A quanto pare le suggestive atmosfere dei film italiani anni ’70 non hanno colpito soltanto Tarantino, ma anche i Baustelle che per la copertina del loro sesto album, uscito oggi, hanno fatto un omaggio a Nicoletta Elmi, attrice degli horror di Dario Argento. Si aggiungono poi richiami ai celebri spaghetti-western, a Ennio Morricone, ma non mancano riferimenti anche alla musica classica. “Fantasma”, concept album di 19 tracce di cui 6 solo strumentali. Insomma, quello che si prospetta da un primo assaggio è sicuramente il frutto di una ricca ricerca e il titolo lapidario “Fantasma” sembra aderire perfettamente allo sfondo stilistico scelto, eppure per i cupi Baustelle questo sesto album è ricco di luce.
Più che recensire l’album, da troppe poche ore nei negozi, vorrei focalizzare l’attenzione su quello che è il tema e il filo conduttore delle numerose tracce, il tempo. Pare che arrivi un momento in cui ciascun uomo si ferma e comincia a riflettere sul tempo e sul suo scorrere inesorabile, come una tappa obbligata. Passato, presente, futuro, uno scandire inevitabile e perpetuo : chi ne cerca una logica, chi rifiuta l’orologio da polso per non esserne schiavo, chi ha smania di dominarlo.
Poi c’è il fantasma, che, come lo stesso frontman Francesco Bianconi ha raccontato, rappresenta un’anomalia, come un’inceppatura al regolare tic-toc di tutti i giorni: il fantasma è una manifestazione presente ma di un corpo e di una vita che appartiene al passato. E condiziona il nostro futuro. Che si creda o meno ai fantasmi ciascuno di noi ne è in buona compagnia, anche i più pragmatici non possono negare di sentire nel fondo della notte le catene di qualche fantasma che assume le forme di persone non dimenticate, di angosce non esorcizzate, di problemi non risolti. Meno amichevoli di Casper ci accompagnano nella vita di tutti giorni, qualcuno decide di conviverci reggendo l’enorme fardello, qualcuno decide di sollevare invece il lenzuolo, permettendo così allo spettro di ritornare alla declinazione temporale che gli appartiene, il passato.C’è un fantasma però la cui presenza è davvero sinistra e spaventosa; è anch’ egli frutto di un’anomalia temporale, ma può appartenere al passato così come al futuro, ed è lo spettro della morte. La folle paura di morire, la paralisi di un evento che si spera il più lontano possibile, un fantasma prevaricatore figlio del futuro che irrompe nel nostro presente.
E qui che inizia a filtrare la luce dell’album, perché il singolo che lo ha anticipato un mese fa è “La morte (non esiste più)”, una canzone positiva, un rimedio che libera il nostro collo dalla stretta soffocante dello spettro della morte, la storia di un uomo che pur impotente davanti agli imprevedibili eventi del destino ritrova nell’amore il gusto e il piacere della vita stessa, apprezzata nel suo presente. “Credimi morire non è niente se l’angoscia se ne va” : se la paura di morire è bandita la morte stessa cessa di avere simulacri nel nostro presente e torna ad appartenere alla sua natura temporale, il futuro.Avevamo lasciato Bianconi in lacrime nel bagno di un bar a piangere “sul tempo che fugge e su ciò che rimane” (Le rane) e lo ritroviamo tre anni dopo a fronteggiare la morte, ad accettare il tempo e a vincere i suoi fantasmi. Dal breve ascolto dell’album mi sembra che voglia offrire un mezzo o un’arma per vincere le paure e attingere a piene mani alla bellezza della vita stessa. Che sia giunto il momento per noi di guardare in faccia i nostri fantasmi ?