La crisi della comunicazione è davanti agli occhi di tutti. In questo clima di sfiducia, i paradigmi del marketing tradizionale, sono messi in discussione continuamente da nuovi strumenti che hanno nel consumatore il vero “chief opinion leader”, in grado di raccontare la storia dell’azienda in modo rassicurante ed affidabile. La conseguenza è un proliferare di vecchie e nuove agenzie che propongono ai clienti di implementare strategie di marketing virale ai loro brand. Ma ecco alcuni falsi miti che un cliente dovrebbe sapere prima di affidarsi a questo tipo di strategia:- non è necessariamente un operazione “low budget” in quanto necessita spesso di investimenti adeguati e, non sempre ben definibili. Parlare oggi di marketing virale significa lavorare su una infinita serie di strumenti in continua evoluzione, in un contesto affollato e viziato da goffi tentativi di riproporre a costi bassissimi, contenuti tradizionali con nuovi media!- Non è di facile implementazione e di veloce realizzazione. Il VM non è solo uno strumento ma richiede un mix di di attività che potrebbe comportare tempi di implementazione e di realizzazione non così rapidi e facilmente preventivabili - La sua capacità di generare il passaparola non è implicita allo strumento. L’agenzia deve essere molto attenta nel trovare i soggetti e-fluential per propagare il buzz. Non sempre questo si realizza. Per citare un’azione di viral marketing fallita, ricordo il caso Boston (2007) che prevedeva il collocamento di pacchi “equivoci” nella stazione della metropolitana che richiamavano attraverso luci intermittenti i personaggi di un cartoon in fase di lancio sul network Tbs. La security, non in core con il target della iniziativa, ha fatto scattare l’allarme terroristico. Il risultato? Il Ceo della Tbs si è dimesso e la società che ideato l’iniziativa Interferene Inc ha assunto una importante agenzia di Pr per tenere sotto controllo la situazione. A buon intenditor…Magazine Media e Comunicazione
La crisi della comunicazione è davanti agli occhi di tutti. In questo clima di sfiducia, i paradigmi del marketing tradizionale, sono messi in discussione continuamente da nuovi strumenti che hanno nel consumatore il vero “chief opinion leader”, in grado di raccontare la storia dell’azienda in modo rassicurante ed affidabile. La conseguenza è un proliferare di vecchie e nuove agenzie che propongono ai clienti di implementare strategie di marketing virale ai loro brand. Ma ecco alcuni falsi miti che un cliente dovrebbe sapere prima di affidarsi a questo tipo di strategia:- non è necessariamente un operazione “low budget” in quanto necessita spesso di investimenti adeguati e, non sempre ben definibili. Parlare oggi di marketing virale significa lavorare su una infinita serie di strumenti in continua evoluzione, in un contesto affollato e viziato da goffi tentativi di riproporre a costi bassissimi, contenuti tradizionali con nuovi media!- Non è di facile implementazione e di veloce realizzazione. Il VM non è solo uno strumento ma richiede un mix di di attività che potrebbe comportare tempi di implementazione e di realizzazione non così rapidi e facilmente preventivabili - La sua capacità di generare il passaparola non è implicita allo strumento. L’agenzia deve essere molto attenta nel trovare i soggetti e-fluential per propagare il buzz. Non sempre questo si realizza. Per citare un’azione di viral marketing fallita, ricordo il caso Boston (2007) che prevedeva il collocamento di pacchi “equivoci” nella stazione della metropolitana che richiamavano attraverso luci intermittenti i personaggi di un cartoon in fase di lancio sul network Tbs. La security, non in core con il target della iniziativa, ha fatto scattare l’allarme terroristico. Il risultato? Il Ceo della Tbs si è dimesso e la società che ideato l’iniziativa Interferene Inc ha assunto una importante agenzia di Pr per tenere sotto controllo la situazione. A buon intenditor…Possono interessarti anche questi articoli :
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