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Fantalego e il suo viaggio

Da Fiaba


Mercoledì 02 Maggio 2012 11:50 Scritto da Alice Vallotto

fantalego-viaggio
C’era una volta un ingegnere che viveva in solitudine. Un giorno, per ravvivare le sue giornate, decise di costruire un burattino di lego. Non sapeva bene che forma dargli, ma nonostante ciò riuscì a creare un perfetto buralego. Pensò di chiamarlo Fantalego.   

Erano ormai le 11:00 di sera e l’ingegnere, ovvero Geprot, era molto stanco; così andò a letto. Durante la notte successe una cosa strabiliante: il piccolo Fantalego, grazie all’incantesimo del Divino Telma, prese vita. La mattina seguente Geprot corse a vedere il suo ‘’capolavoro’’ alla luce, ma esso non era più al suo posto. L’ingegnere si guardò attorno e ad un tratto sentì un rumore. Si voltò verso la porta e vide Fantalego che stava ritornando a casa in sella ad una fantastica Harley Davison. Non credeva ai suoi occhi e soprattutto non si capacitava del fatto che il suo burattino avesse preso vita. Da quel momento tutto cambiò. Geprot lo trattava come un figlio e come tutti i padri si preoccupava che non finisse nei guai.   

Un giorno, tuttavia, non vedendolo arrivare allo stesso orario, andò a cercarlo in giro per la città. Vide la sua moto, ma alla guida c’era un altro ragazzo; gli chiese subito che fine avesse fatto Fantalego. Lui gli spiegò che la moto l’aveva acquistata da un tipo che aveva bisogno di soldi per fare un viaggio. Geprot capì subito che la curiosità di conoscere il mondo si era impadronita di Fantalego. Pensò che il Divino Telma fosse l’unico che potesse aiutarlo. Infatti egli, dopo essersi consultato con i suoi collaboratori, scoprì che Fantalego si trovava a Miami: non più in sella ad una moto, ma ad una tavola da surf.

Geprot prese il primo volo per la California; giunto a destinazione, inforcò il primo quod a disposizione e girò per tutte le spiagge alla ricerca del “figlio” . Giunse la sera: di Fantalego nessuna traccia. Geprot, sfinito, si rifugiò in un motel. La mattina seguente trovò un messaggio sul suo iPhone, che diceva : “Geppi, ho fatto una stupidata...me ne sono andato senza avvisarti e mi rendo conto solo adesso di quanto ti voglio bene e di quanto possa averti ferito. Spero di trovare i soldi per tornare al più presto!” Il volto del povero ingegnere si rigò di lacrime. Pochi istanti dopo sentì dei singhiozzi, ma si rese conto che non provenivano dalla sua bocca. Restò in silenzio: il rumore arrivava dalla stanza accanto. Accostò l’orecchio alla parete e quel pianto gli sembrò familiare. Bussò alla porta della stanza vicina: che gioia quando vide il suo Fantalego davanti all’entrata!

Pieni di felicità i due si abbracciarono e, tra un sorriso e una sgridata, tornarono finalmente a casa.

Alice Vallotto  1° B



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