“Un caffè. Americano. Col latte a parte. Freddo. Il latte non il caffè.”
Non risponde e si volta di spalle. Comincia ad armeggiare. Va bene, armeggiare va bene.
“Voi non avete i cornetti alla crema? Non lo avrei preso comunque. A Milano c’era un posto che teneva i migliori cornetti alla crema della città, e a me che la crema non piace non faceva né caldo né freddo. C’è stato un anno che andavamo sempre tutti lì, all’arco di porta Romana. C’era uno che di mestiere faceva il ghost writer. Era bravissimo, uno scrittore eccezionale. Avremmo voluto tutti scrivere come lui, e ci chiedevamo perché non cercasse di pubblicare col suo nome. Si dimenticherebbero di me, diceva.”
Zucchero, di canna. Lo preparo sempre prima.
“Poi, chissà perché, cambiò idea e pubblicò uno dei più bei libri che io abbia mai letto. Me ne ricordo alcuni brani a memoria, e di anni ne sono passati.”
Si volta col caffè. Americano. Latte freddo a parte.
“E come si chiamava?”
“Chi?”
“Il ghost.”
“Ah. Non me lo ricordo.”
Giulio –Cadillac– www.rivistacadillac.com [email protected]