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“Fama” di Daniel Kehlmann (Feltrinelli)
Un attore, parlando del suo film diviso in episodi, diceva che il problema principale del suddividere una storia in tanti pezzi è che le persone si affezionino troppo all'uno o all'altro personaggio. Il rischio che si corre è che lo spettatore voglia sapere qualcosa in più rispetto a ciò che il regista ha deciso o studiato per quell'episodio.
In “FAMA” convivono nove racconti che si collegano tra loro con diversi stratagemmi a volte funzionali, a volte leggermente forzati. Il tutto però ottimale per rispondere a questa tentazione di conoscere particolari su alcuni personaggi o avvenimenti.L'ovvietà dell'argomento trattato dall'autore è spiazzante: varie sfumature della celebrità.
Una buona fetta del libro è dedicata alle nuove tecnologie come telefonini (sempre che il cellulare sia ancora considerato una New entry), ai blog e ai forum. Qui la celebrità arriva all'improvviso, arriva inaspettata, viene tolta con altrettanta velocità, viene confusa, non è sufficiente per ottenere uno strappo alla regola.
Molto curioso è il racconto intitolato “UNA VIA DI SCAMPO”: protagonista che si muove fra queste righe è Ralf Tanner, attore giunto ad un momento di riflessione della sua vita, scaturito da un errore della compagnia telefonica che a sua insaputa scambia il suo numero con la persona protagonista del primo racconto e dall'incontro con un suo sosia.
“Andava bene, ma niente di speciale. Tanner non parla così […] Gli somigli, ma non riesci ancora a mantenere la sua postura. Guardati meglio i suoi film! Torna la settimana prossima.”
Frase paradossale che viene pronunciata dal sosia all'attore in carne e ossa. Ma non così irreale come si può pensare, visto che la storia vuole che Charlie Chaplin arrivò terzo ad un concorso di sosia di Charlie Chaplin.In queste storie che fanno il giro del mondo, le più interessanti rimangono comunque le due intitolate “IN PERICOLO”.Storie metaletterarie, storie difficili da scrivere perché si rischia di cadere in stereotipi o in tautologie già sentite e già viste.
Il pretesto per “metaletterarizzare” è una coppia composta da uno scrittore (ovviamente) di nome Leo e una dottoressa di Medici senza Frontiere, Elisabeth.La donna è ossessionata dal fatto di non finire in una storia del compagno scrittore; una notorietà che non vuole essere manifestata in contrasto con uno scrittore che coglie ogni singolo attimo della sua vita per metterlo dentro ad un libro. Queste due storie sono le uniche scritte con l'intento principale di confondere tra ciò che è solo scritto da Leo e quello che veramente le due persone stanno vivendo. La sottile linea che divide questi due mondi viene spostata continuamente creando un amabile caos che porta ad un finale azzeccatissimo, a mio parere. Come finisce questa storia, ovviamente non posso anticiparvelo, tanto più che è anche la conclusione del libro stesso.
Nonostante non sia uno dei libri che metterei nella valigia per partire per un'isola sperduta, devo dire che non mi ha lasciato l'amaro in bocca. È il break ideale fra due bei libroni impegnati, quando magari avete appena finito di leggere un bel “Guerra e pace” di Lev Tolstoj e non avete voglia subito di cimentarvi ne “Il pendolo di Foucault” di Umberto Eco. Volete magari rilassare le vostre meningi con qualcosa di leggero ma che comunque non sia troppo superficiale.Nove modeste storie per farci sorridere, riflettere e perdere in questa matrioska di racconti costruita per guidarci in una realtà che poco dista dalla dimensione reale di ciò che ci circonda.
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