Memorie di un Giro d'Italia combattuto. Combattutissimo. Impressi nella memoria di questo sport rimarranno immagini splendide che consegnano quest'edizione nella top 3 delle più incerte e combattute degli ultimi 10-15 anni. Penso all'arrivo in mezzo al fango della tappa epica di Montalcino, alle cadute in terra olandese, alla gigantesca fuga bidone de L'Aquila che stava rischiando di mandare a disinibite signore le tattiche dei favoriti alla vittoria finale, agli screzi tra Righi ed Evans, alla vittoria del giovanissimo Belletti nella sua terra natìa e dell' idolo Pantani.Ma soprattutto grande merito a Ivan Basso. Che ha avuto i mezzi per andare più forte degli altri e l'abilità di risvegliare gli animi intorpiditi di alcuni tifosi troppo abituati a soffrire e mai a riscuotere emozioni da questo sport. Grande la sua impresa sullo Zoncolan. A me personalmente non è mai piaciuto, non mi ha mai trasmesso emozioni nemmeno quando sbaragliava gli avversari come al Giro di 4 anni fa dove irriverì Simoni. Ora che è tornato ad altissimi livelli è lecito aspettarsi da lui un grande Tour, anche se con i fratelli Schleck e con Contador sarà molto più dura. Ma nemmeno nel '98 con il piccoletto con le orecchie a sventola di Cesenatico nessuno riteneva fosse possibile l'accoppiata Giro-Tour nello stesso anno (sia chiaro che paragonare le emozioni che trasmetteva Basso a quelle trasmesse da Pantani è come mettere sullo stesso piano spinello e sigaretta: il primo dà emozioni e ti fa vivere come in un mondo parallelo, il secondo ti può aiutare a vivere meglio ma sempre in un piano terreno).Simoni invece appende la bici al chiodo. E' sempre stato un combattente, duro a mollare e spietato se in forma sulle salite più ostiche. Certo, non ha mai digerito i compagni di squadra che si ritagliavano un loro spazio alle sue spalle (vedi Cunego prima e Riccò poi). Non ha mai avuto grossi problemi di doping. O meglio, 2 volte positivo nello stesso anno alla cocaina, si giustificò nel primo caso dicendo che era colpa di una scellerata azione anestetizzante di un dentista e nel secondo caso con l'assunzione di una caramella importata dalla zia di ritorno da un viaggio in Colombia. Risultato: zero giorni di squalifica.Detto ciò il bilancio è sicuramente positivo e almeno oggi lasciateci dire che il Giro ha ridato lustro ad un movimento sportivo come quello italiano sempre più in crisi. In attesa di non essere smentiti da Lippi.Magazine Società
Memorie di un Giro d'Italia combattuto. Combattutissimo. Impressi nella memoria di questo sport rimarranno immagini splendide che consegnano quest'edizione nella top 3 delle più incerte e combattute degli ultimi 10-15 anni. Penso all'arrivo in mezzo al fango della tappa epica di Montalcino, alle cadute in terra olandese, alla gigantesca fuga bidone de L'Aquila che stava rischiando di mandare a disinibite signore le tattiche dei favoriti alla vittoria finale, agli screzi tra Righi ed Evans, alla vittoria del giovanissimo Belletti nella sua terra natìa e dell' idolo Pantani.Ma soprattutto grande merito a Ivan Basso. Che ha avuto i mezzi per andare più forte degli altri e l'abilità di risvegliare gli animi intorpiditi di alcuni tifosi troppo abituati a soffrire e mai a riscuotere emozioni da questo sport. Grande la sua impresa sullo Zoncolan. A me personalmente non è mai piaciuto, non mi ha mai trasmesso emozioni nemmeno quando sbaragliava gli avversari come al Giro di 4 anni fa dove irriverì Simoni. Ora che è tornato ad altissimi livelli è lecito aspettarsi da lui un grande Tour, anche se con i fratelli Schleck e con Contador sarà molto più dura. Ma nemmeno nel '98 con il piccoletto con le orecchie a sventola di Cesenatico nessuno riteneva fosse possibile l'accoppiata Giro-Tour nello stesso anno (sia chiaro che paragonare le emozioni che trasmetteva Basso a quelle trasmesse da Pantani è come mettere sullo stesso piano spinello e sigaretta: il primo dà emozioni e ti fa vivere come in un mondo parallelo, il secondo ti può aiutare a vivere meglio ma sempre in un piano terreno).Simoni invece appende la bici al chiodo. E' sempre stato un combattente, duro a mollare e spietato se in forma sulle salite più ostiche. Certo, non ha mai digerito i compagni di squadra che si ritagliavano un loro spazio alle sue spalle (vedi Cunego prima e Riccò poi). Non ha mai avuto grossi problemi di doping. O meglio, 2 volte positivo nello stesso anno alla cocaina, si giustificò nel primo caso dicendo che era colpa di una scellerata azione anestetizzante di un dentista e nel secondo caso con l'assunzione di una caramella importata dalla zia di ritorno da un viaggio in Colombia. Risultato: zero giorni di squalifica.Detto ciò il bilancio è sicuramente positivo e almeno oggi lasciateci dire che il Giro ha ridato lustro ad un movimento sportivo come quello italiano sempre più in crisi. In attesa di non essere smentiti da Lippi.Possono interessarti anche questi articoli :
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