di oggi, di uve Groppello, che uno sparuto gruppo di viticoltori, verrebbe da dire contro ogni buon senso industrial-commerciale, si ostina ancora a coltivare e a vinificare.
Questa mattina, fra l’altro, a sostegno delle sue argomentazioni il noto produttore ha citato Trentino Wine Blog. Ma soprattutto ha toccato un tema che mi è particolarmente caro, quello del silenzio. L’assordante silenzio che circonda il vino e le politiche del vino di casa – cosa nostra. Già, il silenzio. Il silenzio dei cooperatori, il silenzio del management cooperativo, il silenzio dei produttori indipendenti. La voce muta di Consorzio Vini. E quella altrettanto afona della politica. E poi ancora il silenzio, a parte le marchette accondiscendenti si intende, degli opinionisti nostrani.
E’ il silenzio che denunciai a suo tempo, quando per un intero mese, a giugno di quest’anno, dichiarai il black-out di Trentino Wine Blog. E’ il silenzio violento che ha messo una pietra tombale sull’unico blog enoico del Trentino (Osservatorio del Vino) che potesse vantare una qualche autorevolezza: l’amico Primo Oratore chiuse baracca e burattini e buttò via le chiavi del suo piccolo e insostituibile gioiellino e nessuno proferì parola, nemmeno per dirgli “hai fatto bene, il tuo blog non è mai servito a nulla“. E’ il silenzio soffocante, che ogni tanto mi scoraggia e mi fa pensare che sia tutto tempo perduto e che la battaglia sia una battaglia altrettanto perduta in partenza.
Se è vero che questo blog ha pubblicato più di 1000 post in due anni, che ha raccolto più di dieci mila commenti dei lettori, per lo più non trentini, e che ha totalizzato poco più di due milioni di visite, è altrettanto vero che non è mai riuscito a squarciare il muro di gomma del silenzio: neppure quando ha ripetutamente provocato ReSole, neppure quando si è rivolto apertamente all’ex governatore Dellai, neppure quando ha rivolto due domandine facili facili all’ex direttore – consulente dell’Istituto TRENTO, neppure quando, più recentemente, si è rivolto al governatore Rossi e all’assessore Dallapiccola. Silenzio. Sempre silenzio. Un silenzio di complicità? Un silenzio di contiguità? O un silenzio operoso, come è nello stile delle genti alpine. Non lo so. So che è silenzio. E che il silenzio non aiuta il confronto. Soprattutto quando di confronto c’è bisogno. O forse non ce ne è bisogno? E allora si spiegherebbe tutto.