di LUCIA PALMERINI
Secondo la Cgia di Mestre nel 2011 sono fallite 11660 aziende, il che vuol dire che ogni giorno32 chiudevano i battenti. Un dato drammatico e reso ancor più preoccupante dai suicidi avvenuti e tentati da parte di imprenditori in crisi, lavoratori che hanno perso il lavoro e persone in cerca di occupazione. Si stima che inseguito alla chiusura delle aziende abbiano perso il lavoro circa 50mila persone, con la Lombardia a capo della triste classifica di fallimenti seguita da Lazio, Veneto e Campania. In media sono fallite 22 imprese ogni 100 attive.
Giuseppe Bortolussi, segretario dell’associazione artigiana, individua nella stretta creditizia, nei ritardi nei pagamenti e nel forte calo della domanda interna i tre principali colpevoli; infatti, sempre secondo le stime della Cgia di Mestre quasi un terzo dei fallimenti è stato causato proprio dai ritardi nei pagamenti.
Ma a fare paura sono anche gli scarsi aiuti ed incentivi all’avvio di un’attività che vede i giovani impossibilitati ad intraprendere il loro cammino ed abbandonati nello start-up, a tal punto che quasi il 70 per cento dei giovani imprenditori lamenta l’assenza di politiche a favore della nascita di nuove imprese.