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Family-storming: io voto sì!

Da Jessi

L’ asilo. Non riesco a chiamarlo nido, forse perché mi fa un po’ effetto, o forse perché associo all’asilo tanti bei ricordi e mi piace pensare che anche per Bibì sarà così.

Non è stato facile per me prendere questa decisione… ho dovuto leggere, navigare, confrontarmi (nido si nido no?). Poi ho deciso di provare e di vedere se Bibì si sarebbe trovata bene (ho chiesto qualche consiglio sulle possibili reazioni e come interpretarle, c’è un mio commento qui).  Pochi giorni fa abbiamo quindi cominciato quest’avventura con un ritmo lento lento e sembra che tutto stia andando bene. Ho scelto la struttura consigliata e sperimentata da un’amica, ho visto che le insegnanti sono accoglienti con i bambini e comprensive con i genitori e che in generale di respira un’aria di allegria che ho ritenuto ingrediente decisivo rispetto ad altri asili che, al contrario, mi avevano dato un po’ di tristezza… nel mio bilancio su pregi e difetti, non c’era posto per la tristezza!

Family-storming: io voto sì!

Il rito dell'ingresso e dell'uscita

La mia principale difficoltà nel fare questa scelta era questa: io e il papà ci abbiamo pensato e abbiamo deciso… ma Bibì? A lei andrà bene? Per capirlo in questa occasione e in mille altre della giornata cerco di darle delle opzioni e anche, quando possibile, di assecondare le sue scelte. Ad esempio, entrando al nido, apsetto che sia lei ad indicare la strada e ad andare in braccio alla tata. All’uscita, ho visto che non sale volentieri in macchina, che ha bisogno di un momento di decompressione e di vicinanza. Le tate sono gentilissime: ci fanno stare nella sala dell’accoglienza e così lo spazio del nido diventa anche un po’ nostro. E poi, se c’è il sole, facciamo un giro a piedi: andiamo a vedere i treni o a giocare con le foglie. E, a quel punto, Bibì sale volentieri in macchina e spesso si addormenta (e restiamo ferme in macchina sotto casa per un bel po’ dato che abitiamo a poca distanza!)

Non so se faccio bene: un’amica oggi mi ha detto di stare attenta a non farmi prendere la mano e dare a lei ‘il comando’ della nave, mia sorella mi prende in giro dicendo che, continuando così, fra pochi anni noi sceglieremo se fare le vacanze e Bibì vorrà decidere dove andare.

Accetto questo rischio, e decido di sostenere il family-storming, motivandolo e sperando di ricevere i vostri commenti e pareri.

Non mi è capitato spesso di conoscere famiglie in cui si chiedesse il parere dei figli, specialmente se piccoli. E ancor meno famiglie sono, nella mia esperienza, quelle in cui poi si ascolta il parere dei figli. Però, nelle famiglie in cui succede, si respira un’aria diversa- secondo me. Per questo, penso sia giusto chiedere ai figli come la pensano, quali sono le loro idee e preferenze, che possono essere illuminanti: ad esempio, non si deve necessariamente scegliere tra lo shopping (per la mamma) e i giochi… si possono prendere le biciclette o il monopattino o decidere di fermarsi a mangiare la pizza al ritorno, oppure passare a prendere un amichetto…

E’ ovvio che, se ci si apre ad un dialogo, si deve essere disposti ad un compromesso. Se non ci sono margini per altre decisioni, è preferibile essere chiari fin dall’inizio: “Oggi dobbiamo andare a fare la spesa. Mi dispiace ma non possiamo rimandare.” Il dialogo non deve essere mai solo una posa e neppure un gesto di magnanimità. Perchè il messaggio che sta dietro quest’approccio arrivi, bisogna crederci- secondo me.

Di che messaggio si tratta? chiedendo ad un bambino le sue idee e preferenze, ascoltando le sue proposte e accettando -quando possibile- le sue opzioni, si manda al bambino un messaggio chiaro di rispetto, stima e apprezzamento.

Family-storming: io voto sì!

For fun!

Quando questi concetti li si esprimono a parole, secondo me, non sono altrettanto efficaci. Se dico ‘come sei brava!’ però poi non ti dò mai retta, alla fine quelle parole suonano vuote. Al contrario, un’amica leale che ci è vicina non ha bisogno di dirci niente perchè i suoi sentimenti sono evidenti dal suo comportamento.

Un altro vantaggio di questo tipo di comunicazione familiare è sul piano linguistico e comunicativo: i piccoli si abituano ad esprimere le proprie opinioni e a rispettare quelle degli altri, imparano un po’ di diplomazia e anche a farsi valere!

Se poi diventano così bravi da convincere i genitori a portarli in vacanza in campeggio libero con le Giovani Marmotte… ci attrezzeremo.

Se avete dei consigli o esperienze in proposito, raccontateceli!

Concludo questo post con una frase presa in prestito dal blog di Marica:

I bambini sono esseri umani ai quali si deve rispetto, superiori a noi a motivo della loro innocenza e delle maggiori possibilità del loro futuro.” Maria Montessori

Fonti per questo post:

Foto Abio


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