La Dura Verità, un programma televisivo su cosa vorrebbero realmente i maschietti, che dimostrano così di essere ben presenti nella realtà ma di non volersi piegare (per lo meno a parole) alle mille peculiarità delle donne. Trasmissione che si fregia di essere quasi “educativa” dato che “dice le cose come stanno” così che il gentil sesso sappia quali siano i proprio lati da smussare e/o cancellare. Tutto parrebbe corrispondere al vero, anche il più piccante dei desideri, dato che è la più scettica delle spettatrici (la produttrice stessa del programma) a farne esperienza diretta. Ma alla fine tutto crolla e dimostra come l’essere sé stessi sia l’unico comportamento che paghi sempre.
Campione di incassi un po’ ovunque, primatista di programmazione in televisione, fonte inesauribile di risate che non vuole mollare. Film criticato come ennesima commedia romantica, costato 40 che ha riportato a casa inizialmente “solo” 200, bypassato da tutti gli altri film in cartellone, ben posizionato nella metà medio altra della classifica dei dieci peggiori film del 2009 (fonte qui), sta di fatto che moltissimi l’hanno visto, molti lo rivedono, potrei scommettere che in parecchi lo posseggano e di sicuro tutti perseverano a soffermarcisi ad ogni passaggio televisivo (e vi garantisco che è quasi giornaliero). Ma perché??? Semplice, fa dannatamente ridere e vi permette di rispondere al telefono, farvi una doccia e caricare una lavatrice senza mai perdere il filo, non perché non accada nulla, bensì poiché ogni passaggio è esattamente come e dove ci immaginiamo che sia. Così, nonostante sia zeppo di stereotipi, alcuni dei quali non del tutto confutabili, cattura la nostra attenzione ancora, ancora ed ancora e tra un po’ dovremo annoverarlo tra i “grandi classici della commedia romantica”.
Pellicola con tutti i crismi quanto ad argomento, plot, regia, cast e pure sceneggiatura. Proprio quest’ultima riunisce Robert Luketic con tre autrici di altra sua precedente commedia (“La rivincita delle Bionde”), per parlare dell’annoso scontro tra i sessi. Lo fanno scegliendo un sentiero confortevole per noi e per loro: i due co-protagonisti, belli ma con l’aria di poter essere quelli della porta accanto, saranno inizialmente obbligati a condividere gli spazi, poi diverranno complici un po’ per comodità e un po’ per simpatia, sino al momento in cui scatterà (l’ovvia) scintilla, ma a quel punto si romperà qualcosa e… via di corsa verso un dolcissimo finale.
Cast di sicuro interesse – per la gioia di lui c’è la bionda stella di “Grey’s Anatomy” Katherine Heigl e per il sorriso di lei niente meno del protagonista di “300” Gerard Butler – che riesce a duettare sobriamente e con costante equilibrio per tutta la durata della pellicola. Siamo così arrivati al punto che secondo me è vincente, la lunghezza: soli 88 minuti! Ecco perché tutto scorre fluidamente, con ritmo senza cadute vertiginose e riesce a renderci piacevole l’ennesima riproposizione di tutte le grandi e piccole differenze che esistono tra maschi e femmine. La verità spesso non è piacevole, quindi perché non andare diritti al punto?