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Fair Tales al Nuovofilmstudio di Savona

Da Marcofre

Ieri sera l’ultima proiezione al Nuovofilmstudio di piazza Diaz, qui a Savona. Meno pubblico delle altre volte. Savona non è la città del chinotto, ma del divano; o del chissenefrega.

Due i film: 4 cartoni animati di 2 minuti ciascuno su “Come distruggere il mondo”. Gustosi, amari, prodotti da Discovery Channel.
L’altro è una pellicola di due italiani, prodotta da Altromercato, e che si intitola “Fair Tales“.
Il viaggio di una cantante spagnola di origine marocchina tra Marocco, Egitto, Palestina e Israele; o quasi. Le due ultime tappe non ci saranno perché il visto da parte dello stato israeliano non arriverà in tempo.

Stavolta sotto i riflettori ci sono le cooperative (soprattutto di donne), con cui lavora Altromercato. Gente che si inventa un lavoro (tessitura, la produzione di olio di argan, la raccolta differenziata della spazzatura), per spedire i figli a scuola. Di come questo commercio alternativo (o meglio, di come il commercio dovrebbe essere), possa cambiare la vita degli individui.

Quando leggete o sentite: le imprese italiane in Tunisia, in Algeria, in Egitto creano benessere e sviluppo. Non credete a una sola parola. O se proprio non potete farne a meno, andate in una bottega del commercio equo e solidale. Chiedete, osservate, fatevi un’idea; capirete che NON è affatto così.

I ricarichi applicati ai prezzi di vendita sono irrisori, proprio per offrire ai produttori locali un margine di guadagno che altrimenti potrebbero solo sognare. Lo sviluppo è questo: fai lavorare la gente del posto con i loro prodotti. Le loro competenze. Li aiuti a trovare uno sbocco sul mercato internazionale (Italia, Francia), e paghi in contanti, subito, spesso prima ancora che il prodotto appaia. Niente Borse, speculatori, sciacalli che guidano le fluttuazioni del mercato o spostano capitali colossali nel giro di pochi minuti.

I soldi non vanno ai Governi (spesso corrotti), ma nelle mani della gente. E sanno cosa farne: libri. Vestiti. Acqua potabile. Dignità.


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